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Abbiamo fatto gli umarells delle dosi in somministrazione: con le mani dietro alla schiena e tanta curiosità, abbiamo fatto i pazienti osservatori dei due milioni di dosi già consegnate
A un mese dall’avvio delle vaccinazioni, iniziate il 31 dicembre 2020, e con un tesoretto di 2,1 milioni di dosi consegnate, vediamo qual è la situazione.
Alle 22 di ieri, le somministrazioni effettuate sono 1,6 milioni e 293.500 le persone vaccinate, ossia coloro che hanno ricevuto anche la seconda dose. In pratica, è come se in tutta Italia si fosse vaccinata la sola Catania. In quasi quattro settimane è stato utilizzato il 75% delle dosi consegnate finora. La regione in cui si procede più a rilento è la Calabria, con il 58% di dosi somministrate, rispetto a quelle consegnate, mentre quella con più sprint è il Veneto con l’89% ( se non si considera la Provincia autonoma di Trento dove si è raggiunto il 92%).
Le donne fanno la parte del leone, coprendo oltre il milione delle somministrazioni, quasi il doppio degli uomini. La fascia d’età più coperta dai vaccini al momento risulta quella compresa tra i 50 e i 60 anni, con 423 mila dosi. Ed ecco le categorie: oltre un milione è stato destinato ad operatori sanitari e sociosanitari, 354 mila a personale non sanitario, 155 mila agli ospiti delle case di riposo e 14 mila agli over 80. I punti in cui vengono somministrati i vaccini sono 293 in tutta Italia, per lo più ospedali pubblici.
Vaccini creatori di chiavi
Dei 2.127.255 vaccini distribuiti alle regioni, 2.080.455 sono quelli della Pfizer, mentre 46.800 sono della Moderna. Si tratta dei due vaccini autorizzati dall’Agenzia Europea per i Medicinali e dall’Aifa. Sono entrambi vaccini a mRNA, ossia utilizzano lo stesso meccanismo. Vediamo come funzionano. Il virus infetta le persone usando una “chiave” (la proteina Spike) che gli permette di entrare nelle cellule, per riprodursi. I vaccini a mRNA consentono di creare le “chiavi”, cioè di sintetizzare le proteine Spike, per entrare nelle cellule e stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici. In pratica, producono le chiavi per entrare in casa ed essere preparati a difendersi, prima che arrivi il virus con la propria “chiave”.
Ecco le caratteristiche dei due vaccini.
Quello della Pfizer è destinato a prevenire il covid nei soggetti di età pari o superiore ai 16 anni. Non è perciò raccomandato per i bambini e ragazzi di età inferiore ai 16 anni.
Contiene la molecola denominata RNA messaggero (mRA) che, appunto, come un moderno Cupido della salute, consegna le istruzioni per produrre la proteina presente sul virus. Questo “messaggero” induce la sintesi di antigeni del virus che stimolano la risposta di anticorpi neutralizzanti. Il vaccino non contiene perciò il virus e non può provocare la malattia.
Viene somministrato in due iniezioni, a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra. L’efficacia è dimostrata dopo una settimana dalla seconda dose. La dose è di 0,3 ml che deve essere estratta da un flaconcino che contiene 2,25 ml, dopo la diluizione con soluzione di cloruro di sodio allo 0,9%. Attraverso l’utilizzo di siringhe adeguate è possibile disporre di almeno 1 dose aggiuntiva rispetto alle 5 dosi dichiarate nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto. Gli eventuali residui da flaconcini diversi, anche se appartenenti allo stesso lotto, non devono essere mescolati.
Il vaccino della Pfizer è stato valutato nel corso di ricerche condotte in sei Paesi diversi (Stati Uniti, Germania, Brasile, Argentina, Sudafrica e Turchia) con la partecipazione di 44 mila persone la metà delle quali ha ricevuto il vaccino, mentre l’altra metà ha ricevuto un placebo.
