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3 Ottobre 2021Mario Doucette, l’artista che ha reinventato la Storia
di Lorenza Cianci
Avete mai pensato di riavvolgere il nastro della vostra vita e ribaltare la vostra storia? Avete mai immaginato, di una faccenda, un “finale” diverso? Mario Doucette, creator canadese, ha “reinventato” la storia delle sue origini, realizzandone una grande opera d’arte.
Questa storia nasce dall’incontro tra un filatelico di Berlino e un’artista di New Brunswick, nel Canada francese. In comune, oltre a un pizzico di sana follia, hanno una passione ossessiva per la storica regione dell’Acadia.
L’Acadia, oggi, non è più un luogo giuridico. È un’identità culturale ed etnica diffusa, che resiste tra i luoghi boscosi dell’America settentrionale, quelli che fino ai primi del Settecento erano dominio coloniale francese. Geograficamente, corrisponde alle attuali province canadesi dell’Isola del principe Edoardo, New Brunswick e quella parte del Québec che va sotto il nome di Canada francese.
Nel 1713, dopo lunghe generazioni di dominio francese e lunghe guerre, l’Acadia passò ufficialmente sotto la Union Jack.
Quest’ultimo passaggio è, storicamente, fondamentale. Tanto più perché gli inglesi, per paura di recriminazioni da parte francese, misero in atto una lunga deportazione forzata della popolazione francofona residente. La Grand Dèragement(La Grande espulsione) durò quasi dieci anni e comportò la deportazione di più di 11mila donne e uomini. E la morte di più di 7mila persone.
E se questo tragico evento non fosse mai accaduto? Se l’Acadia fosse diventata una Repubblica indipendente? Nasce, da qui, un sogno. Un sogno tutto concettuale. Un sogno irrealizzato. La “Repubblica Acadiana”. Un’opera d’arte che faccia riflettere, che avvolga il nastro e torni indietro a quel bivio ancestrale che si apre tra due possibilità: la morte e la vita.
L’artista di origini acadiane Mario Doucette parte da New Brusnick per andare a Berlino con questa proposta in tasca, e deciso a realizzarla. Il primo passo è “battere moneta” e produrre francobolli di “Stato” di una nuova idea salvifica di mondo, che salvi tutti e che abbia un passato di salvezza.
Parte, mentre nel mondo è in corso una pandemia: «Cercavo un piccolo progetto in cui le persone non avrebbero avuto bisogno di viaggiare» afferma Mario Doucette al giornale Francopresse. Incontra un uomo che realizza francobolli e monete in serie per micro-entità sovrane del mondo: «Gli ho scritto. Mi sono presentato. Mi ha detto che era ossessionato da Acadia, è venuto qui cinque anni fa per visitarla».
Nasce, così, il visionario e concettuale progetto artistico della “Repubblica acadiana”.
Come è andata veramente la Storia delle terre d’Acadia
Nel 1604, a piazzare per primi la bandiera di Stato nella piccola baia canadese di Port Royal furono i francesi. Nuova Francia, il battesimo di fuoco a sancire un legame inscindibile con la madrepatria. Non passò, però, molto tempo che anche il sovrano Giacomo I d’Inghilterra cominciò a rivendicare per sé quel ricco fazzoletto di terra, diffuso tra Nuova Scozia, Québec, Isola del Principe Edoardo e Canada settentrionale. Dedusse lì piccoli gruppi di famiglie scozzesi e rivendicò per la Corona ogni diritto alla terra d’Acadia.
Dopo decenni di belligeranza, con i Trattati di Utrecht del 1713 e i fatti di Guerra successivi, i territori acadiani divennero dominio definitivo della Corona Inglese.
Gli acadiani francofoni non vollero mai dichiarare piena fedeltà agli inglesi. Né accettarono di siglare alcun giuramento al re d’Inghilterra. Si impegnarono, in ogni caso, ad assicurare una potenziale “neutralità”. Uno dei punti di maggiore distanza tra la popolazione francofona acadiana e gli inglesi era, senza dubbio, la questione religiosa. Cattolici di rito romano i primi, non guardavano di buon occhio i secondi, di rito protestante.
