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24 Luglio 2023Mostro di Firenze, c’è ancora molto da chiarire
Abbiamo intervistato Paolo Cochi, reporter, documentarista e consulente dei legali che portano avanti la richiesta di riapertura delle indagini per conto dei parenti di alcune vittime.
La vicenda del mostro di Firenze sembra non finire mai. Ne avevamo parlato in un articolo nel gennaio 2022 che, oltre a ricordare ciò che è avvenuto dal 1968 ad oggi, dava notizia della richiesta di riapertura delle indagini, da parte di Anne Lanciotti, figlia di una delle vittime dell’ultimo duplice omicidio del 1985, affiancata a quella di Rosanna De Nuccio, sorella di Carmela, uccisa nel 1981 assieme al compagno Giovanni Foggi. Le richieste continuano ad andare avanti e i legali stanno incontrando diverse difficoltà nell’avere un pieno e completo accesso agli atti per poter visionare tutto il materiale riguardante le indagini sui delitti del mostro, pertanto l’avvocato Antonio Mazzeo e il suo sostituto avvocato Alessio Tranfa hanno richiesto una ispezione ministeriale in Procura a Firenze.
Abbiamo intervistato in merito alla vicenda, Paolo Cochi, reporter, documentarista e scrittore e attualmente consulente dei legali che portano avanti la richiesta per conto dei parenti di alcune vittime. Si occupa del caso da circa vent’anni ed è considerato uno dei maggiori esperti in materia.
Attualmente ci sono ancora dei procedimenti aperti relativamente al mostro di Firenze o è stato tutto chiuso negli anni ’90 con il processo ai “compagni di merende”?
Attualmente c’è ancora un procedimento aperto, anche se ne è stata chiesta l’archiviazione, ma dagli anni ’90 ad oggi sono state fatte molte indagini, ma soprattutto ci sono ancora molte cose da chiarire.
Può raccontarci cosa è successo negli ultimi anni relativamente alle vostre richieste di accesso agli atti?
Partiamo dal gennaio 2020, mese in cui, insieme all’avvocato Mazzeo, mi reco in Procura per visionare alcuni atti che riguardano i delitti del 1981 e del 1984, il Pm ci dà l’autorizzazione, ci rechiamo in Procura dove veniamo accolti con molta educazione, addirittura mi chiedono copie del mio libro e autografi. Dopo 4 giorni di ricerche nell’archivio troviamo un dossier dei Carabinieri che riguarda una determinata persona. Incuriositi, abbiamo chiesto copia del dossier e ci è stata concessa e contestualmente abbiamo chiesto altri documenti collegati a questo dossier. Su questo dossier c’è un nome e cognome di una persona già seriamente attenzionata negli anni ’80. Dopo questa richiesta formale di ricevere documentazione riceviamo un diniego motivato col fatto che si tratta di altri fatti reato. L’avvocato fa notare che, trattandosi di una sola pistola per tutti gli omicidi, da un punto di visto giuridico e documentale il fascicolo deve essere unico. Continua il diniego, così scriviamo all’ufficio GIP, la Corte d’Assise ci autorizza e ci rechiamo insieme all’avvocato Vieri Adriani ed un suo collaboratore presso la stessa Corte e troviamo faldoni con molte parti mancanti. Così chiedo di mettere a verbale che mancano molti atti dal fascicolo. Dopodiché il silenzio, così ci rivogliamo al GIP Angela Fantechi che aveva in mano il procedimento a carico di Vigilanti che tecnicamente è ancora aperto, la quale con un’ordinanza chiede al Pm di concedere gli atti poiché ricordiamo che l’articolo 116 c.p.p. recita che chiunque ne abbia interesse può ottenere a proprie spese copie degli atti. Stessa cosa succede con la GIP Silvia Romeo che si occupava di un altro procedimento. Ci siamo resi conto che sostanzialmente sono stati frammentati i procedimenti anziché mantenerli all’interno di un fascicolo unico, non so se volutamente o meno. In ogni caso le GIP ci danno ragione, nel frattempo il Pm Luca Turco diventa Procuratore “facente funzione” e nomina come Pm dell’inchiesta sul MDF la dottoressa Giunti la quale, viste le 2 ordinanze, deve adeguarsi. Ci vengono concessi solo 2 documenti, dopodiché il silenzio, nonostante siano passati circa 7 mesi nei quali abbiamo sollecitato tramite telefono, mail e altro, non vi è più nessuna risposta. Per farla breve, intorno al 20 giugno l’avvocato Mazzeo e l’avvocato sostituto Alessio Tranfa hanno richiesto una ispezione ministeriale per domandare: dove sono gli atti, se esistono ancora, se sono stati commessi degli inadempimenti o dei reati, poiché per esempio è accaduto che un giornalista abbia pubblicato stralci della perizia della famosa cartuccia del proiettile Pacciani mesi prima che si chiedesse l’archiviazione, quindi potrebbe esserci una violazione del segreto istruttorio. Quindi chiediamo l’intervento del Ministro Nordio e del Procuratore Capo che da pochi giorni è Michele Spiezia, al posto di Luca Turco. Auspichiamo che il nuovo Procuratore ristabilisca chiarezza, concedendo in primis la visione degli atti e ristabilisca ordine nei rapporti con gli avvocati.
Ha accennato alla famosa cartuccia nell’orto di Pacciani. Pare siano venute alla luce delle perizie che attesterebbero che la cartuccia, all’epoca fu considerata una prova della sua colpevolezza, non sarebbe mai stata incamerata in una pistola Beretta. Puo spiegarci che tipo di perizie ci sono e se questo può scagionare Pacciani.
Ci sono due perizie dei Ris dei Carabinieri che attestano che la cartuccia rinvenuta nell’orto di Pacciani nel 1994 non è mai stata incamerata in una pistola Beretta e quindi non ha a che fare col mostro di Firenze. Poi c’è un’altra perizia del perito Minervini, perito dell’ex pm Canessa, dalla quale si evince che questa cartuccia potrebbe essere stata artefatta a mano e non è mai stata incamerata in una pistola. Nacque anche un fascicolo per depistaggio, probabilmente dopo una mia segnalazione su una radio fiorentina in cui resi nota l’esistenza di una lettera anonima indirizzata all’avvocato Fioravanti (avvocato di Pacciani) in cui si anticipava di ben 6 mesi il ritrovamento di un oggetto metallico invecchiato nell’orto del Pacciani. Sostanzialmente il depistaggio si è dimostrato tale, essendo confermato da queste 2 perizie.