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Un portale per controllare anche le abitazioni
di Roberta Caiano
Le giornate mondiali rappresentano uno dei modi più immediati e unitari per riuscire a sensibilizzare i cittadini e l’opinione pubblica su temi particolarmente rimarchevoli e significativi. Tra queste troviamo la giornata mondiale in memoria delle vittime dell’amianto, o asbesto, celebrata il 28 aprile di ogni anno. Quello dell’amianto è un tema caro non soltanto al pianeta, ma in maniera specifica al nostro Paese dove ogni anno si registrano un elevato numero di morti per malattie derivanti dall’esposizione a questo minerale. Nel mondo si contano circa 100 mila vittime per malattie correlate all’asbesto, di cui si stima una cifra di circa 7 mila morti soltanto in Italia tenendo conto dei dati dell’incidenza del mesotelioma e del tumore del polmone da amianto, entrambi provocati dall’esposizione alle polveri contenenti fibre di amianto. Infatti, i dati riferiti all’anno 2020 vedono 2mila casi di mesotelioma, 4mila casi del tumore del polmone da amianto, 600 casi di asbestosi e oltre 2mila altre malattie asbesto correlate. Ciò che davvero impressiona è che nella maggior parte dei casi la percentuale dell’indice di mortalità a 5 anni supera il 50 %. Per questo, il 28 aprile può rappresentare un’importante promemoria dell’esigenza di trovare soluzioni efficaci e urgenti per contrastare una mietitura di vittime sempre maggiore.
In occasione di questa 15esima giornata mondiale del ricordo lo Sportello Amianto Nazionale, organizzazione di volontariato che assiste e tutela le vittime dell’amianto e di altri cancerogeni, continua ad essere indispensabile con aiuti, ricerche e investimenti affinché venga accelerato il percorso di eliminazione dell’amianto degradato dal comparto industriale, rurale e abitativo. Presente nel patrimonio immobiliare italiano, l’esposizione da amianto avviene in ambito sia lavorativo che ambientale, per questo bonificare equivale ad abbassare il rischio di mortalità. La legge n.257 del 1992 impone il divieto di impiego dell’Eternit sotto ogni sua forma, ma se si considera che oltre il 75 % dell’amianto utilizzato in Italia è stato utilizzato nel settore edilizio, bisognerà ancora combattere per la bonifica e la rimozione, che dovrà essere eseguita in tutta Europa entro il 2023.
In quest’ottica nasce visureamianto.it, un portale nato in collaborazione con l’Università di Chieti dove poter trovare i tetti costituiti da amianto e chiedere tutele, protezione e bonifica. Basta inserire l’indirizzo da monitorare e attivare un servizio di visura che in breve tempo restituirà un parere tecnico sulla presenza di amianto nella copertura dell’edificio indicato. Il responso, permetterà di avviare azioni di monitoraggio e controllo, di giustificare e rafforzare esposti all’autorità pubblica per richiedere interventi obbligatori al controllo ed alle certificazioni di indice di stato di degrado, oltre che il rispetto delle normative sulla tutela della salute. Come spiega lo stesso Fabrizio Protti, presidente dello Sportello Amianto Nazionale, “dal 2017 portiamo avanti una ricerca in collaborazione con una Spin Off dell’Università di Chieti che ha dimostrato, nel tempo, di essere in grado di mettere in campo una tecnologia unica, innovativa ed autorale, che oggi è matura ed agile per monitorare la presenza di amianto sulle coperture degli edifici di tutto il mondo”. In tre anni di ricerca e test strutturali applicati su più di 24 mila chilometri quadrati in Italia e su 870 Comuni, lo Sportello Amianto Nazionale è oggi l’ente italiano sia tra quelli pubblici che tra quelli privati, con il più grande patrimonio di amianto mappato sul territorio italiano. Nonostante ci sia stata un’ottimizzazione della velocità di esecuzione e l’economicità del metodo raggiungendo una sintesi perfetta creata per mappare, costruire e gestire anagrafi amianto per intere nazioni in tempi rapidi, Prottidenuncia una realtà mappale nazionale frastagliata e ancora in ritardo in ambito amianto: “Chiunque vorrà essere informato, potrà collegarsi al portale visuareamianto.it per tutelarsi e comprendere lo stato dell’arte del territorio dove vive, capire se nel suo quotidiano affronta costantemente pericoli legati alla vicinanza ad amianto o condurre indagini preventive per acquistare un immobile, senza trovarsi spiacevoli sorprese per il portafoglio e per la salute”.
Accanto a queste sfide, esiste anche un esempio positivo di bonifica dell’amianto nel nostro. E’ il caso del comune di Casale Monferrato, ex sede dell’Eternit, la nota azienda che lavora prodotti contenenti amianto e che è stata insediata in varie città d’Italia tra cui Napoli, Bari, Siracusa, Rubiera, Broni e Cavagnolo. Nello specifico, nel comune piemontese lo stabilimento disperdeva la polvere di amianto nell’ambiente circostante, causando un periodo di incubazione della malattia tale che ancora oggi i morti per le patologie correlate non si arrestano. Per questo, dalla chiusura dell’azienda nel 1986 è in continua evoluzione nella rimozione di questo minerale attraverso l’attuazione di bandi a periodicità biennale che prevedono l’incentivazione della rimozione manti di copertura in cemento-amianto sul territorio mediante contributi da erogare ai cittadini a parziale rimborso delle spese sostenute. Una testimonianza per arrivare ad un’Italia amianto zero.