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Per lo stesso Nigel Farage, uomo simbolo della campagna del Leave: “non abbiamo avuto i benefici economici che avremmo potuto avere. Stiamo imponendo alla nostra economia ancora più regole di quando eravamo in Europa. Abbiamo gestito male l’uscita in ogni aspetto››.
Era quasi sparito dai riflettori del dibattito internazionale, lui che, ormai proprio sotto i riflettori dell’emittente GB News, ha iniziato una nuova vita come conduttore televisivo e che appena quattro anni fa, nel suo Paese, raccoglieva un sorprendente 30% di consensi con il partito Ukip. Parliamo di Nigel Farage, uomo simbolo della campagna per la Brexit, che riuscì a ottenere il referendum e a vincerlo.
Nigel Farage e il Leave
Dopo il referendum del 23 giugno 2016, ci sono voluti quasi quattro anni di serrati negoziati per rendere effettiva l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, divenuta ufficiale il 1 febbraio 2020. I sostenitori del Leave (ovvero dell’uscita) avevano promesso una serie di conseguenze accattivanti: maggior aiuto per le imprese nazionali, confini più sicuri, più risparmio per le casse dello Stato.
Ma secondo le previsioni dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ose) nei prossimi due anni la crescita del Pil del Regno Unito sarà la seconda peggiore fra le maggiori economie mondiali, dopo quella della Russia, e dietro quella dell’Eurozona.
Farage accusa il partito conservatore
Che non tutto sia andato come sperato, se n’è accorto anche lo stesso Nigel Farage, il quale in una intervista alla BBC andata in onda questa settimana, ha definito la Brexit un fallimento, puntando il dito contro i politici del partito conservatore britannico, a suo avviso ‹‹quasi inutili›› al pari di quelli di Bruxelles. Per Farage: ‹‹Non abbiamo avuto i benefici economici che avremmo potuto avere. Adesso abbiamo di nuovo il controllo, ma stiamo imponendo alla nostra economia ancora più regole di quando eravamo in Europa. Abbiamo gestito male l’uscita in ogni aspetto››.
Pur non rinnegando il risultato del referendum, l’ex leader dello Ukip ha ammesso che finora la Gran Bretagna non ha ottenuto i vantaggi sperati che il suo elettorato cercava: meno immigrazione e meno vincoli burocratici al mondo delle imprese, su tutti.
Nuovo conservatorismo britannico
In un contesto in cui il partito conservatore guidato dal giovane premier Rishi Sunak cede nei sondaggi almeno dieci punti ai laburisti, l’uscita di Farage può essere anche vista come una mossa politica per intercettare gli elettori sovranisti, non rappresentati dai conservatori. Recentemente, infatti, predicatori della destra populista e parlamentari delusi dei Tory si sono dati appuntamento a Westminster per tracciare le linee guida di un nuovo conservatorismo britannico, che ruota intorno alla sovranità nazionale e alla difesa della famiglia tradizionale.
Una scuola di pensiero che paradossalmente trova sponde anche nelle sinistra anti-europeista. Per loro, la rivoluzione della Brexit è appena iniziata e per completarla, spiegano nel saggio Taking Control, è necessario un Governo conservatore sulle questioni culturali e socialdemocratico in economia, in grado di rimodellare la cultura nazionale, respingendo suggestioni cosmopolite ed esterofile. È evidente che le turbolenze nel partito conservatore britannico, coincide con il susseguirsi di cinque Governi in sei anni, la pandemia, la guerra in Ucraina, l’inflazione, lo facciano associare al declino recente della Gran Bretagna.
Ma, andando più a fondo, il disagio nel partito conservatore parte già dalla gestione David Cameron, eletto nel 2010, avveduto liberale, aperto al globalismo e al multiculturalismo, che si ritrovò improvvisamente a guidare il partito della Brexit.
Fallita prima del previsto l’era Johnson, fra scandali e ambiguità, si aprono nuovamente gli spazi per la destra populista e nazionalista.
Migranti, un vertice tra Regno Unito e Ue
Intanto, proprio in questi giorni, l’emergenza migranti sembra tracciare un nuovo percorso di collaborazione tra Regno Unito e Unione Europea. In un incontro a margine del vertice del Consiglio d’Europa in Islanda, Rishi Sunak e Ursula Von Der Leyend hanno aperto alla collaborazione britannica con Frontex, l’agenzia comunitaria per le frontiere. L’idea è quella di instaurare una partnership per gestire le migrazioni illegali attraverso il Canale della Manica, attraverso scambi di informazioni e di personale.