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Il 7 ottobre ”La via maestra” raccontata da me, da giornalista indipendente, e soggetta ad una condizione lavorativa incerta. Mettermi ai lati del corteo ed assumere uno sguardo esterno non sarebbe stato corretto. Per questo ho deciso di stare a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici presenti.
Roma – Un buon giornalista, dicono, non dovrebbe mai farsi coinvolgere troppo dagli eventi che narra per mantenere imparzialità. In generale questa è una regola abbastanza giusta, ci son avvenimenti e situazioni, tuttavia, che coinvolgono e riguardano lo stesso giornalista. Allora che fare? Smettere di narrare…no, ma assumere uno sguardo dall’interno.
È questo il caso della manifestazione “La Via Maestra, insieme per la Costituzione” del 7 Ottobre avvenuta a Roma e indetta dalla Cgil insieme ad oltre 100 Associazioni con al centro le tutele e i diritti dei lavoratori, e i valori della nostra Costituzione. Il distacco a questo evento personalmente non mi è stato possibile. Da giornalista indipendente, e soggetta quindi ad una condizione lavorativa incerta, mettermi ai lati del corteo ed assumere uno sguardo esterno, super partes e lasciare così che altri lavoratori e lavoratrici manifestassero per quelli che sono anche i miei diritti, non sarebbe stato corretto. Per questo ho deciso di stare a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici presenti e di unirmi al loro grido di cambiamento.
«Non siamo qui per protestare» ha detto infatti ad un certo punto il segretario della Cgil Maurizio Landini «ma per cambiare la situazione».
Già, perché nel nostro Paese di cose che andrebbero cambiate ce ne sono molte: a partire dal lavoro (garantire sicurezza e un salario/stipendio dignitoso, ed evitare le stragi sui posti di lavoro vera piaga nel nostro Paese), dal diritto della salute (oggi più che mai in bilico), al diritto all’istruzione. Diritti e principi, ricorda lo stesso Landini, inseriti nella nostra Costituzione, ma che oggi sembrano vacillare e sono a rischio, in quanto si sta affermando una società che non mette al centro l’individuo, la persona, ma il profitto. Oltre quelli già citati da me, Landini ha aggiunto anche la necessità di avere: un fisco progressivo, libertà di informazione, autonomia della magistratura e una redistribuzione della ricchezza.
In una logica del guadagno, del capitale, e delle privatizzazioni non sorprende che i diritti più basilari, pensiamo a quello della salute e della cura alla persona, rischino di diventare un lusso per pochi.
È per questo importante essere stati nella piazza del 7 Ottobre, proprio per scongiurare che ciò accada, e che i valori presenti nella Costituzione vengano smantellati.
Dentro la Manifestazione della Cgil del 7 Ottobre
Un corteo così sinceramente non l’avevo mai visto.
Già dall’uscita della stazione Termini, anzi dal deposito degli autobus in zona Ananigna, l’arrivo dei manifestanti si fa via via più intenso; autobus con i cartelli Cgil e indicanti la città di provenienza, sono parcheggiati l’uno di fianco all’altro: da Nord a Sud l’Italia c’è tutta.
Solo dalla provincia di Rovigo si è arrivati in oltre 400, chi con i bus, chi con il treno, e anche le altre città non sono state da meno.
A Roma Termini, dove è partito uno dei cortei verso Piazza San Giovanni, le persone arrivano costantemente, si intravedono membri, oltre che della Cgil, anche dell’Anpi, dell’Arci, dell’Acli, della Rete Kurdistan, di Emercency, di Libera, del Comitato Free Assange, di Donna Vita Libertà, di Udu, e gruppi di pensionati e giovani che si mescolano a bandiere arcobaleno e per la pace.
Il corteo parte, e proprio a quel punto una banda incomincia a suonare. Avanzando tra gli striscioni rossi e colorati le persone iniziano a relazionarsi tra di loro, ci si scambiano opinioni e battute: ognuno ha la sua storia, ognuno ha il proprio motivo per essere lì. Alla manifestazione non posso non notare che sono presenti molte famiglie con i loro bambini e persone non più molto giovani che hanno deciso di esserci, nonostante qualcuno di loro cammini con il bastone altri con una stampella.
