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di Dania Ceragioli
Il 19 dicembre sulle reti Mediaset è andato in onda un documento unico “Francesco e gli invisibili, il Papa incontra gli ultimi”. Ancora una volta il Pontefice ha aperto le porte della sua casa a Santa Marta per far entrare quattro esponenti della società civile (una scout, una senza tetto, un ergastolano, una mamma vittima di violenza domestica) per dare loro una strada di speranza attraverso un dialogo intimo e profondo.
Grazie all’Associazione Senza Veli sulla Lingua, di cui Giovanna la donna vittima di violenza fa parte, siamo riusciti a ottenere una sua ulteriore testimonianza. La vicepresidente dell’associazione, Patrizia Scotto di Santolo, ci ha rivelato anche i dettagli che hanno portato alla scelta della storia di Giovanna.
“Siamo state contattate dal giornalista vaticanista Fabio M.Ragona che era alla ricerca di una donna che potesse fornire la propria storia durante una trasmissione televisiva in cui Papa Francesco incontrava gli ultimi, gli invisibili. La storia di Giovanna M. che era stata aiutata dalla nostra associazione ci è apparsa subito la più idonea. Senza alcuna rassicurazione di essere raccontata, fra le altre migliaia pervenute alla loro redazione, è stata poi selezionata e con grande stupore scelta.
“Sono Giovanna, una mamma di quattro figli. Ho avuto una vita familiare difficile fatta di violenza, di miseria e il covid mi ha portato via la casa e il lavoro. Sono emozionata perché fra poco incontrerò Papa Francesco. Molto spesso mi sento invisibile e che Papa Francesco ascolti la mia voce mi fa sentire che esisto”.
Ci potresti raccontare la tua storia?
Non avendo mai avuto un lavoro stabile ho sempre avuto problemi a mantenere dignitosamente i miei figli. In questi anni difficili mi sono sentita sola, mentre avrei tanto desiderato qualcuno che avesse potuto strapparmi via da quell’incubo in cui ero finita e che percepivo senza via d’uscita. Essendo senza una sussistenza economica, questo mi impediva di andarmene, di lasciare quella casa. Inoltre, quando ti ritrovi con la persona sbagliata, nel mio caso un narcisista, affondi sempre più in spirali nelle quali è facile perdersi.
Sono quindi ritornata al mio paese d’origine, questo accadeva a fine ottobre 2018, dopo l’ennesima lite violenta, ho preso coraggio e consapevolezza del fatto che io e mio marito non avremmo mai più potuto vivere sotto lo stesso tetto. Dovevo tutelare la mia incolumità, ma anche e soprattutto quella dei nostri figli.
Mi sono trasferita quando ancora il mio corpo presentava segni di tangibile violenza. Seppure ricoperta di ecchimosi e ancora sotto shock, sapevo però di non avere più tempo, dovevo agire e trovare immediatamente un alloggio per dare stabilità ai ragazzi.
Mi sono quindi rivolta ad un centro di aiuto, da dove poi sono stata reindirizzata verso altre associazioni del territorio. Ho finalmente ottenuto tutto il supporto di cui avevo bisogno.
Come sei entrata in contatto con l’Associazione SVSL?
Ho conosciuto l’associazione Senza Veli sulla Lingua attraverso una persona a me cara, anche se già conoscevo il loro operato. Attraverso i loro legali sono anche riuscita a risolvere quelle questioni burocratiche troppo a lungo rimandate. Mi sono stati tutti molto vicini, la stessa presidente mi chiamava anche più volte al giorno. Una vera squadra di professionisti a cui devo tanto, mi sono sentita accolta e soprattutto non giudicata.
Quali emozioni hai provato quando ti hanno comunicato di essere stata scelta per questo incontro?
Quando la presidente Ebla Ahmed mi comunicò che l’associazione mi aveva scelta per incontrare il Santo Padre credevo stesse scherzando.
Solo quando ho realizzato che era vero, sono stata assalita da una serie di emozioni, mi è subentrata una forte scarica di adrenalina, ma anche di paura.
Come definiresti il tuo rapporto con la fede prima dell’incontro con il Santo Padre?
Prima di incontrare Papa Francesco la mia fede era spenta, me ne ero allontanata credendo che il Signore avesse problemi più importanti, che pensare alla sottoscritta. Intimamente però sapevo che lui non aspettava altro che mi riavvicinassi, perché Dio non è invadente, resta sempre lì con le braccia aperte paziente ad attenderci.
Avevi delle aspettative riguardo a questo colloquio, o tutto si è svolto esattamente come avevi immaginato?
Non avevo alcuna aspettativa, avevo solo bisogno di sentirmi parte del mondo e Papa Francesco mi ci ha fatta sentire.
Cosa ti ha lasciato questo incontro?
L’incontro col Santo Padre mi ha lasciato tanta determinazione voglia di una sana rivincita, adesso sono più serena e ho ricominciato ad amarmi.
Quali sono i progetti per il tuo futuro ce li vuoi svelare?
Attualmente collaboro con l’associazione Senza Veli sulla Lingua.
Ci sarebbero diversi progetti che vogliamo portare a termine, ma purtroppo gli esigui finanziamenti che ci vengono erogati non ci consentono di realizzarli tutti. Le donne che escono dal tunnel della violenza domestica devono essere aiutate non solo a trovare una casa, ma anche un lavoro che ridia loro dignità.
Quale messaggio vorresti inviare a tutte quelle donne che stanno vivendo la tua stessa condizione?
Vorrei dire a tutte queste donne di non sentirsi mai in colpa, di non sentirsi giudicate e soprattutto sole. È necessario chiedere aiuto agli amici, ai conoscenti, alle associazioni senza provare vergogna. Dobbiamo primariamente amare noi stesse, molte di noi poi hanno dei figli, dobbiamo farlo anche per loro.