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21 Giugno 2021Legge Mayotte, ombre sul decreto in arrivo al 101esimo dipartimento francese
di Lorenza Cianci
Se Mayotte non avesse scelto di essere quel pezzo di Francia democratica nel cuore dell’Oceano Indiano, il braccio di mare che la separa dall’Unione indipendente delle Comore sarebbe oggi «il più grande cimitero marino del mondo»? Alla bocca di questo dubbio infernale il ministro francese d’oltremare, Sébastien Lecornu, ha deciso di piazzare, in queste ore, un Cerbero a cinque teste. Entro il 14 luglio, giorno dellafête nationale in patria, l’inquilino di rue Oudinot ha annunciato un decreto-legge, già battezzato dai media locali come “le Loi Mayotte”. E le cinque teste di questo ddl corrispondono a: uguaglianza di diritti con la patria; rafforzamento dello stato sovrano; accelerazione dello sviluppo economico; rafforzamento del consiglio dipartimentale; integrazione. Cinque righe di un elenco puntato che il ministro francese traccia su un foglio che pare bianco, ma non lo è. È, piuttosto, un andare a capo lungo dieci anni.
Era, infatti, il 31 maggio 2011 quando, con il 95,2% di voti referendari, la popolazione mahorais disse il suo sì alla Francia. Divenendo quel pezzo di Francia democratica che segna un “+ 1” alla cifra tonda dei suoi 100 dipartimenti e, di conseguenza, ribattezzandosi regione ultraperiferica (RUP) dell’Unione Europea. Salutato dalla popolazione mahorais come «un’opportunità storica», il lancio del progetto di legge ha coinvolto, per l’elaborazione delle proposte al vaglio, tutta la popolazione civile, «le forze vive del territorio» dalle parole di Lecornou. Si innesta, questa discussione legislativa, su un clima politico interno particolare, rappresentato dalle elezioni dipartimentali, che termineranno il 27 giugno. Che rinnoveranno i 26 deputati al Consiglio di dipartimento nei 17 comuni della regione. Duramente colpita anche da un lungo confinamento causato dalla pandemia da Covid-19.
Ma qual è il bilancio decennale che si può tracciare, per il 101esimo dipartimento territoriale francese, con i dati a nostra disposizione all’alba di uno storico decreto-legge?
Fame d’aria a Mayotte
Mayotte è parte di un arcipelago vulcanico con un’estensione pari a 374 chilometri quadrati frammentati tra le due isole che la compongono: la Grand e la Petite Terre. Posta all’estremo settentrione del Canale di Mozambico, è nel più vasto Oceano Indiano, tra la terraferma e l’isola del Madagascar. La Grande Terre, se guardata in volo, ha la forma di un ameno cavalluccio di mare rovesciato. Volendo fare un paragone, la Corsica, collettività territoriale francese, ha una superficie quadrata 23 volte superiore quella di Mayotte. Ma la sua densità abitativa per chilometro quadrato è di meno 16 volte quella del dipartimento francese. I dati della popolazione sono: 290mila abitanti per chilometro quadrato. In sessant’anni, il territorio mahorais ha subito un aumento pari a undici volte il numero iniziale dei suoi abitanti. Secondo l’INSEE, l’Istituto Nazionale di Statistica e di Studi Economici, almeno l’84% dei suoi abitanti vive sotto la soglia di povertà. Le stime delle associazioni locali, non ufficiali, però, mettono in guardia, circa il numero degli abitanti, su ben altri dati: la popolazione, infatti, raggiungerebbe, dalle stime, quasi 400mila abitanti per chilometro quadrato. Il rappresentante del collettivo economico dell’arcipelago (CMEM) ha ribadito, durante una consultazione sul decreto-legge seguita dal giornale online MayotteHebdo, che: «la cifra indicata dall’INSEE non è pari al numero di persone effettivamente presenti a Mayotte». È fuori d’ogni dubbio, però, che il piano di aiuti arrivi sulla base di dati demografici ufficiali. In ogni caso, per inquadrare bene la situazione, basti un dato a riassumere gli altri: la fetta d’aria a disposizione per una persona sola a Mayotte è, nell’ipotesi del dato ufficiale, poco più di 1 metro quadro. Nell’ipotesi peggiore del dato ufficioso, la fetta d’aria, in metri quadrati, sarebbe, invece, di poco meno di un metro. Immaginiamo quanto questo possa aver pesato durante il periodo di confinamento assoluto dovuto alla pandemia da Covid-19. Con l’unico ospedale che ha solo 36 posti di terapia intensiva sul totale della popolazione. La presa di coscienza di una situazione preoccupante è anche in una famosa relazione tematica della Corte dei Conti, stilata nel 2016, che ha definito «mal gestita e mal preparata» la conduzione della dipartimentazione dell’arcipelago, a cinque anni dal referendum del 2011. Nel rapporto, si stima che la popolazione di Mayotte possa arrivare, nel 2050, ai 500mila abitanti. Queste le proiezioni ufficiali, si intende.