È un corteo pacifico, allegro e positivo, ma anche deciso a far valere i propri diritti, a cambiare (o almeno provarci) una situazione che desta preoccupazione, perché il divario sociale si sta allargando, creando frange di popolazione agli antipodi dal punto di vista economico, e con settori, come l’istruzione e la sanità, che rischiano di essere privatizzate, e di conseguenza le condizioni di vita di molti italiani/e rischiano di aggravarsi e peggiorare.
Tra i partecipanti c’è chi chiede: di lavorare meno per lavorare tutti, di fermare le morti sul luogo di lavoro, una contrattazione migliore e che garantisca maggiori tutele, una migliore formazione, un reddito di base universale, uno stipendio che sia perlomeno dignitoso perché in molti casi, si pensi ad esempio a chi lavora nella sanità, nella scuola, agli operai, ai rider, non raggiunge neanche la soglia di vivibilità, e rispetto ai colleghi europei guadagnano anche tre volte di meno; e quindi la richiesta di un salario minimo è più che legittima.
Come sottolinea Pieralberto Colombo segretario generale della Cgil di Rovigo: «I temi e le proposte che stanno alla base della mobilitazione sono, se possibile, ancora più importanti per il nostro Territorio in cui oltre l’80% delle nuove assunzioni rimane con contratti precari, e dove abbiamo la popolazione sempre più anziana del Veneto – ormai oltre il 25% del totale è sopra i 65 anni – per cui la questione di maggiori investimenti a favore della sanità pubblica universale, anche territoriale, divengono più che urgenti.
La presenza alla manifestazione di Roma di così tante/i polesane/i e la massiccia partecipazione alle assemblee aziendali e territoriali svoltesi nella nostra Provincia nelle settimane precedenti (112 assemblee effettuate, coinvolgendo complessivamente oltre 2.500 persone tra lavoratori, pensionati, studenti e disoccupati) sono la dimostrazione migliore quindi di quanto siano sentiti in Polesine tali urgenti questioni».
L’importanza della Costituzione
Il segretario della Cgil non è stato l’unico a parlare, prima di lui si sono alternati molti altri interventi, da don Luigi Ciotti ad Emiliano Manfredonia (Acli), ma ci sono stati interventi anche di cittadini lavoratori provenienti da settori ora più che mai in crisi. Stefania Brogini (delegata FP dell’Ospedale di Campostaggia) è intervenuta sulla sanità mentre Camilla Piredda (associazioni studentesche) sul costo della vita universitaria e le difficoltà di moltissimi studenti fuori sede. In generale comunque tutti e tutte hanno ribadito l’importanza della Costituzione, illustrando le problematiche che ogni giorno incontrano nel loro lavoro, denunciando condizioni spesso difficoltose e non più sostenibili.
Al termine ha parlato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, emozionato nel vedere la sentita partecipazione alla manifestazione, ha commentato: «Ognuno di noi ha deciso di essere qui insieme questo è il grande elemento di novità, perché è il momento di uscire dalla rassegnazione, dall’idea che non si può cambiare, che dobbiamo subire quello che altri decidono. E abbiamo deciso tutti assieme che ciò che ci unisce è proprio la via maestra della Costituzione». Il segretario ha inoltre ricordato che si sta confermando una «società sbagliata che in questi anni di fronte a scelte sbagliate e leggi sbagliate ha aumentato le disuguaglianze», per questo ognuno dei partecipanti si deve percepire come un insieme, che unisce tutto ciò che è diviso, e appunto per questo la piazza del 7 Ottobre è la partenza per ripartire e costruire un’Italia migliore.
Durante il suo intervento Landini riporta anche due esempi di cittadinanza attiva in luoghi talvolta dimenticati del Meridione: durante l’assemblea sindacale a Palermo è stata aperta la casa dei rider. Un’iniziativa molto importane in quanto la categoria dei rider non ha diritti e tutele, sono pagati a cottimo, e costretti a competere tra di loro, che ora abbiano un luogo dove ritrovarsi per bere un caffè, caricare il cellulare, o gonfiare una ruota della bici è perciò un segnale importantissimo che proviene dalla comunità.
L’altro esempio proviene da Caserta dove l’attivismo di molte associazioni ha permesso il recupero di uno spazio pubblico, un parco, che prima era in stato di abbandono, ora è stato riaperto e famiglie e bambini si ritrovano lì, in poche parole è stata creata una comunità che non lascia indietro nessuno.