Piccole Lezioni di Interdipendenza
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La guerra in Ucraina e la nuova geopolitica
di Paolo Trapani
L’invasione russa in Ucraina, iniziata il 24 febbraio scorso, tra le sue numerose devastanti conseguenze porta con sé anche la contesa e ridefinizione dei confini territoriali tra i vari Stati dell’Est Europa.
In particolare, adesso, è tutta l’integrità territoriale dell’Ucraina ad essere a rischio. E uno dei punti più delicati riguarda sicuramente la Transcarpazia, regione dell’Ucraina occidentale che da tempo è fonte di attrito tra Kiev e l’Ungheria.
La Transcarpazia
Nell’area, una piccola striscia di territorio che traccia il confine tra gli ucraini e gli ungheresi, vige da sempre il problema, spinoso, della minoranza magiara (150mila residenti).
L’oblast (regione) della Transcarpazia ha una superficie totale di 12800 km² e si trova sulle pendici sud-occidentali e sulle colline pedemontane dei Carpazi che coprono l’80% della regione. La Transcarpazia è l’unica delle 24 oblast (regioni) ucraine a confinare con quattro Paesi diversi: Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania (vedi zona rossa nella foto della mappa).
Ambizioni ungheresi
Le mire ungheresi sulla regione non nascono oggi ma si intrecciano in maniera significativa con quanto accade in questa zona del mondo da 8 anni a questa parte: da quando sono nate le contese russo/ucraine sulla Crimea e il Donbass (2014).
Il governo di Budapest, che vede al potere il primo ministro Viktor Orbán, non ha mai nascosto simpatie per Putin e il governo russo. E nel 2014, mentre Mosca muoveva le sue truppe sulla Crimea e iniziava il conflitto nel Donbass, proprio il partito di governo magiaro Fidesz iniziò a sollecitare più autonomia per le comunità ungheresi della Transcarpazia.
Inoltre, a settembre 2021, in Ungheria, è stato designato nuovo ministro degli Esteri un politico filorusso, Péter Szijjártó, che ha intrapreso una selezione del personale ministeriale, allontanando quelli ritenuti “filo-occidentale” (circa 200 dipendenti su 1800).
Minoranze linguistiche e diritti di cittadinanza
Adesso che tutta l’Ucraina rischia di disgregarsi, i suoi confini, ad est come a sud ed ovest, rappresentano aree a forte rischio di contesa politica e militare.
Nella Transcarpazia, circa 10 anni fa, è stata abolita la legge sulle minoranze linguistiche: la popolazione delle lingue minoritarie (ungheresi in primis) si vide colpita dal provvedimento. A questo antefatto va aggiunto che nel 2017, con il varo della nuova legge sull’istruzione, è stato stabilito che solo le scuole primarie possano essere svolte in lingua minoritaria. La normativa fissa come unica lingua degli istituti superiori l’ucraino.
Alla lingua poi si aggiunge il problema passaporti e cittadinanza. L’Ungheria attua una politica di apertura e facile concessione della cittadinanza ai richiedenti della minoranza magiara, l’Ucraina proibisce il doppio passaporto.
Nazionalismi in conflitto
Tutti questi fattori alimentano da tempo i rispettivi e contrapposti nazionalismi. Come riporta il sito web www.eastjournal.net ci sono stati numerosi ‘incidenti’ negli ultimi anni: “nel 2017 alcuni manifestanti hanno tentato di bruciare la bandiera ungherese sul municipio di Berehove, mentre nel 2018 la sede della KMKSz a Užhorod è stata colpita da attacchi incendiari e colpi di molotov per due volte. Nel 2020, la sede dell’Associazione culturale e la casa del suo presidente László Brenzovics sono state perquisite per cercare prove di un piano per favorire la dissoluzione del paese“.
Dunque la situazione è a dir poco complicata e basta una piccola miccia per accendere un ulteriore fronte di fuoco: i rapporti tra Ungheria e Ucraina non sono buoni e non a caso dall’inizio delle operazioni militari russe nel territorio di Kiev, il governo di Orbán ha avuto una posizione poco chiara rispetto alle parti in causa ed a come schierarsi ufficialmente. La speranza adesso è che quanto sta accadendo con la guerra non inneschi ulteriori frizioni aprendo nuovi scontri armati.
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