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I turisti vi si soffermano poco, ma sono una meraviglia le piccole isole abbandonate ancora intrise di storia, come quella di San Giacomo in Paludo dove andavano le figlie dei nobili veneziani che non avevano avuto comportamenti adatti al loro status sociale.
“Tutto è memoria, tutto è legato alla storia, tutto è esaltato nella luce dalle sue ombre, tutto è indissolubile al mistero, in questo luogo d’acqua unico al mondo, dove ogni angolo, ogni canale, ogni calle, trasudano immaginario, invenzione di insidie e di svelamenti”. La realtà dei sogni.
Venezia inutile negarlo è una città che ti ammalia e ogni volta che ritorni la sua passione per lei si rinnova come la prima volta che l’hai vista, quando sei sbarcata, ma è la sua laguna misteriosa e nobile ciò che più affascina.
Si muovono lenti i vaporetti che ogni giorno rispettando incroci e coincidenze improbabili, trasportano pendolari e turisti, creando giochi d’acqua e curiose increspature.
Tutto appare immobile in questo languido e placido luogo liquido, ma sotto la superficie uno strato di creature, sogliole, cefali, anguille, e piante di spartina che allungano le loro radici verso il fondo cercando di radicarsi prima della prossima alta marea, ci indica che non è proprio così.
Gabbiani e cormorani si immergono alla ricerca di pesci e molluschi in questo grande specchio d’acqua, che ha una larghezza di dieci chilometri dalla terraferma ai litorali che la separano dal mare.
Le aree più diffuse sono quelle d’acqua molto bassa, dove è impraticabile la navigazione e dai tre accessi al mare da cui si diramano grandi canali, che a loro volta si ramificano in altri canaletti.
La Nuova Altino o Torcello
Questo è lo scenario che incontrarono gli altinati in fuga da Attila nel 452 d.c.
Altino era una località situata a nord dell’attuale Mestre. Si racconta che, mentre gli unni si avvicinavano, alcuni abitanti invitati da una divina voce salissero su una torre da dove riuscirono a avvistare l’isola che avrebbe dato loro rifugio, fondando Nuova Altino, ovvero la futura Torcello.
Per sfuggire dalle invasioni dei barbari, bizantini, e longobardi le popolazioni che risiedevano sulla terraferma si trasferirono sempre più verso le zone lagunari, trasformandole in ricche realtà, fino al declino, avvenuto con la caduta della Repubblica Serenissima alla fine del Settecento.
San Giacomo in Paludo
I turisti catturati dalla città vi si soffermano per poche ore, ma questo regno mobile meriterebbe di essere riscoperto e rivalutato. Piccole isole abbandonate ancora intrise di storia e leggende da raccontare, come quella di San Giacomo in Paludo, che ospitava un convento di suore di clausura demolito nel 1310.
Pare ci venissero inviate le figlie dei nobili veneziani che non avevano avuto comportamenti adatti al loro status sociale. Mentre altri nobili a loro interessate, raggiungevano clandestinamente il luogo della loro involontaria detenzione.
Ci sono comunque altre isole, sicuramente più famose e tuttora prese d’assalto dai turisti, come la sopracitata Torcello, avvolta in un’atmosfera ancora medievale. Nella cattedrale di Santa Maria Assunta un insolito mosaico del Giudizio Universale risalente al XII secolo. In questa opera, per la prima volta, i dannati all’inferno vengono raffigurati nudi. Ma è principalmente per il suo ponte del Diavolo che l’isola è divenuta celebre. Un piccolo ponte a gradini, senza parapetto a cui è legata una storia antica. Si narra che ogni 24 dicembre, ancora oggi nei suoi pressi e sotto le sembianze di un gatto nero, Satana si recherebbe per reclamare la mancata consegna, da parte di una maga, delle anime promesse per un incantesimo.
Murano
Murano resa celebre in tutto il mondo per la sua lavorazione dei vetri soffiati e della lavorazione attraverso la tecnica a lume. Con i suoi circa 30.000 abitanti è l’sola più vasta della laguna. Laboratori artistici, botteghe artigiane, fonderie in cui è possibile assistere a questi processi, popolano le pittoresche stradine del suo centro.
Burano
Burano resta invece l’isola più colorata, con le sue case dipinte da vernici sgargianti che si riflettono nelle acque dei canali e dal suo campanile storto che la domina dall’alto. In questo luogo vivono circa 2300 persone e ancora oggi le isolane tramandano di generazione in generazione l’antica arte del merletto, ritenuta già ai tempi una pionieristica forma di emancipazione femminile, considerato che il loro operato contribuiva all’economia familiare.
Venezia patrimonio dell’Unesco
Venezia e la sua laguna sono patrimonio Unesco dal 1987 e al momento di inserirle in questo speciale elenco l’allora direttore Federico Mayor dichiarò “Nella laguna natura e civiltà ci appaiono così intimamente connesse da rappresentare quasi un simbolo dell’inseparabilità del destino dell’uomo e dell’ambiente in cui egli vive”.
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