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2 Gennaio 2022Supporto psicologico, Federconsumatori Bologna, boom tra i 20-30 anni
Se vuoi raccontarci la tua esperienza, scrivi a lorenza.cianci@outlook.it o a redazione@lareadazione.net. A fine articolo ti segnaliamo nel dettaglio come fare.
di Lorenza Cianci
“Fame” di tutela psicologica: una percezione diagonale, che ha interessato la responsabilità e la sensibilità della maggior parte dell’associazionismo bolognese durante la fase più acuta della pandemia. Anche Federconsumatori Emilia-Romagna, con l’Ordine degli Psicologi regionale, ha avviato, nei mesi centrali del 2021, un’esperienza di sportello psicologico nelle sue sedi, con prima consulenza gratuita e successive calmierate.
Il progetto è riuscito a decollare grazie a un fondo straordinario e tempestivo pro tutela consumatori Covid-19 finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, il MiSE. E si è concluso lo scorso 30 novembre: «Il progetto ha un termine, ma la Convenzione con l’Ordine degli Psicologi continua», ci spiega Renza Barani, presidente Federconsumatori Emilia-Romagna. Lo sportello di Federconsumatori Bologna è stato aperto a tutti i cittadini, residenti e non, dai 18 agli 81 anni. Ma ad esso si sono approcciati soprattutto i e le più giovani. Dai 20 ai 30: questa sembra essere stata l’età che più ha richiesto il supporto.
Abbiamo intervistato Francesca D’Eusebio, psicologa e psicoterapeuta, referente dello sportello psicologico Federconsumatori Bologna.
Dottoressa D’Eusebio, lei è psicologa e psicoterapeuta. Dopo una specializzazione in psicologia costruttivista, ha iniziato il suo impegno da professionista nel campo del benessere e della salute mentale.
Certo. Le attività che faccio sono: privatamente, nel mio studio, con adolescenti e adulti. E lavoro anche con le scuole. Faccio degli interventi nella scuola primaria e secondaria sul cyberbullismo.
Ci vuole parlare di quest’ultima attività?
Sì. È all’interno di due progetti che si occupano dell’utilizzo consapevole di internet. Io faccio un “pezzettino”, che riguarda il cyberbullismo: una o due ore in cui spiego che cos’è, ai ragazzi e ai bambini. Non è una lezione frontale…cioè, sì, una parte anche frontale. Però mi piace molto utilizzare le esperienze: disegnare, immaginare, visualizzare. In modo da prevenire questo fenomeno, che è gravissimo. Una volta c’era il bullismo; adesso, è diventato cyberbullismo, che è ancora peggio. Perché se nel bullismo c’era un po’ una “via d’uscita” che era il tornare a casa, nel cyberbullismo siamo sempre connessi, su tutti i social.
E come rispondono i ragazzi?
Devo dire che son rimasta sorpresa. I ragazzi sono molto partecipativi, fanno la lotta per rispondere. Ma questo è positivo: perché vuol dire che si mettono in discussione, che vogliono dire la loro. Rispondono molto bene, e sto continuando a farlo, lo farò anche quest’anno. E mi piace, come lavoro.
Lei è stata la psicologa e psicoterapeuta convenzionata dello sportello psicologico nato su iniziativa di Federconsumatori Bologna. Lo sportello psicologico è nato anche grazie a un virtuoso confronto con l’Ordine degli psicologi Emilia-Romagna e ha riguardato un periodo compreso tra maggio 2021 e il 30 novembre scorso. Ci racconti com’è nata quest’esperienza per lei e come è stata organizzata nella pratica l’attività dello sportello psicologico.
Quando mi hanno chiesto di fare lo sportello psicologico sono stata molto contenta. Perché ho visto che durante la pandemia era diffuso questo malessere psicologico. Anche adesso, perché non è finita. L’ho visto attraverso i miei pazienti, quelli che avevo già: io avevo preso parte al numero del Ministero della Salute e Protezione Civile, il numero di supporto psicologico del Covid, e anche lì mi ero fatta un’idea. Poi, attraverso i familiari. E, poi, come avevo vissuto io stessa la pandemia: perché alla fine l’abbiamo vissuta anche noi psicologi, siamo degli umani anche noi. Mi interessava molto: lo sportello psicologico è stato fatto proprio per abbattere lo stigma dello psicologo, per arrivare ai cittadini nel modo più diffuso e veloce possibile. C’è stato un malessere psicologico: ma, io penso, in momenti diversi. Per alcuni, è stato più pesante il lockdown; per altri, è stato più pesante uscire dal lockdown perché era un “fattore protettivo”. Altre hanno vissuto molto male l’isolamento: non riuscire ad avere contatti, se non online. Ho deciso di accettare, perché mi sembrava molto utile: il primo appuntamento era gratuito. Per i successivi, se uno avesse deciso di continuare, ci sarebbe stato un prezzo calmierato. Le persone potevano scrivere una mail oppure chiamare in Federconsumatori. Potevano prendere l’appuntamento qua, nel mio studio. Oppure in Federconsumatori, che è in centro a Bologna.
Allo sportello i cittadini arrivavano perché iscritti a Federconsumatori o il supporto era rivolto alla cittadinanza indipendentemente dal tesseramento?
No, no, non c’era bisogno di iscrizione. Bastava che uno sapesse di questa iniziativa. Non importava neanche far la tessera. Arrivavano perché l’avevano visto sul sito di Federconsumatori, su qualche locandina, qualche pubblicità su Facebook o Instagram. Era rivolto a tutta la cittadinanza, il bando era proprio per quello.