Le Mayotte delle Comore
La situazione di Mayotte deve essere inquadrata nell’ambito della più vasta emergenza dell’arcipelago dell’Unione delle Comore, di cui essa fa, sebbene solo geograficamente, parte. Secondo il rapporto sull’Indice Globale della Fame (GHI) stilato dal CESVI, la situazione dell’arcipelago comoriano è, anche dal punto di visto dell’accesso al cibo, allarmante. L’indice viene calcolato su quattro parametri principali, su una scala che va da 0 (la situazione migliore) a 100 (la situazione peggiore). Se, nella scala di gravità, l’indice è uguale o supera i 50 punti, il GHI è classificato come estremamente allarmante. Oltre al primo fattore, quello relativo alla denutrizione, vale a dire alla percentuale di popolazione che vive senza il giusto apporto di calorie giornaliere, i restanti tre fattori sono orientati alla condizione infantile. E sono: il deperimento; l’arresto della crescita; la mortalità. La situazione alle Comore è, nell’indice, tra i 35 e i 49,9 sulla scala di gravità GHI. L’oscillazione di più di dieci punti sulla scala è dovuta, in particolare, alla scarsità di dati a disposizione dall’arcipelago. Che rende difficile un’analisi complessiva della situazione e, di conseguenza, la pianificazione di un’azione concreta.
Comunque, sebbene il Pil pro capite dell’isola di Mayotte sia almeno di nove volte superiore a quello dell’Unione delle Comore, la differenza con la Francia è di 94.000 a 33.400.
La necessità di un’uguaglianza in termini di diritti sociali rispetto alla métropole è stata questione sollevata durante le consultazioni del disegno di legge. Proprio dal deputato Mansour Kamardine, passato alla storia per il grande contributo all’abbattimento della poligamia a Mahorè e alla dipartimentazione dell’isola. Secondo il giornale MayotteHebdo, l’obiettivo sarebbe «il recupero dei contributi sociali con un allineamento alla metropoli entro il 2036». Ma, secondo il Movimento delle imprese di Francia, il MEDEF, e dalle parole della sua presidente, Carla Bantus, rilasciate a MayotteHebdo, la scadenza al 2036 non solo è tardiva, ma deve essere accompagnata da una seria applicazione del codice del lavoro, in particolare sull’elemento del salario minimo. Le differenze tra le prestazioni sociali di Mayotte e della madrepatria sono, infatti, drammatiche.
Morire piuttosto che partorire alle Comore
Il reparto nascite di Mayotte è uno dei più grandi d’Europa, il più grande di Francia. Nel 2018 le nascite avvenute nel Centro Ospedaliero di Mamoudzou (CHM) sono state quasi 10mila. Ad aprile di quest’anno sono state più di 800, 27 al giorno all’incirca. Secondo MayotteHebdo, che ha raccolto la protesta delle ostetriche, il numero delle nascite giornaliero è arrivato a quota 45, nel mese di maggio. Con questi numeri, è difficile anche accompagnare le donne nei nove mesi di attesa. Durante un’inchiesta di Arte.tv sono le ostetriche stesse, intervistate, a dire che le gestanti, delle tre ecografie necessarie, ne fanno solo una. Mancanza di personale, di macchinari e di spazio. Il grido di denuncia più volte levato dalle ostetriche di Mayotte è culminato, lo scorso cinque maggio, Giornata internazionale per la categoria, in una protesta generale. Le dottoresse chiedono al consiglio di dipartimento e alla Francia di tenere fede alle promesse fatte a ogni piè sospinto durante questi anni: l’ampliamento dell’ala del reparto maternità dell’ospedale, mai costruita. La semplice aggiunta, infatti, di uno stallo letti in più non ha risolto la situazione.
Più della metà delle donne che partoriscono a Mamoudzou, provengono dalle Comore. Rischiano vita e futuro in mare per permettere ai loro figli e alle loro figlie di nascere in quel pezzo di Europa del welfare, la loro Francia in miniatura, a 70 km. L’assistenza ginecologica alle isole Comore è spesso demandata all’opera caritatevole di un’ostetrica del luogo che pratica gratuitamente e che, gratuitamente, fornisce contraccezione. Né esiste alcun supporto per le donne, che le aiuti nella pianificazione familiare. Né esse hanno accesso facile alla contraccezione, con un bisogno insoddisfatto di contraccezione (e quindi il relativo desiderio di non avere una gravidanza) che sfiora il 40%: «le donne preferiscono morire in mare pur di non partorire qui», dice un comoriano intervistato ad Arte.tv. Poco studiate sono, per gli esperti, le rotte delle donne migranti, in particolare quelle in corso di gravidanza.
