L’Iran visto con gli occhi degli iraniani
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Ecco la seconda parte della nostra inchiesta sull’Iran. Dopo la morte di Masha Amini, lo sport mostra la potenza del proprio linguaggio. Per contro, il regime fa rapporto sulle discipline sportive femminili. Ed ecco cosa riferisce.
L’Ucraina e un comitato di sportivi chiedono: escludete l’Iran dai mondiali di calcio. Ma le autorità iraniane replicano, dati alla mano, sulle pari opportunità. Il caso Iran, con le proteste in corso da settimane dopo la morte di Mahsa Amini, la ventiduenne curda “rea” di non portare adeguatamente il velo (Hijab) e deceduta dopo l’arresto della polizia, sta colpendo in pieno lo sport che diventa così luogo di un’importante mobilitazione.
Scontri internazionali
Sono già tre i casi esplosi a livello internazionale contro Teheran. Il primo è scaturito da una lettera alla FIFA, inviata da uno studio legale a nome di un comitato di ex e attuali esponenti dello sport: la nota chiede di sospendere la Federazione iraniana (FFIRI) dalla partecipazione ai Mondiali di calcio in Qatar (si svolgeranno dal 20 novembre al 18 dicembre).Il secondo caso ha riguardato l’atleta Elnaz Rekabi che ha partecipato ai Campionati asiatici di arrampicata sportiva in Corea del Sud, senza indossare il velo. Sarebbe stata posta agli arresti domiciliari, senza possibilità di usare il cellulare. A riferirlo è stata la Bbc in lingua farsi, dopo le notizie del ritorno a Teheran della Rekabi. Proprio nelle scorse ore il governo iraniano ha smentito l’episodio e garantito che, se si qualificherà, Rekabi potrà partecipare alle Olimpiadi del 2024. L’ultima miccia nelle scorse ore l’ha accesa la Federcalcio Ucraina che ha rivolto un appello ufficiale alla FIFA affinché escluda la nazionale iraniana. L’Iran è accusato di fornire armi alla Russia nella guerra contro Kiev e di aver violato contemporaneamente diversi articoli dello statuto FIFA sui diritti umani e sulla lotta alla discriminazione.
Le proteste e la repressione
Nella Repubblica Islamica i morti legati alle continue proteste di piazza per il caso Amini sono stati finora 244, tra i quali 32 bambini. Le persone tratte in arresto sono 12.500. E bisogna ricordare, più in generale, che la Repubblica Islamica purtroppo è in testa nella triste graduatoria delle esecuzioni capitali. Spesso le sentenze di condanna che prevedono la pena di morte giungono al culmine di processi sommari e per “reati contro la morale”, a partire dalla omosessualità.
Lo sport “grimaldello” della svolta?
Ormai lo sport, il calcio in particolare, rappresenta un fenomeno popolare e globale: proprio le grandi manifestazioni internazionali potrebbero fungere da “grimaldello” di imprevedibili stravolgimenti? È sicuramente presto per immaginare tempi e modi di una svolta sociale e politica in Iran, ma le impetuose rivolte di alcuni anni fa occorse in diversi altri Paesi musulmani, segnati dalle rivoluzione della “primavera araba” (Libia, Tunisia, Egitto in primis), sono la prova di come la storia spesso intraprenda percorsi clamorosi. I diritti delle donne e lo sport alimentano da tempo il dibattito internazionale: in Iran non ci sono divieti ufficiali per l’ingresso delle donne allo stadio, ma spesso viene loro negato l’accesso.
La rivoluzione islamica e la condizione delle donne
L’attuale regime teocratico in Iran è al potere dopo la Rivoluzione del 1979, che scatenò la cacciata dello Scià di Persia dal Paese e la salita al potere degli Ayatollah. Da allora le condizioni di vita delle donne sono fortemente limitate e ciclicamente riesplodono le polemiche sulla presunta mancata tutela dei diritti umani. Il caso “Masha Amini” tiene banco da settimane perché mai come adesso le proteste nel Paese si sono allargate a macchia d’olio e la repressione delle autorità sta determinando vittime e arresti. Il rischio di una ulteriore escalation sia dei cortei sia del pugno di ferro del regime non si può escludere.
I numeri delle autorità iraniane sulla condizione delle donne
Da parte loro le autorità iraniane smentiscono fortemente che le pari opportunità siano a rischio nel Paese. E a dimostrazione di questa teoria il regime ha diffuso una serie di statistiche in vari campi. Ad esempio: nell’istruzione, la quota di donne docenti universitari è aumentata del 30% e nelle università di scienze mediche del 34%. Sul versante analfabetismo, tra donne e ragazze in Iran, sarebbe stato quasi sradicato poiché il tasso di alfabetizzazione ha raggiunto il 99,3% e il rapporto tra studenti femmine e maschi è aumentato del 28%. Sul fronte economico, nel campo dell’occupazione e dell’imprenditorialità operano 4.200 fondi di credito per le donne rurali. Inoltre, 2.390 donne lavorano come membri del consiglio di amministrazione di società basate sulla conoscenza.
Donne, sport e mass media secondo il regime
Stando sempre ai dati diffusi dalle fonti ufficiali del regime, in Iran ci sono circa 16mila club sportivi femminili e 3mila medaglie sono state vinte da atlete negli ultimi eventi mondiali. Inoltre, 70 donne sono state presidenti di comitati sportivi a livello provinciale e 51 donne sono state presidenti e capi di federazioni sportive. Inoltre, circa 88mila arbitri donne hanno partecipato a competizioni nazionali e internazionali e le donne iraniane hanno lavorato in 97 sedi internazionali nelle federazioni sportive mondiali. Nel campo dei media, il tasso di partecipazione delle donne nel campo delle tecnologie dell’informazione ha raggiunto il 5%, 903 registe hanno lavorato nel campo del cinema e 2000 donne specialisti hanno lavorato dietro le quinte. Inoltre, 114 premi nazionali e 128 premi internazionali sono stati vinti da registe in importanti festival. Zahra Ershadi, ambasciatrice dell’Iran e vice rappresentante presso le Nazioni Unite, ha affermato che l’Iran ha compiuto progressi significativi nell’emancipare le donne, nonostante le sanzioni attuate dagli Stati Uniti.
Questo è il rapporto ufficiale presentato dal regime:
https://en.mehrnews.com/news/192915/Achievements-of-women-after-Islamic-Revolution
https://www.tehrantimes.com/news/478231/Iran-s-women-s-football-team-to-play-Belarus