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10 Dicembre 2024Storie di Stadio/ giugno 2001: Messina-Catania, derby infuocato. Muore Antonino Currò
Ventitré anni fa il dramma allo stadio “Celeste”, tifoso peloritano colpito da un grosso petardo.
Domenica 17 giugno 2001, mentre gran parte del pubblico di calcio assiste alla vittoria del terzo scudetto della Roma, che simbolicamente scuce dal petto dei cugini bianco-celesti il tricolore vinto dalla Lazio nel 2000, allo stadio “Giovanni Celeste” di Messina è di scena una sfida molto importante ed appassionata. In programma c’è l’acceso derby di Sicilia tra la squadra locale e il Catania. La partita, già calda in quanto rappresenta una sfida tra due capoluoghi di provincia della stessa Regione, in questo frangente è ancora più carica di tensione e aspettative perchè le due squadre si contendono la promozione in Serie B. Al termine dei 90° minuti di gioco la Città dello Stretto è in festa perché la vittoria di misura, 1-0 sui cugini Etnei, consente al Messina il ritorno nella serie cadetta dopo 9 anni di purgatorio in Serie C.
Derby infuocato, fumogeni e petardi
Il derby vive da sempre di tensioni tra le tifoserie ed anche il pre-partita si caratterizza per importanti misure di sicurezza volte a prevenire tensioni e tenere a bada i più facinorosi. Purtroppo i controlli ai cancelli non funzionano a dovere e appena dentro allo stadio, nel settore ospiti (la tribunetta “Valeria”) riservato ai catanesi, i circa 500 supporters etnei fanno sentire in maniera fragorosa il proprio tumultuoso ingresso al “Celeste”. Vengono lanciati diversi fumogeni all’indirizzo degli altri settori dello stadio, dove naturalmente sono assiepati i tifosi del Messina. Oltre alle torce, purtroppo, vengono lanciati anche grossi petardi. Uno di particolare potenza: è una bomba-carta che colpisce in testa il giovane Antonino Currò, giunto al “Celeste” in compagnia del fratello Filippo. L’esplosione è devastante e Currò finisce a terra privo di conoscenza. Viene trasportato subito in ospedale da un’ambulanza ma la situazione appare subito compromessa. Dopo 15 giorni di agonia, in stato di coma, il tifoso messinese morirà tra lo sconforto dei familiari e di un’intera città che, ovviamente, non riuscirà più a festeggiare la storica promozione in Serie B.
La giovane vittima
Il giovane tifoso del Messina non saprà mai che la sua squadra del cuore era arrivata alla promozione in serie B e dopo nove anni di purgatorio. Il suo cuore giallorosso si fermò nonostante l’azione dei medici del reparto di rianimazione del policlinico sicilianio. Antonino Currò, 24 anni, residente a Mistretta, centro a pochi chilometri dal capoluogo, era giunto in coma irreversibile al nosocomio e il personale sanitario tentò in tutti i modi di salvargli la vita.
La lettera del sindaco etneo alla città di Messina
«In questi momenti drammatici in cui il merito e la soddisfazione di un’impresa sportiva vengono annichiliti dal gesto di bestiale violenza di chi, con i veri valori dello sport certo nulla ha a che fare, sento il dovere di esprimere alla famiglia della giovane vittima, a te e a tutti la mia solidarietà e il mio profondo dolore». È quanto scrisse all’epoca dei fatti, in una lettera, il sindaco di Catania, Umberto Scapagnini. «A nome di tutta Catania – continuava la missiva del primo cittadino rivolgendosi ai messinesi – e di tutti i veri sportivi etnei, abbracciamo la città sorella e la famiglia Currò, nella speranza di non dovere mai più piangere per un avvenimento che dovrebbe soltanto esprimere passione e gioia».
Inchieste e indagini ma nulla di fatto
Dopo anni di inchieste ed indagini, il caso dell’omicidio Currò fu archiviato. L’assassino non venne mai scoperto, nonostante indagini approfondite e verifiche tecniche. La giustizia umana non è mai riuscita a individuare e punire il colpevole di un gesto gravissimo e folle. Ai messinesi e alla città non resta che ricordare uno splendido ragazzo che ovunque si trova starà sicuramente continuando a tifare per il suo Messina.
fonte articolo: giornali di cronaca e www.saladellamemoriaheysel.it