Mayotte ha uno dei tassi di natalità più alti del mondo. Sono quasi 800mila i bambini che nascono ogni anno sull’isola, e il 40% delle nuove nascite proviene dalle Comore. Per partire dalle Comore, le donne in gravidanza pagano dai cento ai trecento euro ai passeurs. 100 euro per vivere o morire.
Nel 2018 il governo iniziò a valutare l’ipotesi di dichiarare il Centro ospedaliero di Mamodzou come “territorio non francese”.
E ancora, durante le consultazioni per il disegno di legge Mayotte, molte parti civili hanno proposto, esasperate dalla pressione demografica, che le donne paghino per partorire alle Mayotte: 300 euro è il prezzo proposto, secondo il quotidiano MayotteHebdo, per avere ostetrica e letto, per vivere o per morire.
Non hanno futuro i nascituri comoriani a Mayotte
La maggior parte dei bambini che oggi, però, sono nati nell’isola di Mayotte e sono registrati all’ufficio anagrafe francese, nel territorio periferico dell’UE, non sono francesi e non sono europei. Il 26 luglio 2018 è stata adottata una legge su “Immigrazione e diritto d’asilo”. Dal primo maggio 2019 i genitori di figli nati nel dipartimento devono essere legalmente a Mayotte tre mesi prima della nascita perché il proprio figlio, all’età compiuta di 13 anni, abbia la cittadinanza francese. Tutti i bambini già nati prima di questa data spartiacque, devono avere uno dei genitori con almeno cinque anni di situazione regolare alle spalle. Le immigrate comoriane in difficoltà, venute a partorire sull’isola di Mayotte non hanno alcuna possibilità, se non quella del rimpatrio. Nel 2019 sono state 25 mila le espulsioni. Un dato sono anche le espulsioni dei minori non accompagnati o accompagnati da adulti non familiari: troviamo solo il dato del 2014, quando sono state ben 5mila. E ricordiamo che nel 2014 la Francia non aveva ancora limitato lo ius soli, in vigore, ripeto, dal 1 maggio 2019. La mancanza di dati esatti e aggiornati sulle condizioni di espatrio dei e delle minori non accompagnate adeguatamente è molto grave. I minori non accompagnati, per la legge francese, sono presi in carico dall’istituto dell’ASE, il servizio di Aiuto Sociale all’Infanzia. E la Francia, come tutti i paesi dell’UE ha l’obbligo di tutela nei confronti dei minori. È la Convenzione Internazionale dei diritti del fanciullo a stabilire che gli interessi primari delle istituzioni devono essere rivolte ai minori. Una convenzione che, all’articolo sei, stabilisce che gli Stati devono assicurare «in tutta la misura possibile» la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo e della fanciulla.
È bene ripetere che il governo francese, dopo le ripetute proteste del 2018, ha anche valutato di non inglobare l’area ospedaliera di Mamoudzou nel territorio francese.
Vivere l’infanzia nell’intervallo indefinito della regolarizzazione
In particolare, ancora poco studiata è la gravità della situazione di abbandono in cui versano i bambini «nell’intervallo indefinito della loro regolarizzazione». Il giornale online Liberation propone un confronto drammatico tra un bambino nato a Mayotte da madre presente sul territorio da tre mesi e uno nato, sempre all’ospedale di Mayotte, da madre sbarcata il giorno prima la nascita. «L’un sera Français, l’autre pas!». L’uno sarà francese, l’altro no.
Senza una rete di assistenza viva e un accompagnamento adeguato dei minori, molti sono quelli che, pur di vivere, si annichiliscono in espedienti, nei fenomeni di banditismo che si fronteggia, in strada, a colpi di machete. La situazione è diventata così drammatica che nel 2017, in due comuni della Petit Terre, Pamazi e Dzaoudzi-Labattoir, vigeva il coprifuoco per i minori non accompagnati, dalle 21 alle 5 del mattino. Il collettivo Mayotte Citizens’ ha dichiarato al giornale online Point che «questi giovani sono stati abbandonati e lasciati a se stessi dai loro genitori non regolarizzati; (…) sono cresciuti ai margini della società e hanno sviluppato un crimine di sopravvivenza che, crescendo con i suoi autori, si è trasformato in criminalità organizzata in bande». E continuano: «in assenza di strutture locali adeguate, il sistema giudiziario ed educativo sceglie quasi sistematicamente di rilasciare questi minori ultraviolenti».
A conclusione è legittima la domanda iniziale: se Mayotte fosse veramente quella porta d’Europa democratica che lei stessa ha sperato di diventare, sarebbe giusto che molte vite su questa terra siano un compenso di sopravvivenza alla morte in mare? La loi Mayotte in arrivo deve darci una risposta.
Nota
La definizione di Mayotte come «il più grande cimitero del mondo» è di Anissi Chamsidine, governatore dell’isola di Ndzuwani, anche nota come Anjouan, nell’arcipelago dell’Unione delle Comore. Qui una sua intervista.