Cosa è emerso durante questo periodo di attività di supporto psicologico attraverso lo sportello di Federconsumatori? In particolare, se ricorda, nella fascia d’età più giovane con cui lei ha avuto a che fare.
Devo dire che la maggior parte delle persone che si sono rivolte allo sportello erano persone giovani, dai 20 ai 30 anni. Ho avuto anche delle persone più grandi, però tanti erano giovani. Alcuni hanno sofferto, come dicevo prima, per l’isolamento. Magari, appena arrivati a Bologna, è partita la pandemia, il lockdown, non conoscevano nessuno, chiusi in casa…
Quindi stiamo proprio parlando di ragazzi di diciannove, vent’anni?
Sì, sì. Ne ho avuti anche di diciannove, venti, venticinque anni. Abbastanza giovani: molti avevano avuto questo problema di isolamento. Anche perché uno va all’Università, si immagina che conoscerà mille persone. Magari le conosce…ma non le può più vedere. Però, devo dire che sono arrivate con problemi più disparati: da “voglio mettere a posto una relazione”. O: “non riesco più a fare gli esami all’Università”, “mi sento molto triste”, “ho notato di avere questo problema, di solito, quando mi relaziono con le persone”. Tanti problemi diversi. Mi ha dato l’idea che la pandemia abbia fatto in modo che le persone abbiamo iniziato, per forza di cose, a riflettere di più su stesse.
Magari, a spalancare gli occhi proprio sulla loro condizione di essere Persona.
Sì, mi è sembrato così. Alcuni problemi sono sorti a causa della pandemia che può essere vissuta come un evento traumatico, ad esempio un umore basso, in altri casi invece è come se la pandemia avesse fatto venir tutti quanti i nodi al pettine. Le persone hanno riflettuto. Magari, qualcuno ha anche pensato: “vado, e voglio iniziare un percorso”. Molti sono venuti con l’idea di iniziare un percorso, per migliorarsi, per capire come orientarsi.
Forse che la pandemia sia stata un momento di spartiacque tra un prima e un dopo? C’è stata l’impellenza del cambiamento, perché comunque i tempi stavano cambiando.
Può essere quello. Mi ha dato questa idea, quella di persone che hanno riflettuto molto su se stesse, per forza di cose. Qualcuno ha deciso di iniziare un percorso, qualcuno no.
Ha percepito, nella pandemia, una forma di mutuo aiuto tra le realtà degli “addetti ai lavori” nel settore del benessere psicofisico della persona?
Secondo me, ci siamo tutti molto mossi in questo momento della pandemia, son state fatte tante iniziative. Dal numero del Ministero a questi sportelli. Ci sono stati tanti spunti di sostegno, ci siamo mossi molto per aiutare le persone. Questa è, almeno, la mia percezione. Poi bisogna sentire le persone, cos’hanno percepito.
Ancora oggi stiamo “transitando” nella pandemia da Covid-19. Come si sente di rispondere alla domanda: a chi mi posso rivolgere se non mi sento bene, sono giovane e non ho grandi disponibilità economiche? A chi chiedere aiuto se mi sento solo?
Intanto, speriamo che lo sportello di Federconsumatori continui. Se continuerà, potranno venire allo sportello. Poi, ci sono dei servizi, che c’erano già anche prima della pandemia: lo sportello dell’Università. E anche l’Asl organizza spazi per i più giovani, anche se sono fino ai 19 anni: dai 14 ai 19. Invece, all’Università, sono dai 20. Guardando il sito del Comune, c’è, ad esempio, Flash giovani, e tanti sportelli offerti da altre associazioni di volontariato. Che, magari, fanno tariffe calmierate. E lì, ci si può rivolgere, se uno ha bisogno di aiuto. Non da ultimo, gli psicologi privati. Lo so che costano, però, penso sempre: dallo psicologo non ci vanno i matti ma le persone che hanno qualche difficoltà. Quindi, anche dover chiedere ai genitori…
Ecco, precisiamo questo punto. Sono giovane, voglio andare da un/una genitore a chiedere di essere accompagnato economicamente in un percorso psicologico. Cosa consiglia a un o una ragazza che ha pudore a chiedere aiuto ai genitori?
Per fortuna, non tutte le persone hanno questa idea dello psicologo dei matti. Alcune volte, mi viene da consigliare: “ma sei sicuro che i tuoi genitori la pensino così?”. Quindi, prima, andare a verificare questo “pregiudizio”: perché, magari, non lo è. Anche se è così, si può provare comunque ad aprirsi verso un genitore: perché non è detto che ci dica no. Magari gli facciamo vedere qualcosa di noi stessi.
Cosa si può fare di più per i e le giovani e quali sono le difficoltà che lei incontra nel supporto psicologico.
Tanti non arrivano per quella cosa che abbiamo appena detto: “perché non ho soldi e non so a chi chiederli. E non voglio chiederli ai miei genitori”. Quindi si potrebbe sensibilizzare, come poi viene già fatto. Perché dello psicologo si parla tanto, non è come un tempo, per fortuna. Cos’altro? Io mi auguro tanti altri bandi per fare altri sportelli psicologici, in modo da poter aiutare persone di qualsiasi età, e anche i giovani. Anche bandi per laboratori. La problematica sono i bandi: se escono, o se non escono. Perché, se escono, noi psicologi siamo sempre pronti per cogliere la palla al balzo e poter aiutare gli altri.
FOTO CREDIT: L’immagine è stata concessa e autorizzata dalla dottoressa D’Eusebio. Non è possibile in nessun caso riprodurla senza il di Lei consenso espresso.