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Tra connected care e metaverso: come sta cambiando la fruizione di alcune prestazioni mediche.
Sembra imprescindibile la fusione tra mondo reale e virtuale, tant’è che in merito, Luciano Floridi, ha coniato il termine onlife, per descrivere l’impossibilità nella nostra epoca di distinguere tra attimi di esistenza online e quelli offline. Effettivamente se si pensa al metaverso e alla realtà virtuale, esse sono state integrate nel mondo commerciale, sociale, educativo e dell’intrattenimento; per questo non stupisce che anche il settore sanitario abbia iniziato a guardare alla VR come ad una possibilità, e alternativa per compiere tutte quelle procedure che possono essere realizzate a distanza.
Immaginate di avere un consulto medico direttamente da casa vostra, evitare così il traffico, l’attesa, e poter parlare con il vostro dottore senza uscire dalla vostra abitazione. È proprio questo l’idea di una Sanità trasposta nel Metaverso e nella realtà virtuale, ovvero offrire al paziente una serie di servizi che non hanno bisogno del approccio diretto, e a cui si può accedere grazie al supporto delle tecnologie tridimensionali e immersive della realtà virtuale (VR), della realtà aumentata (AR) e dell’intelligenza artificiale (AI).
La connected care: per una cura decentralizzata e connessa
La commistione tra digitale e sanità si sta già realizzando con lo sviluppo della connected care. Un modello di sanità innovativa che ha lo scopo di trasformare le cure a domicilio in visite “da remoto”, passando così ad un approccio che viene definito di cura decentralizzata e connessa.
Nella connected care sono incluse la telemedicina, il monitoraggio remoto dei pazienti e lo scambio di comunicazioni tra i medici e i loro pazienti. La cura connessa può essere, ad esempio, utilizzata per una consultazione del proprio quadro clinico o per avere un breve consulto che non necessita della presenza in loco. Sfruttando le applicazioni tecnologiche (VR, AI e dispositivi wearable) a cui paziente e medico devono essere entrambi collegati, la visita avviene a distanza in tempo reale facendo risparmiare al paziente l’attesa e lungaggini burocratiche.
La connected care, per queste sue caratteristiche, è uno modello che intende mettere al centro la prevenzione, incentivando monitoraggi costanti e decisamente più comodi per il paziente.
Simile alla connected care, ma con una modalità nettamente più immersiva, è l’idea che fonda l’ospedale situato nella realtà virtuale. Oltre ai consulti con il proprio medico, questa tecnologia può essere anche usata per le visite verso famigliari o amici ricoverati che non si possono visitare, in modo così da dare una sensazione immersiva e completa dell’incontro, e alternativa da quella delle video chiamate.
Ma l’aspetto senza dubbio più ambizioso del metaverso inserito in ambito sanitario è quella di poter usufruire in un futuro prossimo di consulenze in metastrutture cliniche di altri paesi e di alto livello, con specialisti altrettanto affermati e all’avanguardia, senza il bisogno di spostarsi fisicamente intraprendendo un lungo viaggio.
A questo proposito viene da chiedersi quale sarebbe il costo di tali dispositivi e se i molteplici divari presenti nella nostra società, tra cui anche quello digitale, non causerebbe una “selezione” delle persone, in questo caso pazienti, che potrebbero usufruire di questo servizio. Il timore è che ad accedere a questa esperienza virtuale possano essere solo in pochi, ovvero coloro che possono permetterselo.
Come e da chi saranno gestiti i nostri dati sanitari?
Non è poi da sottovalutare il fattore della gestione dei dati personali. Considerata l’enorme quantità di tracce digitali che si producono durante l’uso delle strumentazioni connesse, è importante chiedersi chi sarà responsabile e chi gestirà i dati dei pazienti: l’azienda ospedaliera o le piattaforme?
In merito è doveroso ricordare che l’articolo 4 del GDPR regola il trattamento dei dati sanitari: “attinenti alla salute fisica o mentale di una persona fisica, compresa la prestazione di servizi di assistenza sanitaria, che rivelano informazioni relative al suo stato di salute”, che, come già raccontato da noi de LaRedazione, i dati personali a carattere sanitario, attraggono molto gli hacker, proprio per questo è fondamentale stabilire con anticipo la regolazione di essi e prevedere strumenti di cybersicurezza efficaci.