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Abbiamo intervistato Enrico Mandelli, Corrispondente Consolare dell’Ambasciata Italiana in Brunei da dieci anni, che ci ha raccontato le bellezze di questo piccolo Stato.
Un fuso orario di 6 ore (con il ritorno all’ora solare saranno 7), ci separa dal Brunei, un piccolo Stato del Sud-est asiatico, che racchiude un mondo così diverso dalla nostra Italia e che, proprio per questo, ci ha incuriosito molto.
Il nome ufficiale del Brunei è Negara Brunei Darussalam. Negara in Malese significa nazione e Darussalam deriva dall’arabo e vuol dire dimora di pace. È chiamata anche nazione benedetta e, in realtà, non ha storia di terremoti, tsunami e tifoni.
Situato sulla costa settentrionale dell’isola del Borneo, a parte la sua costa sul Mar Cinese Meridionale, è completamente circondato dallo Stato malese del Sarawak (Malesia), è formato da quattro distretti: Muara, Tutong, Belait e Temburong.
Il Brunei è l’unico Stato sovrano interamente sul Borneo; il resto dell’isola è diviso tra Malesia e Indonesia.
Facciamo ora un salto indietro nel tempo per scoprire la storia di questo luogo così ricco di fascino, iniziamo dalla fine del XV secolo.
Lo Stato che aveva Labuan, l’isola che tanto ha ispirato i libri di Salgari
Durante il regno del sultano Bolkiah (1485-1528), il Brunei aveva il controllo sulla maggior parte del Borneo, compresi i moderni Sarawak e Sabah (i due distretti malesi in Borneo), così come l’arcipelago di Sulu, Labuan e le isole al largo della punta nordoccidentale del Borneo. Si dice che avesse controllo anche su Seludong, oggi conosciuto come Manila, capitale delle Filippine. Nel 1521 l’equipaggio sopravvissuto della spedizione di Magellano è passato dal Brunei. Durante il XIX secolo, l’Impero del Brunei ha iniziato il suo declino: il Sultanato ha ceduto il Sarawak (Kuching) a James Brooke e Sabah alla British North Borneo Chartered Company. Nel 1888, il Brunei è diventato un protettorato britannico e nel 1906 gli è stato assegnato un residente britannico come amministratore coloniale. Dopo l’occupazione giapponese durante la seconda guerra mondiale, nel 1959 è stata scritta una nuova costituzione. Nel 1962, una piccola ribellione armata contro la monarchia si è conclusa con l’assistenza britannica. Il Paese ha ottenuto la piena indipendenza dalla Gran Bretagna il 1° gennaio 1984.
Monarca dal 1967, il più longevo ancora vivente
A capo di questo piccolo Stato c’è “Hassanal Bolkiah Muʿizzaddin Waddaulah”. “Ibni Al-Marhum” significa “figlio del defunto” (Omar Ali Saifuddien), nato il 15 luglio 1946 a Bandar Seri Begawan, capitale del sultanato, è succeduto al padre al trono nel 1967, quando aveva 21 anni. E’ il ventinovesimo sultano del Brunei, diventato inoltre Primo Ministro dall’indipendenza dal Regno Unito, nel 1984, uno dei pochi monarchi assoluti al mondo e, ad oggi, il monarca e capo di Stato da più tempo, ora che la regina Elisabetta II ci ha lasciati.
Il Sultano risiede nel più grande palazzo al mondo, progettato dall’architetto Philippin Leandro V. Locsin e completato nel 1984.
La visione del Brunei nel 2035
Nel 2007 “His Majesty Sultan Haji Hassanal Bolkiah Mu’izzaddin Waddaulah ibni Al-Marhum Sultan Haji Omar Ali Saifuddien Sa’adul Khairi Waddien, Sultan and Yang Di-Pertuan of Brunei Darussalam” (questa è la forma ufficiale utilizzata quando si parla del Sultano) ha acconsentito alla creazione di una visione per il paese chiamata Wawasan Brunei 2035.
I tre obiettivi principali di Wavasan 2035 sono:
– Il Brunei Darussalam vuole essere riconosciuto in tutto il mondo per i risultati ottenuti dalla sua gente, istruita e altamente qualificata in conformità con i più alti standard internazionali.
– l’alta qualità della vita, tra i primi 10 Paesi del mondo.
– un’economia dinamica e sostenibile con un PIL tra i primi 10 Paesi al mondo.
Abbiamo intervistato Enrico Mandelli, Corrispondente Consolare dell’Ambasciata Italiana che risiede in Brunei da dieci anni.
