Questo mare è mio
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Il Reddito di cittadinanza tiene banco, ma quali saranno i primi provvedimenti del nuovo governo Meloni? Nel primo Consiglio dei ministri quali saranno i primi atti della nuova squadra che guida l’Italia?
In tanti se lo chiedono e non mancano le ipotesi sul tavolo. Con ogni probabilità, oltre ovviamente ad intervenire con forza sul fronte “caro energia”, per agire al fianco di famiglie e imprese che sono alle prese con le bollette pazze, il nuovo esecutivo agirà su due fronti caldi che ritiene prioritari.
Pax fiscale
In primis il governo Meloni vuole intervenire sul fronte fiscale. Con ogni probabilità verrà varato un provvedimento sulle cartelle esattoriali. Si vuole intraprendere un nuovo percorso di pax tributaria tra Stato e cittadini. Innanzitutto si punta a cancellare tutte le cartelle con importi inferiori ai 1000 euro. Gli esperti prevedono poi un atto governativo di “saldo e stralcio” sulle cartelle esattoriali con un ammontare tra i mille e i 3.500 euro. Il meccanismo dovrebbe comportare un versamento del 20% del dovuto fiscalmente, con un taglio del restante 80%.
Per gli importi superiori a 3.500 euro, invece, si prevederà il pagamento totale dell’imposta dovuta e maggiorata del 5%, con l’annullamento di sanzioni e interessi e la rateizzazione automatica in dieci anni.
Il nuovo governo vuole anche agire su quei contenziosi tributari tra Stato e contribuenti che ancora non hanno determinato l’emissione della cartella esattoriale. Non si conoscono i dettagli dell’intervento su questo versante.
Reddito di cittadinanza
L’altro fronte ritenuto prioritario dal Premier Meloni e dalla sua squadra è il reddito di cittadinanza. Annualmente ha un peso contabile di 8 miliardi di euro. Una cifra imponente per le casse statali.
La Meloni ha spiegato che la ratio politica della riforma della misura di sostegno contro la povertà è di togliere la possibilità di ricevere il Reddito di cittadinanza per chi è in grado di lavorare. Chi non è in età o in condizione di poter lavorare continuerà invece a percepire il sussidio.
Il problema è che le statistiche aggiornate affermano che circa 4 percettori su 5 attualmente impiegabili non stanno lavorando ed il governo vuole togliere il reddito di cittadinanza a coloro che rifiutano anche una sola proposta di lavoro. Il resto della riforma del provvedimento nato nel 2019 per contrastare la povertà è tutto da scrivere. E non è scontato che la riforma si esaurisca solo a questi ambiti di intervento.