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Prima che scoppiasse la guerra in Ucraina, la nostra fotoreporter Dania Ceragioli è stata al confine tra l’Estonia e la Russia, dove vive una popolazione indigena che rischia di scomparire, a seguito della divisione tra i due Stati.
di Dania Ceragioli
C’era una volta un regno incantato abitato da re e da regine. Era il regno dei Seto, una minoranza etnica indigena che viveva in armonia con la natura e l’intero creato. Questa vasta area chiamata Setomaa, situata tra il sud-est dell’Estonia e il nord-ovest della Federazione Russa non esiste più nella sua interezza. In seguito all’indipendenza estone nel 1918 le terre vennero sottratte alla popolazione che le abitava e furono ridistribuite. Con l’occupazione sovietica il territorio venne ulteriormente diviso fra i due Stati e dal 1993 il confine russo non è più attraversabile senza visto. I Seto che sono circa 13.000, si trovano oggi divisi nella quotidianità, la maggior parte di loro ha scelto di vivere in Estonia, dove con maggiore facilità riesce a portare avanti gli intenti di preservazione della propria cultura. I Seto hanno una propria lingua appartenente al ceppo linguistico Baltico-Finlandese che fa parte del gruppo Ungro-Finnico. Definiti anche mezzi-credenti per la contaminazione fra i riti pagani e ortodossi che osservano, rivestono il canto di una importanza fondamentale.
Il loro canto multi-tonale detto leelo dal 2009 è divenuto Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. I loro abiti finemente ricamati richiamano i disegni della loro bandiera, le donne ne posseggono uno nuovo e uno antico, quest’ultimo indossato solo durante le celebrazioni. Le sposate portano un copricapo che ne nasconde i capelli e appariscenti collane in argento, la complessità e dimensione dei gioielli sono un segno distintivo di ricchezza. Da questo nasce un loro modo di dire che afferma “Una donna va sentita prima che vista”. Ogni anno nella contea di Radaja, oltre il confine russo viene celebrato il festival della cultura Seto. É questa una occasione di incontro e scambio, dove tutti i gruppi estoni e russi si ritrovano. Intorno al piccolo museo che ne testimonia il passato e sotto lo sguardo attento del re e della regina, (che ancora oggi vengono eletti) le celebrazioni hanno il loro inizio. Fra canti e danze tradizionali, vengono tenuti discorsi, piantati piccoli alberi. propiziata la terra. Il grande falò acceso alla conclusione dei festeggiamenti è in onore di Peko la divinità Seto della fertilità e dei raccolti. Il futuro di questo popolo oggi appare incerto, anche se diverse istituzioni sono state create per salvaguardare la loro identità culturale. Soltanto i giovani potranno aiutare a tramandare il loro grande patrimonio decidendo di ripopolare queste terre, troppo spesso abbandonate per povertà e mancanza di lavoro, riunificando dove il confine li aveva divisi.