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di Roberta Caiano
La crisi pandemica si è abbattuta sulla libertà di movimento delle persone e, conseguentemente, sul settore del turismo. Oltre alle varie restrizioni anti-contagio applicate da ciascun paese dell’Unione Europea in maniera locale, si sta lavorando in direzione di una standardizzazione di provvedimenti che vedono al centro il vaccino. Cura contro il Coronavirus, potrebbe rappresentare anche l’antidoto contro la crisi economica del settore turistico permettendo alle persone di poter viaggiare. Per questo la Commissione europea sta lavorando sul passaporto vaccinale Covid, il cui obiettivo è quello di “consentire ai cittadini di muoversi gradualmente in sicurezza nell’Unione o all’estero, per lavoro o per turismo”. La proposta di legge verrà presentata alla Commissione Europea il prossimo 17 marzo, con lo scopo di attuare l’entrata in vigore del documento da qui a tre mesi in prossimità dell’estate.
Il passaporto vaccinale sarà del tutto digitale e consentirà di viaggiare senza sottoporsi a misure restrittive o a regolamenti anti-contagio quali quarantena, tamponi e test obbligatori. Sarà quindi un via libera ai viaggiatori in possesso del documento Covid-free, sebbene le questioni in sospeso sono ancora molte. Tra tutte, l’obbligatorietà del passaporto per viaggiare. Come riportato dall’Ansa pochi giorni fa il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, a margine del Consiglio affari generali Ue, ha dichiarato che “la vaccinazione non può diventare un obbligo per viaggiare” ma uno strumento in più che possa favorire gli spostamenti all’interno dell’Unione Europea e possibilmente anche extra-Ue. L’idea di un passaporto vaccinale digitale ha movimentato gli animi del mondo politico e non solo. Infatti, inizialmente la proposta di un common pass era stata scartata da molti leader politici, in primis Angela Merkel e Emmanuel Macron, i quali si sono mostrati scettici soprattutto a riguardo dell’accettazione da parte dei cittadini di questo tipo di documento che poteva provocare subbuglio nella reazione dell’opinione pubblica: se il passaporto vaccinale sarebbe stato obbligatorio per viaggiare, sarebbe stata così una costrizione vaccinarsi. La soluzione in realtà è arrivata dalla Grecia, grazie al premier Kyriakos Mitsotakis che ha proposto di cambiare nome da “passaporto digitale” a “passaporto verde” (green pass) con lo scopo di non segnalare solo coloro che hanno già effettuato la vaccinazione ma anche ci ha un tampone negativo o chi è immune se già è risultato positivo al Covid. Non rendendolo obbligatorio, ma soltanto una corsia preferenziale per viaggiare, ha fatto sì che questa scelta potesse mettere tutti d’accordo. Difatti, secondo questo spiegato in videoconferenza stampa al termine di un incontro informale dei ministri della Salute dal vicepresidente della Commissione Europea Margaritis Schinas, il green pass “sarà una proposta legislativa, non un optional. Ma avrà il valore di uno strumento legale sulla base dei Trattati per il libero movimento”.
La stessa presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, inizialmente non molto propensa verso l’adozione di un passaporto vaccinale, ha scritto un post su Twitter annunciando che questo mese verrà presentata una proposta legislativa per un Digital Green Pass. Nel messaggio si legge: “L’obiettivo è fornire: prova che una persona è stata vaccinata, risultati dei test per coloro che non hanno ancora potuto ottenere un vaccino ed informazioni sul ripristino di Covid-19. Rispetterà la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy”. In particolar modo su quest’ultimo punto sono sorti dubbi sulla gestione dei dati sanitari. In merito, è intervenuto anche il Garante della privacy il quale ha richiamato l’attenzione “sull’obbligo di rispettare la disciplina in materia di protezione dei dati personali”. Infatti, il Garante ha spiegato che “i dati relativi allo stato vaccinale, sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone che, nel caso di specie, possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali”.
Pertanto il Garante, in riferimento alla somministrazione del vaccino sul territorio italiano, ritiene che la questione del passaporto vaccinale di privati e regioni per accedere a locali o fruire di servizi debba essere oggetto di una prossima segnalazione al Parlamento: “Il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale dei cittadini a fini di accesso a determinati locali o di fruizione di determinati servizi,deve essere oggetto di una norma di legge nazionale conforme ai principi in materia di protezione dei dati personali, in particolare, quelli di proporzionalità, limitazione delle finalità e di minimizzazione dei dati – specifica il Garante – in modo da realizzare un equo bilanciamento tra l’interesse pubblico che si intende perseguire e l’interesse individuale alla riservatezza”. Inoltre, prosegue, “in assenza di tale eventuale base giuridica normativa l’utilizzo in qualsiasi forma, da parte di soggetti pubblici e di soggetti privati fornitori di servizi destinati al pubblico, di app e pass destinati a distinguere i cittadini vaccinati dai cittadini non vaccinatiè da considerarsi illegittimo“.