Qual è esattamente e come si svolge il suo compito nello Stato del Brunei?
“In Brunei non c’è un consolato italiano e il mio compito è quello di facilitare l’interazione, di italiani e non, con i servizi consolari dell’Ambasciata di Singapore. Aiutare i connazionali che dovessero avere problemi con le istituzioni locali, facilitare l’arrivo e l’adattamento di nuove persone, tenere i contatti con istituzioni locali e ambasciate straniere”.
Come si vive in Brunei?
“È molto diverso dall’Italia. Io direi: molto bene! Il cielo è sempre limpido, l’aria pulita, c’è poco traffico e le strade ampie. La popolazione locale è amichevole e disponibile, sempre pronta ad aiutare. Il livello di criminalità è molto basso.
La superficie totale del Brunei è di 5.765 kmq, dei quali oltre il 60% è foresta, con una popolazione di circa 441.000 abitanti dei quali Malesi 65.7%, Cinesi 10.3%, altri 24%.
È un Paese musulmano, ma consente che “tutte le altre religioni siano praticate, in pace e armonia, da coloro che le professano”. Secondo l’ultimo censimento del 2021 i musulmani sono il 78.8%, cristiani 8.7%, buddhisti 7.8%, altre (incluse alcune indigene) 4.7%.
Il Brunei attualmente non applica alcuna imposta sul reddito alle persone fisiche e non è prevista alcuna imposta sulle vendite o VAT (la nostra IVA). Un lavoratore dipendente porta a casa il 100% dello stipendio che l’azienda paga. Il prezzo della benzina per litro è di 0,53 BND (Brunei dollar) pari a 36 centesimi di euro.
Come i vicini Singapore e Malesia, il Brunei è molto severo per il traffico di droga, per il quale è prevista la pena capitale che però non mi risulta sia mai stata applicata, così come non ho mai visto gente senza mani (pena prevista dalla Syariah law per chi commette furti).
I centri commerciali non sono di altissimo livello e non vi si trovano i marchi di abbigliamento di alta gamma. Bruneiani e expat vanno volentieri a Singapore e Kuala Lumpur – che sono entrambi a un paio d’ore di volo dal Brunei – per fare acquisti. Oppure a Miri, in Sarawak (una delle due regioni della Malesia in Borneo), una città a 150 km dalla capitale del Brunei, Bandar Seri Begawan.
Lo stile di vita è rilassato e amichevole. Il clima è decisamente tropicale: caldo tutto l’anno, con minime di 25 gradi e massime di 33, con umidità elevata. il Brunei ha la caratteristica, unica nella regione, di avere due stagioni monsoniche, con forti piogge da ottobre a febbraio e da maggio a giugno. E quando piove, qui lo fa con passione (media annua circa 3.000 mm contro i quasi 800 mm in Italia)”.
Quali sono i rapporti tra Italia e Brunei e a quanto ammonta il giro d’affari tra i due Paesi?
“Il Brunei intrattiene rapporti diplomatici con 170 Paesi, tra i quali l’Italia. Rapporti bilaterali con 26 paesi, tra i quali l’Italia non è presente.
Nel 2022 l’interscambio commerciale tra i due Paesi si aggirava intorno ai 18 milioni di euro per quanto riguarda l’export italiano e intorno agli 800.000 euro come import italiano dal Brunei”.
Per quanto riguarda lo sport, quali sono i più popolari e se ci sono sportivi italiani che vivono lì.
“Il calcio è uno degli sport più popolari in Brunei, insieme con il badminton, il polo, il golf e il Silat, che è un tipo di arte marziale di origine Malese/Indonesiana. Non risultano sportivi professionisti italiani o europei che si sono trasferiti in Brunei”.
Ci sono ristoranti ed altre attività aperte in Brunei dagli italiani?
“Gli italiani in Brunei sono, al momento, solo 34. Sono professori alla UBD (University Brunei Darussalam), tecnici in seno alla Shell, e nella UNN (Unified National Network). C’è un solo un ristorante con un socio italiano. È stato aperto poco meno di un anno fa e – per ora -, non serve “vera” cucina italiana.
C’è anche solo una piccola impresa, fondata e gestita da un italiano, che si occupa di consulenze nel settore dei materiali di costruzione, in particolare mosaici d’oro italiani, con i quali sono state rivestite le cupole delle principali moschee in Brunei. Si tratta di una importante divisione tramite la quale Trend Group, il maggior produttore di mosaici italiano, segue tutto il Far East”.
Le foto sono state gentilmente fornite da Enrico Mandelli.