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Operazione Prisma: gli inquirenti non si fidano dei bilanci. Tre anni sotto esame
Paolo Trapani
I bilanci della Juve sono finiti in fuorigioco. La metafora calcistica è necessaria dopo quanto avvenuto a Torino negli ultimi due giorni. Si chiama ‘Prisma’ l’operazione scattata nel tardo pomeriggio di venerdì 26 novembre, con i sostituti procuratori Mario Bendoni, Ciro Santoriello e l’aggiunto Marco Gianoglio che hanno ordinato una serie di perquisizioni negli uffici e nelle sedi della Juventus. Al centro dell’inchiesta, che per adesso vede coinvolti 6 soggetti (5 dirigenti juventini e la stessa società bianconera quale persona giuridica), ci sono gli ultimi tre anni di bilancio del club. I conti proprio non tornano, è il caso di dirlo, visto che gli inquirenti ipotizzano che i numeri non sarebbero in regola e che la Juventus non avrebbe rispettato gli obblighi previsti dalla legge, anche quelli relativi alle società quotate in borsa.
Le ipotesi accusatorie
Nello specifico la Juventus è nei guai per circa 300 milioni di euro di plusvalenze (relative alle operazioni di 42 calciatori). Queste plusvalenze sono state messe a bilancio (annualità dal 2019 al 2021) ed hanno aiutato il club a limitare fortemente il suo deficit. Sotto la lente degli investigatori sono finite le fatture (false ?) redatte per certificare i valori esagerati dei calciatori e le dichiarazioni (false?) inviate alla Consob (l’organismo che controlla le società quotate sul mercato azionario).
Il nodo delle operazioni “specchio” e le cessioni dei giovani calciatori
Il cuore delle 12 pagine del Decreto di perquisizione (che alleghiamo) è al quarto foglio. La Procura scrive che, negli esercizi contabili attenzionati, “l’analisi delle singole transazioni ha consentito di evidenziare la ricorrenza di manifesti profili di anomalia, trattandosi nella maggior parte dei casi di ‘operazioni c.d. a specchio’, poste in essere anche nei confronti di controparti ricorrenti, mediante uno scambio contestuale di calciatori ove, a fronte di una o più cessioni, sono state disposte una o più acquisizioni, ottenendo con operazioni ‘a somma zero’ tra le parti, con conseguente assenza di movimento finanziario e presenza di un duplice effetto positivo sui bilanci della cedente e della cessionaria; è il caso, a mero titolo di esempio, dell’acquisto dalla società Olympique de Marseille del calciatore Ake’ Marley per 8 milioni di euro, con contestuale cessione all’O.M. del calciatore Tongya Heubang Franco Daryl per 8 milioni di euro”. Dunque tra due club avveniva uno scambio di giocatori (spesso anche poco conosciuti e di certo non campioni) con evidenti sovravalutazioni economiche: il passaggio incrociato si concludeva senza effettivo passaggio di danaro (nonostante valutazioni super-milionarie) e sarebbe servito solo a dare ossigeno ai bilanci in perdita. Tecnicamente, infatti, le plusvalenze sono definite “una componente positiva di reddito e, nel calcio, consiste nella differenza (positiva) che intercorre tra il valore di vendita di un calciatore e il suo valore di acquisto, al netto delle quote di ammortamento e dell’eventuale svalutazione“. In sintesi: più plusvalenze, più entrate, meno deficit. Inoltre gli inquirenti, da quanto scrivono sempre a pagina 4 del Decreto di perquisizione, hanno attenzionato numerose operazioni di cessione di giovani calciatori (della Juventus under 23) con “corrispettivi rilevanti e fuori range rispetto a calciatori di medesimo livello e categoria, come nel caso dell’acquisto dalla società FC Barcellona del calciatore Marques Mendez Alejandro Josè per 8,2 milioni di euro con contestuale cessione alla stessa FC Barcellona del calciatore Pereira Da Silva Matheus per 8 milioni di euro)”.
Gli indagati
La Procura di Torino ha iscritto nel registro degli indagati, oltre alla società bianconera, il presidente Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved, l’ex chief football officer Fabio Paratici, i due chief financial officer (in periodi diversi) Stefano Bertola e Stefano Cerrato. La chiave dell’indagine, per adesso, è Fabio Paratici, fino a giugno scorso dirigente juventino con il ruolo centrale e strategico di coordinatore del calcio-mercato del club.
Le intercettazioni
A pagina 5 del Decreto dei pm inoltre si fa riferimento ad una attività di intercettazione, avvenuta nei mesi scorsi, dalla quale emergerebbero riscontri rispetto alle ipotesi accusatorie. I dirigenti bianconeri intercettati parlerebbero dell’esigenza di pianificare plusvalenze utilizzando gli scambi incrociati di calciatori e giovani calciatori dove, a fronte di una o più cessioni, sarebbero state corrisposte una o più acquisizioni con valori più alti. Va specificato che l’inchiesta è partita a maggio scorso e apre scenari difficili da prevedere, sia sui tempi sia sugli effetti per la Juventus ed in generale il calcio italiano.
I bilanci della Juventus
L’indagine dei pm torinesi vuole fare luce sui numeri reali delle casse bianconeri. Dall’analisi di tre anni di esercizi contabili ufficiali, emergono già numeri da brividi. Dal bilancio consolidato 2021, le perdite sono pari a 209 milioni di euro, mentre il patrimonio netto è pari a 28 milioni di euro (in grave discesa visto che nell’anno precedente era a 239 milioni di euro). Infine l’indebitamento finanziario: è a quota 372 milioni di euro.
L’aumento di capitale e l’andamento in borsa
L’indagine dei pm torinesi arriva in una fase cruciale per la Juventus: ad agosto scorso, il Cda del club ha approvato un aumento di capitale sociale da 400 milioni di euro, un’operazione monstre visto il rosso accumulato nel bilancio, che però a questo punto è tutta da decifrare e verificare se pienamente attuabile. Un importante prova ci sarà con l’apertura del mercato azionario, lunedì 29 novembre, quando si capirà, dall’andamento in borsa del titolo Juve, quale sarà il destino degli azionisti. Che sicuramente nelle ultime 48 ore non hanno dormito sonni tranquilli.