Le Grand Dèragement (1755-1764)
Il problema della fedeltà dei francesi in Nuova Scozia sarà il motivo principale della logorante deportazione, per mano inglese, dei lealisti acadiani di Francia. Che costrinse migliaia di persone a un esodo di massa forzato verso le colonie inglesi dell’America del Nord o, addirittura, direttamente nelle strutture carcerarie d’Inghilterra.
La grande espulsione cominciò il giorno di San Lorenzo del 1755 e durò ben 9 anni. Purtroppo, il tema delle deportazioni e dei trasferimenti forzosi, conseguenza del colonialismo europeo, coinvolgerà, in questa fase storica, il mondo intero. E sarà fenomeno destinato a durare a lungo.
Secondo le fonti, dei più di 14mila acadiani della regione, ne furono deportati 11mila e 500. Secondo i censimenti degli archivi storici, alla fine della deportazione, il numero di acadiani rientrati nella storica regione acadiana non arrivava nemmeno a 3mila unità, segno di una tragica perdita umana.
Si parla di circa settemila persone cadute nella tragica contingenza. Molte di loro furono tenute ammassate a largo della regione acadiana, per lunghi giorni, stipate in navi prigione, nel profondo oceano Atlantico.
Con la ratifica del trattato di Parigi, nel 1763, agli Acadiani in esodo sarà concesso di riappropriarsi delle proprie terre forzosamente lasciate. Fu vietato loro, però, di concentrarsi, oltre un certo numero, in un unico distretto.
Le destinazioni della grande deportazione
I punti di arrivo stabiliti dalla Corona inglese per la massa dei e delle deportate si possono contare numerosi, tra le colonie dell’Impero britannico, gli Stati Uniti e l’Inghilterra. Un caso emblematico riguarda le donne e gli uomini deportati in Gran Bretagna: spesso ospitati in magazzini affollati, molti dovettero subire pestilenze mortali, a causa delle condizioni di scarsa igiene dei luoghi.
Dal 1758, dopo un importante assedio di una delle roccaforti acadiane della Nuova Scozia in aperta resistenza contro gli inglesi, le deportazioni iniziarono ad avere, come punto di arrivo, la Francia. L’epilogo fu, per la maggioranza di loro, tragico: molti, infatti, non arrivarono mai a destinazione. Dalla Francia, poi, alcuni acadiani si diressero nella Louisiana, dati i buoni rapporti tra le due potenze. Dando vita alla comunità etnica odierna dei Cajun.
La Storia dell’Acadia come un’opera d’arte
«Ho sentito il bisogno di inventare un’intera grande storia fin dall’inizio, come siamo diventati sovrani. Tutta una storia alternativa», confessa Doucette al giornale Francopresse. Dopo aver ideato il design di francobolli e monete per la nuova Repubblica, l’artista di origini acadiane torna all’anno 1746. Al campo di battaglia di Louisbourg, la famosa roccaforte francese, passata sotto il dominio inglese dopo la storica resistenza del duca d’Anville, nel 1746. Come se, quella gloriosa battaglia, fosse stata vinta dai francesi.
In realtà, quella battaglia terminerà in una tempesta, di mare, epidemia e morte. D’Anville morirà proprio in quelle circostanze. Doucette rimescola le carte, redivive i vinti e fa, dei vinti, i vincitori.
L’artista ha anche figurato che, a proclamare la Repubblica d’Acadia, fossero stati i cittadini stessi, attraverso un referendum e una carta fondativa: il referendum d’autodeterminazione del 21 giugno 1881.
Ancora oggi, nel 2021, l’Acadia utopica di Doucette si regge su un governo liberale, democratico, e progressista. Il primo ministro è Chiquita Mére, una drag queen ideata dall’artista queer di origini acadiane Xavier Gould.
Una pagina, sul sito d’informazione Wikipedia, sarà creata in onore dell’intero progetto: la “Repubblica d’Acadia”.
L’allestimento dell’opera d’arte continuerà per tutto il 2021. Avrà forma compiuta, però, solo tra il 2022 e il 2023 e terminerà con il grande allestimento alla Beaverbrook Art Gallery, a New Brunswick: «Questa serie nasce dall’ipotesi che la storia sia una bugia che nessuno mette mai in discussione. La storia è una componente essenziale della memoria collettiva di un popolo o di una nazione. Serve come punto di riferimento, base comune su cui si costruisce l’identità di un gruppo sociale». Così, conclude Doucette, parlando della sua arte, sul suo sito internet.