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Attenzione ai traffici illegali, l’Italia si mobilita per l’accoglienza
di Antonella Testini
“Tutti i minorenni che entrano nel nostro Paese devono essere registrati e censiti. Per quelli che arrivano con un accompagnatore va accertata l’esistenza di un rapporto di parentela, per quelli che invece arrivano soli si deve procedere immediatamente alla segnalazione al tribunale per i minorenni per una rapida nomina del tutore volontario e la presa in carico da parte del Comune. Per l’accoglienza dei nuclei familiari si deve ricorrere a strutture che siano adatte anche ai minori, mentre se l’inserimento dei minorenni soli avviene in famiglia ciò deve avvenire in quelle che già abbiano un’esperienza e siano adeguatamente formate. La generosità manifestata in questi giorni è encomiabile, ma l’accoglienza non si improvvisa e non si può fare semplicemente sull’onda dell’emotività”.
Queste le parole diffuse poche ore fa dalla Garante per i diritti dell’Infanzia, Carla Garlatti dopo le tante sollecitazioni arrivate dalla associazioni che si occupano di adozioni e accoglienza.
Se c’è qualcosa che fa più male della guerra, è proprio la guerra negli occhi dei bambini. Bambini uccisi dalle bombe mentre cercavano di scappare, bambini costretti a dividere il pavimento di un bunker con degli sconosciuti e a passare ore sotto terra, bambini che in poche ore si sono visti privare di tutto, della casa, della scuola, degli amici, dei propri papà. Bambini costretti a raggiungere la frontiera a piedi, sotto il freddo, a volte malati e senza medicinali. Bambini a cui è stata inflitta una ferita nel profondo del cuore da cui difficilmente guariranno.
Nei giorni scorsi era stata l’Unione famiglie adottive a lanciare l’allarme su un rischio concreto di “perdere” decine di bambini vittime dell’assurdo conflitto scoppiato in Ucraina.
Denunciate reti per l’adozione immediata
Proprio l’Ufai aveva pubblicamente denunciato l’esistenza di una rete di adozioni pubblicizzata da persone non meglio identificate che promuovevano “l’adozione immediata di bambini ucraini” assicurando “di essere in contatto con avvocati ucraini”.
Messaggi che sono stati sottoposti all’attenzione della polizia postale per le dovute verifiche. Intanto ancora l’Ufai con un lungo e articolato comunicato ha provveduto a fare chiarezza sottolineando che “in Italia, l’affido è un istituto giuridico, dove le coppie accoglienti devono essere preparate e vagliate dai Servizi Sociali e dai TDM (Tribunale dei minori) per essere inseriti in lista”.
Come spiega Elena Cianflone, presidente Ufai: “E’ necessario censire i bambini che arrivano in Italia poiché nella stragrande maggioranza dei casi dei bambini ucraini, si tratta di minori non accompagnati e quindi nella maggioranza non adottabili, con legami biologici nel loro Paese. Legami preziosi e fondamentali da tutelare per ricostruire i ricongiungimenti familiari alla fine del conflitto”.
L’appello della Garante dell’Infanzia
Di qui la richiesta inviata al Garante dell’Infanzia di intervenire affinché il tavolo dei ministri di Maio e Bonetti, oltre che la CAI, pubblichi al più presto i protocolli e provveda al censimento dei minori, in collaborazione ai Bureau Internazionale dell’Infanzia e soprattutto con l’Osservatorio Anti Molestie.
“In Italia – spiegano ancora dall’Ufai – abbiamo un grande numero di persone formate come tutori per minori non accompagnati, coppie di già genitori adottivi, o coppie preparate e con decreto in attesa di adottare oppure in lista per l’affido che potrebbero essere adatte per l’affido temporaneo di questi bambini. Ma queste coppie devono essere ben informate circa il fatto che si tratti di misure temporanee difficilmente traducibili in affido sine die o adozioni. Resta chiaro, ovviamente che sono bambini che arrivano da situazioni strazianti. E che l’accoglienza in famiglia è un atto di grande umanità e amore. Abbiamo chiesto inoltre alle Istituzioni che vengano istituite équipe di psicologi formati e mediatori culturali a supporto delle strutture e delle famiglie che accoglieranno questi minori. Ma soprattutto chiediamo che siamo le Istituzioni a gestire e controllare queste liste”.
Sollecitazioni a cui proprio la garante dell’Infanzia ha deciso di rispondere ribadendo che “è necessario seguire sempre i canali previsti dalla legge, facendo riferimento alle istituzioni competenti: forze dell’ordine, prefetture, tribunali per i minorenni e servizi sociali. Rispettare procedure regolari rappresenta l’unico modo per assicurare un’adeguata accoglienza e allo stesso tempo protegge dal rischio di sparizione, tratta, traffico e sfruttamento e assicura il rispetto di diritti fondamentali come quelli alla protezione, all’istruzione e alla salute”.
Un appello a cui si spera possano seguire immediatamente misure concrete tra cui proprio il censimento dei bambini, se si pensa che molti di loro arrivano con il proprio nome e cognome segnati sul braccio e in pochi casi un numero di telefono a cui far riferimento, magari un genitore rimasto in patria.
Una situazione straziante se si considera che sono bambini dai 4 ai 10 anni schiacciati dalle atrocità del conflitto.
Secondo Save The Children sono 7,5 milioni i bambini a rischio per la guerra in Ucraina di cui “oltre 1 milione” i bambini fuggiti nei Paesi limitrofi.
“I bambini spesso non hanno altro che i vestiti che indossano per ripararsi e si stanno ammalando perché la temperatura è molto rigida, ma trovare le medicine ormai è un’impresa ardua. – sottolinea Save the Children – Le vie di comunicazione esterne sono interrotte e riuscire ad avere accesso ad ogni tipo di bene di prima necessità è molto difficile. I bambini hanno dovuto lasciare la scuola e, sebbene in questo momento possa apparire un problema secondario, spesso durante un conflitto l’istruzione è l’unica parvenza di normalità per evitare che i minori precipitino del baratro del disagio mentale, dovuto al trauma che stanno vivendo quotidianamente”.
Save the Children chiede perciò “con forza un’immediata cessazione delle ostilità, unico modo per proteggere i bambini dalla violenza e da altre violazioni dei loro diritti”.
Tuttavia se i minori accompagnati possono, nella tragedia del momento, contare almeno sulle loro mamme, sono tantissimi i bambini che hanno superato la frontiera soli. Bambini rimasti orfani o lasciati nelle carovane dei profughi mentre i genitori sono rimasti a combattere.
E’ per loro che anche in Italia si stanno mobilitando molte organizzazioni al fine di aiutarli ed evitare che possano finire in traffici illegali quali reti di pedofili e traffico illegale di organi.
“E’ già successo durante altre guerre – denuncia Elena Cianflone – evitiamo che altri bambini possano finire in mani barbare. Serve l’aiuto di tutti”.