Il vaccino della Moderna è destinato a prevenire la malattia da coronavirus nelle persone a partire dai 18 anni. Ciò significa che non è raccomandato per i minorenni. Contiene l’ormai famoso messaggero mRNA (la molecola denominata RNA messaggero). Come il Pfizer viene somministrato in due iniezioni. Ciascuna dose è di 0,5 ml, da somministrare, a distanza di 28 giorni l’una dall’altra. Come l’altro vaccino, si basa sul principio che nella persona vaccinata sia stimolata la produzione di anticorpi in grado di neutralizzare il virus, qualora si venga a contatto con questo. Il vaccino è conservato a temperature comprese tra -15 e -25 gradi, ma è stabile a tra i +2 e i +8 gradi per 30 giorni se la confezione rimane integra. Il flaconcino multidose contiene 6,3 ml e non richiede diluizione, consente la somministrazione di 10 dosi. L’efficacia è stata completata dopo due settimane dalla seconda dose. Le ricerche sono state condotte negli Stati Uniti, coinvolgendo 30.420 persone a partire dai 18 anni.
Le domande delle cento pistole o da un milione di dollari
Quanto dura la protezione da vaccino? “La durata della protezione non è ancora definita con certezza perché il periodo di osservazione è stato necessariamente di pochi mesi, ma le conoscenze sugli altri tipi di coronavirus indicano che la protezione dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi”.
Le persone vaccinate posso trasmettere comunque l’infezione ad altre persone? “Gli studi clinici condotti finora hanno permesso di valutare l’efficacia dei vaccini mRNA sulle forme clinicamente manifeste di Covid-19, ma è necessario avere più tempo per ottenere dati significativi per dimostrare se i vaccinati si possono infettare in modo asintomatico e contagiare altre persone. Sebbene sia plausibile che la vaccinazione protegga dall’infezione, i vaccinati e le persone che sono in contatto con loro devono continuare ad adottare le misure di protezione anti Covid-19”.
È stata segnalata una nuova variante del virus: i vaccini saranno efficaci anche verso questa nuova variante? “I virus a RNA come Sars-CoV-2 sono soggetti a frequenti mutazioni, la maggioranza delle quali non altera significativamente l’assetto e le componenti del virus. Molte varianti sono state segnalate nel 2020, ma finora queste varianti non hanno alterato il comportamento naturale del virus. La variante segnalata in Inghilterra è il risultato di una serie di mutazioni di proteine della superficie del virus e sono in corso valutazioni sugli effetti che queste possono avere sull’andamento dell’epidemia, mentre appare improbabile un effetto negativo sulla vaccinazione”.
Chi ha già avuto un’infezione da Covid-19 confermata, deve o può vaccinarsi? “La vaccinazione non contrasta con una precedente infezione da Covid-19, anzi potenzia la sua memoria immunitaria, per cui non è utile alcun test prima della vaccinazione. Tuttavia, coloro che hanno già avuto una diagnosi di positività a Covid-19 non necessitano di una vaccinazione nella prima fase della campagna vaccinale, mentre potrebbe essere considerata quando quando si otterranno dati sulla durata della protezione immunitaria. Comunque non è necessario sottoporsi a test diagnostici per Covid-19 prima di accedere alla vaccinazione”.
Chi somministra il vaccino? Medici e infermieri dei servizi vaccinali pubblici.
Chi esegue la prima dose con un vaccino mRNA può fare la seconda con l’altro vaccino? “Non ci sono dati sulla intercambiabilità tra diversi vaccini, per cui chi si sottopone alla vaccinazione alla prima dose con un vaccino Covid-19 mRNA, continuerà a utilizzare il medesimo vaccino anche per la seconda dose”.
Ci sarà vaccino per tutti? “Il governo italiano, tramite le procedure europee, ha prenotato l’acquisto di oltre duecento milioni di dosi anti Covid-19 da sei diversi produttori, ulteriori negoziazioni di acquisto sono in corso. Non ci sarà libera scelta su quelle vaccino preferire: il vaccino disponibile al tempo e al luogo sarà offerto dai servizi vaccinali in piena garanzie a di equivalente sicurezza ed efficacia”.
Fonte: Ministero della Salute.