
New York Times contro OpenAI
28 Dicembre 2024
Verdetto Trump, il “processo del silenzio”
12 Gennaio 2025Charlie Hebdo, 10 anni dopo

Una copertina speciale del nuovo numero per commemorare il decimo anniversario del tragico attentato in cui furono uccise dodici persone. Un personaggio seduto su un fucile che legge il numero della rivista e, sotto al nome della testata, compare la parola “Increvable!”, ovvero “instancabile”. Dieci anni dopo, Charlie Hebdo è sempre lì. Le cause della tragedia anche. Così come la determinazione della redazione del giornale satirico.
«Abbandonare la satira, significa abbandonare una parte di umanità. La voglia di ridere è un aspetto della natura umana. L’ironia e la satira sono universali». Queste sono le più recenti parole di Laurent Sourisseu, direttore di Charlie Hebdo, intervistato da una emittente francese proprio nel decimo anniversario dell’attentato contro la sede del giornale, in rue Nicolas Appert, nel cuore di Parigi. Quei colpi di kalashnikov nel cuore di Parigi del 7 gennaio 2015 inaugurarono una stagione dell’orrore in Francia, cui si aggiunsero gli attentati nel supermercato Kosher, al Bataclan, a Nizza, Strasburgo.
Quel 7 gennaio le vittime furono dodici, tra giornalisti e disegnatori, puniti da un commando di due terroristi islamici per aver pubblicato vignette satiriche su Maometto. Milioni di persone si riversarono per le strade al coro di “Je suis Charlie!” animando un corteo cui presero parte anche diversi Capi di Stato e di Governo. Per il decimo anniversario dall’attentato, la Francia ha voluto rendere omaggio alle vittime, con un evento commemorativo che ha preso piede da rue Nicolas-Appert, nell’11mo arrondissement, dove Charlie Hebdo aveva sede nel 2015, e ha toccato i luoghi simbolo di quella tragedia.
Boulevard Richard Lenoir, dove l’agente di polizia Ahmed Merabet fu ucciso dai terroristi in fuga. Hypercasher Porte de Vincennes, dove quattro persone di fede ebraica, prese in ostaggio, furono uccise due giorni dopo. La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen ha dedicato alla ricorrenza un post su X: “Gli uomini e le donne di Charlie Hebdo sono stati assassinati per ciò che rappresentavano. I valori della Francia e dell’Europa. Libertà di espressione. Democrazia. Pluralismo. Onoriamo la loro memoria. E combattiamo instancabilmente contro il terrorismo e il fondamentalismo religioso”.
Mentre, Manuel Valls, ai tempi Primo Ministro e oggi numero-uno del Dicastero per i Territori d’Oltremare nel Governo Bayrou, ha consegnato un analisi molto più attualizzata e responsabilizzante: «Siamo in guerra contro il terrorismo. Gli Stati Uniti sono appena stati colpiti, qualche giorno fa era il turno della Germania. La minaccia esiste nei Paesi Bassi, in Gran Bretagna, in Spagna. Il fondamentalismo islamico agisce sul lungo termine per colpire le democrazie occidentali».
La laicità
A dieci anni di distanza dall’attentato, tuttavia, la libertà di stampa in Francia è ancora a rischio secondo il parere dell’ex direttore di Charlie Hebdo, Philippe Val, minacciata dall’indebolirsi del valore della laicità nella società. Proprio uno studio proposto da Charlie Hebdo, in occasione del numero speciale preparato per questo decimo anniversario, ha manifestato l’esistenza di una solco generazionale sul concetto di laicità. I più giovani sono meno inclini a dire io sono Charlie, poiché in molti vedono la laicità e le vignette satiriche come un attacco alla libertà religiosa.
E la libertà di espressione scuote anche il Parlamento. Dalle frange massimaliste della sinistra di Mélenchon è arrivata una proposta di legge per abolire il reato di apologia di terrorismo, visto come un ostacolo alla libertà individuale. Neanche a dirlo, dall’Eliseo questa proposto di legge è stata definita vergognosa e ignobile.