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Giancarlo Siani e l’articolo fantasma

Quel pezzo non si troverebbe nelle emeroteche e nelle raccolte di articoli pubblicate sul lavoro del giornalista ucciso 39 anni fa. Perché?  È un articolo scomodo?

Il prossimo 23 settembre ricorre il 39esimo anniversario dell’omicidio di Giancarlo Siani, giornalista assassinato dalla camorra sotto casa sua (Napoli, via Vincenzo Romaniello) quando aveva appena 26 anni. 

Ma tra pochi giorni ricorre un altro anniversario, molto meno conosciuto, della carriera di cronista di Siani. Il 5 aprile 1985, che, come quest’anno, cadeva proprio di venerdì, il giornalista residente nel quartiere Vomero che scriveva di camorra e criminalità, pubblicò a pagina 16 del quotidiano ‘Il Mattino’ l’articolo dal titolo “Disoccupati, s’indaga su una cooperativa” (vedi foto)

Di cosa parlava l’articolo 

Nel pezzo, Siani raccontava di una inchiesta aperta dalla magistratura su una cooperativa di disoccupati di Torre Annunziata (nome “Tecnologia avanzata”).

Il cronista spiegava che l’attenzione degli investigatori si concentrava sulle modalità di formazione della lista di disoccupati storici della città vesuviana. Poche settimane prima, il 1 marzo 1985, il Consiglio comunale di Torre Annunziata aveva discusso una delibera che prevedeva uno stanziamento di 2 miliardi di lire per la realizzazione di servizi sociali da affidare alle cooperative. 

La Coop “Tecnologia Avanzata” e i miliardi per i disoccupati 

Nello specifico la coop ‘Tecnologia avanzata’ era sorta pochi mesi prima, raggruppando i senza lavoro esclusi dalle assunzioni effettuate in virtù di una Legge vigente all’epoca (la 285). In quella lista di disoccupati della coop figuravano inizialmente 60 persone, poi divenute 80. Proprio sull’aumento degli iscritti si concentrò inizialmente l’attenzione degli inquirenti, che volevano verificare se effettivamente i partecipanti erano senza lavoro e legittimati ad ottenerlo. 

Inoltre, nel suo articolo, Giancarlo Siani spiegava le tensioni sociali legate, in quella delicata fase storica, ai movimenti dei disoccupati e alle loro continue manifestazioni di protesta. Siani chiudeva il pezzo così: “Sullo sfondo delle indagini il pericolo che la camorra potesse inserirsi in questa operazione e pilotare l’iniziativa“. 

Un articolo (quasi) introvabile 

A 39 anni anni dalla morte, appare alquanto strano che un pezzo così delicato e importante non figuri nelle numerose raccolte pubblicate negli anni (che hanno commemorato Siani proprio pubblicando tutti i suoi articoli). A quanto pare non si troverebbe neanche nelle emeroteche che raccolgono e archiviano i giornali. 

Su questo aspetto specifico e più in generale su altri risvolti dell’omicidio Siani, nel corso degli anni, un lavoro molto scrupoloso, alla ricerca di nuove verità e di retroscena sull’attività del cronista esperto di Torre Annunziata, è stato condotto da pochissimi professionisti. 

Due in particolare: Roberto Paolo, attualmente vicedirettore del Roma, che nel 2014 ha pubblicato il libro di contro-inchiesta dal titolo “Il caso non è chiuso, la verità sull’omicidio Siani” (https://www.amazon.com/caso-chiuso-verit%C3%A0-sullomicidio-Siani/dp/8868263564http://www.iustitia.it/archivio/24_novembre_14/documenti/spalla.htm), e Salvatore Sparavigna, giornalista di Torre Annunziata, che nel maggio 2018 subì esplicite minacce (“Farai la fine di Siani”) per le sue inchieste sulla città vesuviana e sul malaffare locale (https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/napoli_minacce_a_un_giornalista_farai_la_fine_di_giancarlo_siani-3748477.html).

Nel libro di Paolo ci sono numerosi retroscena e testimoni inediti che aprono scenari ben più ampi e controversi della verità processuale accertata in tribunale e che ha portato alle esemplari condanne di mandanti ed esecutori dell’omicidio Siani. 

Salvatore Sparavigna, da parte sua, sottolinea: “Siani in quell’articolo parlava di una seduta del consiglio comunale (di cui ho verbale e delibere) che si annullo’ in un primo momento per dissapori tra Psi e Pci sulle rispettive liste di disoccupati. Poi i dissapori vennero risolti con accordi politico-clientelari che accontentarono i partiti. 

