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Un enorme capidoglio colpì la baleniera Essex. Era il 20 novembre del 1820. Sono passati duecento anni (più uno) da quella storia che ha ispirato Moby Dick, il romanzo di Melville. E non solo, l’avventura del grande veliero ha appassionato anche lo scrittore Edgar Allan Poe che nella Storia di Gordon Pym ne ha ripreso la parte più cruenta: i poveri naufraghi furono indotti al cannibalismo, dopo essersi nutriti dei compagni morti, dovettero scegliere chi tra i vivi fosse da sacrificare. Con la pagliuzza corta. E beffa del destino, proprio chi propose il sorteggio del bastoncino, si ritrovò a estrarre quello più corto, decretando la propria fine.
Ma torniamo a quel 20 novembre di duecento uno anni fa, quando si manifestò il capidoglio – che non è proprio una balena perché ha i dentoni più definiti per la dieta strettamente carnivora. L’animale, con i suoi 25 metri, si vendicò di un attacco sferrato da tre lance che, con gli arpioni, cacciavano un gruppo di balene. Trascorsi pochi giorni dall’inseguimento del branco, l’enorme cetaceo sferrò un attacco alla baleniera da cui erano partite le barchette cacciatrici.
L’importanza del grasso di balena
La grande nave era partita in agosto da Nantucket, in Massachusetts. Questa località e quella di New Bedford rappresentavano all’epoca dei porti importantissimi, con diverse centinaia di baleniere a disposizione. Fino alla fine del XIX secolo l’olio di balena era un bene preziosissimo. Era l’unico combustibile per le lampade. Non c’era il petrolio, tantomeno i derivati, la luce elettrica non era nemmeno lontanamente in viaggio, per cui per fare luce si usava il grasso di balena. Era come l’oro.
L’Essex, dopo aver toccato le coste africane, aveva doppiato Capo Horn, poi si era spinta nell’Oceano Pacifico perché vi era bisogno di cacciare. Infatti, gli 800 barili di grasso di balena già stivati non erano un bottino sufficiente. Ed è così che si imbatté nel branco, fino a quando, il 20 novembre, il grande cetaceo sferrò i suoi colpi creando la falla irreparabile allo scafo. I naufraghi si sistemarono alla meglio sulle lance di fortuna, trascorrendo 78 giorni nell’oceano, fino a nutrirsi di se stessi. A raccontare per primo la storia fu un protagonista diretto, Chase, il primo ufficiale. Questi nel 1921 pubblicò, infatti, “Narrazione del naufragio della Baleniera Essex di Nantucket che fu affondata da un grosso capidoglio al largo dell’Oceano Pacifico”. Questo scritto capitò poi tra le mani dello scrittore Herman Melville che, nel 1951, pubblicò Moby Dick.
Le balene oggi
E adesso, a distanza di due secoli, restano le balene. La loro caccia è ora vietata in quasi tutti gli Stati. La Commissione Baleniera Internazionale, nata negli anni Trenta per adottare norme sui limiti di cattura, si è sempre più orientata verso la tutela delle balene, distinguendo la caccia commerciale da quella di “sussistenza aborigena”. Quest’ultima è condotta dalle popolazioni indigene ed è ammessa, seppur controllata da parte della Commissione. Ciononostante, in alcuni Paesi come Islanda, Norvegia e Giappone si cacciano ancora le balene per ragioni commerciali, salvo le ultime stagioni di moratoria decise in Islanda, più perché non è economicamente vantaggiosa la caccia che per ragioni di tutela.