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Cinque le manifestazioni neofasciste solo nell’ultimo mese
di Simone Cataldo
Manifestazione neofascista a Milano il 29 aprile, presenti parlamentari ed europarlamentari – FdI e Lega – nella folla. Forze di governo e di opposizione prendono dunque parte attiva a un presidio che per legge non si sarebbe dovuto tenere.
L’Italia è ancora un Paese fascista? Lecito farsi questa domanda, quando ancora una volta la bandiera tricolore e la nostra democrazia vengono quantomeno macchiate da manifestazioni fasciste. Un qualcosa di inspiegabile, in particolar modo nel 2021 e in un periodo in cui la pandemia devasta la vita dei nostri concittadini, costretti al rispetto ferreo di regole nel tentativo di uscire dal periodo più buio del XXI secolo. Anche questa volta a sottolineare la gravità di una manifestazione da parte di movimenti neo-fascisti sono in pochissimi, con video resi noti sui social solo poche ore fa e con notizie a riguardo, da parte di portali nazionali, quasi pari a zero. Questa volta è un centro lombardo ad assumere le sembianze di Piazza Venezia nel 1938.
Il caso
È il 29 aprile 2021 quando in Via Paladini nella zona di Città Studi (Milano) prende vita un presidio per commemorare Sergio Ramelli, attivista del Fronte della Gioventù ucciso nel capoluogo lombardo 46 anni fa, da esponenti di estrema sinistra, dopo un’aggressione ad alcuni rappresentanti di Avanguardia Operaia. A raggrupparsi sono stati ottocento neofascisti, dinanzi al murale dedicato a Ramelli, manifestazione che si ripete annualmente e ormai da decenni. Oltre al saluto fascista gridavano “Camerata Sergio Ramelli, presente!” tre volte in una fila, così da rispettare una formula rituale neofascista per celebrare la memoria dei compagni morti. A far specie le presenze di parlamentari e europarlamentari, in questione Carlo Fidanza e Parola Frassinetti di Fratelli d’Italia assieme a Massimiliano Bastoni della Lega. In tutto questo le forze dell’ordine hanno presidiato la manifestazione assicurando di aver identificato alcuni soggetti i quali oltretutto non utilizzavano la mascherina.
L’involuzione italiana
La presenza di personaggi della politica italiana sicuramente non fa piacere e ciò fa intendere che anche chi rappresenta il nostro Paese e la democratica opposizione va contro l’ordinamento giuridico italiano. Infatti l’apologia del fascismo in Italia come ben noto è considerata un reato previsto dall’art. 4 della Legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione. Andando a scavare all’interno della stessa non si può prescindere dalla legge numero 645 del 1952 che prevede la sanzione per chiunque «promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzare del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche». La pena per l’infrazione di tale disposizione va dai 18 mesi ai 4 anni di carcere, ma come possiamo notare da anni ormai questo regolamento viene meno e, a volte, chi dovrebbe condannare questi avvenimenti presta il fianco ai manifestanti degli stessi.
Dunque arrivati a questo punto capiamo bene quanto davvero sia difficile compiere un passo in avanti a livello culturale, in particolar modo dopo l’ennesima manifestazione vietata a cui hanno preso parte rappresentanti del popolo. L’ennesimo atto che creerà un precedente, peraltro, è avvenuto nonostante proprio un anno fa, in seguito alla medesima manifestazione in onore di Ramelli, in questo caso quella del 2019, cinque manifestanti vennero considerati colpevoli. Il giudice prese tale decisione in quanto a suo avviso l’accaduto era un “concreto tentativo di proselitizzazione e reclutamento di membri per ricostruire attivamente il partito nazional fascista”. Tra i cinque in questione presenti anche due leader di CasaPound, il più grande movimento organizzato di estrema destra italiano.
I precedenti
Andando in ordine temporale si contano oltre cinque manifestazioni di stampo neofascista nell’arco dell’ultimo mese. Numeri tutt’altro che rassicuranti come ben specificato da Mauro Guerra, Sindaco di Tramezzina (Como), il quale il 25 aprile scorso ha espresso la propria preoccupazione in merito alle notizie della richiesta di autorizzazione di una manifestazione in occasione dell’anniversario della fucilazione di Benito Mussolini (28 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra).
Tornando sul primo caso quello relativo alla provincia di Como e certamente il più rappresentativo, seppur i tanti inviti a negare la manifestazione, la stessa è stata acconsentita dal Comune di Dongo, dove i “nostalgici del fascismo” hanno avuto il via libera per ricordare la cattura e la fucilazione di Mussolini. Insomma un chiaro segno di apologia di fascismo che in realtà è severamente vietata oltre che punita penalmente in Italia, come sottolineato dal deputato Pd Emanuele Fiano (proponente della proposta di legge rimasta nel 2017 a metà del guado nella navetta Camera-Senato). Lo stesso negli scorsi giorni, appoggiato da diversi esponenti politici, ha presentato al presidente della Camera 250mila firme per proporre un disegno di legge che contrasti l’apologia al fascismo.