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Il via libera della Food and Drug Administration alla terapia che può contrastare il processo degenerativo
di Simone Cataldo
Un mese fa vi abbiamo presentato il progetto della Regione Puglia per la ricerca contro il cancro che potrebbe veder impegnate oltre dieci strutture per la ricerca nei prossimi anni, sia nella città di Bari che nel Salento, con Lecce tra le favorite. A distanza di qualche settimana a rubar la scena nazionale, ed anche internazionale, è il centro di Tricase, Comune della provincia di Lecce che conta poco più di 17 mila anime. Nella fattispecie, come spiega l’assessore pugliese alla Sanità Pier Luigi Lopalco, si tratta “di un primo farmaco dopo vent’anni di ricerca, approvato dalla Food and Drug Administration statunitense, che sembra poter aiutare i malati, agendo in modo specifico il contrasto al processo degenerativo della malattia e che non si limita ad aggredire i sintomi della demenza. Non parliamo di guarigione dalla malattia, ma certamente di un passo avanti nella giusta direzione. A questa ricerca ha contribuito in maniera determinante l’équipe del professore Giancarlo Logroscino, luminare della Neurologia e Direttore del Centro Malattie Neurodegenerative di Tricase, centro innovativo di sperimentazione e ricerca”.
Una scelta tutt’altro che scontata quella del professore Logroscino che, non solo è stato in passato professore ad Harvard, ma oggi, grazie alle sue spiccate doti e conoscenze, è anche riconosciuto come uno dei più importanti scienziati italiani e del mondo nell’ambito delle malattie neurodegenerative. Da Harvard a Bari, in quanto oggi professore ordinario all’ateneo barese, ha spiegato come tale progetto sia “stato voluto fortemente sia dall’Università di Bari che dalla Regione Puglia”. Un’iniziativa tutt’altro che scontata, un fattore rimarcato dallo stesso professore: «è la prova di come la ricerca di qualità e l’eccellenza scientifica possa essere fatta anche nella Regione Puglia e in posti considerati “fuori dai grandi flussi” di finanziamenti come le grandi città metropolitane del nord Italia e del nord Europa».
Seppur il lavoro da fare in tal senso è tanto, è già motivo d’orgoglio che il progetto sia entrato anche in chiave europea, dato che nelle prossime settimane spetterà all’Ema esporsi in merito alla validità e possibile commercializzazione del farmaco. Inoltre, il professore ha tenuto a rimarcare che, negli ultimi anni, molti abitanti della regione Puglia si sono proposti per le sperimentazioni del farmaco, un fattore importante e che marca ancor di più il cambiamento socio-culturale della popolazione del Mezzogiorno.
I numeri della malattia
Senza dubbio la notizia dell’affermarsi di questo farmaco ha comportato un entusiasmo generale. A testimoniare l’importanza di tale ricerca sono i numeri degli ultimi tempi relativamente all’Alzheimer, malattia che nel complesso colpisce oltre 40 milioni di persone ogni anno. Si tratta di un numero non aggiornato, dato che l’ultimo rapporto mondiale dell’Alzheimer’s Disease International risale al 2015. In questi numeri si calcolano anche i soggetti che contraggono demenze correlate alla malattia. Sempre attenendoci al rapporto sopra citato, in Europa, i soggetti con Alzheimer e relative demenze erano poco più di 10 milioni, solo in Italia si contava un milione di persone affette da tale malattia. Tale malattia è la terza causa di mortalità per le persone che hanno superato i 65 anni. In tutto questo dovremmo aggiungere che essa si può manifestare precocemente, anche prima dei 65 anni, e comporta gravi danni neurologici anche in soggetti molto più giovani.
Per tale motivo, una ricerca italiana, già riconosciuta come tale, ma che potrebbe diventare un farmaco utilizzato in ogni angolo del mondo, oltre che motivo d’orgoglio diventerebbe per forza di cose un forte segnale, come vettore di sviluppo nel settore farmaceutico, della ricerca e, dunque, della medicina.