La coop di cui si parla, grazie alle alchimie dei politicanti locali, si è poi trasformata prima in Multiservizi Spa, poi in Primavera srl: la prima partecipata al 50% dal Comune, la seconda al 100%. Queste società presentano molte ombre su cui sono stati effettuati approfondimenti dagli ispettori del Ministero, che nella relazione a supporto dello scioglimento del Comune rilevano come non siano stati effettuati i dovuti accertamenti antimafia previsti e imposti dalla legge vigente in materia. Controlli mai effettuati dalle ultime due amministrazioni comunali“. 

Le società del Comune nel mirino dell’antimafia

Nel Decreto di scioglimento 

(https://def.finanze.it/DocTribFrontend/getArticoloDetailFromResultList.do?id=%7B65D0FFE8-A2EB-4651-9C49-57D92481913A%7D&codiceOrdinamento=600000000000000&idAttoNormativo=%7B2040AAFB-706A-412A-AD71-B13E23B0CFD5%7D#:~:text=Successivamente%2C%20a%20seguito%20delle%20dimissioni,adottato%20ai%20sensi%20dell’art) del Comune oplontino si legge: “La commissione d’indagine ha analizzato le modalità di gestione delle società partecipate dal comune, soffermandosi in particolare su una di queste alla quale dal 2014 é stata affidata in house, e quindi sottoposta al controllo analogo da parte dell’ente locale che ne detiene l’intero capitale sociale, la gestione integrata dei rifiuti urbani, la pulizia di edifici comunali, la manutenzione del verde pubblico e la gestione della sosta a pagamento. L’organo ispettivo ha evidenziato che la maggior parte dei dipendenti di tale società, molti dei quali assunti negli ultimi anni con contratti anche a tempo determinato, sono legati da vincoli di parentela o di frequentazione con esponenti appartenenti alla locale criminalita’ organizzata. E’ stato rilevato, altresì, che alcune ditte, delle quali la predetta società si é avvalsa per la fornitura di servizi o per il noleggio a freddo di automezzi, sono risultate controindicate per quanto attiene alla normativa antimafia; in particolare, l’organo ispettivo ha segnalato una ditta, che da alcuni anni è affidataria dei lavori di lavaggio e di manutenzione ordinaria e straordinaria di automezzi e attrezzature in dotazione, di cui è proprietario un consigliere comunale e un familiare di quest’ultimo, peraltro gia’ attenzionata durante la pregressa procedura di accesso del 2013 e destinataria di interdittiva antimafia «atipica», emessa in data 16 gennaio 2012, in quanto emersero potenziali condizionamenti di tipo mafioso“.

La verità giudiziaria e le condanne per il caso Siani

La verità giudiziaria ha certificato che i mandanti dell’assassinio Siani furono i fratelli Nuvoletta (Lorenzo e Angelo), capiclan di Marano, con il loro sodale Luigi Baccante, mentre dell’esecuzione materiale se ne occuparono i killer Ciro Cappuccio e Armando Del Core. In primo grado venne condannato anche Valentino Gionta, ras di Torre Annunziata, poi assolto in Cassazione. 

Movente dell’omicidio: l’articolo scritto da Giancarlo Siani nel giugno del 1985, quando il cronista napoletano svelo’ dei retroscena relativi all’arresto di Gionta, fino a quel momento latitante protetto dai Nuvoletta nella propria enorme tenuta di Poggio Vallesana a Marano. Siani spiegava come l’arresto di Gionta potesse essere stato il prezzo dell’accordo tra i Nuvoletta e due clan fino a quel momento feroci avversari dei maranesi, ovvero: Alfieri di Nola e Bardellino di Casal di Principe. La pax mafiosa siglata tra i Nuvoletta e questi (ex) avversari aveva determinato il “sacrificio” penitenziario di Valentino Gionta. Con quel pezzo, stando al racconto dei collaboratori di giustizia ed ai processi giunti fino al terzo grado, Giancarlo Siani aveva firmato la sua condanna a morte perché svelava il tradimento dei ras di Marano in danno del loro pupillo di Torre Annunziata (Gionta).  

Torre Annunziata al voto, dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose

L’8 e il 9 giugno Torre Annunziata è tra i Comuni chiamati ad eleggere il nuovo sindaco, dopo quasi due anni di commissariamento. Nel 2022 il Comune è stato sciolto per accertati condizionamenti malavitosi nell’attività amministrativa. Da quando (1991) è in vigore la legge sullo scioglimento delle amministrazioni per condizionamenti mafiosi, Torre Annunziata “vanta” già due commissariamenti per questo motivo. Insomma, sono trascorsi quasi 40 anni dagli articoli di denuncia di Giancarlo Siani e sembra quasi non sia successo nulla. Il tempo si è come fermato. All’anno zero. 

* L’immagine dell’articolo di Siani del 5 aprile 1985 ci è stata fornita dal giornalista Salvatore Sparavigna che, da una vecchia fotocopia quasi illeggibile, ha ricavato il contrasto ideale, evidenziando i punti chiave dell’articolo.