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La denuncia alla Corte europea è per inadempienza ai sensi della Convenzione di Roma del 1950 in materia dei diritti dell’uomo.
A distanza di sei mesi dalla nostra prima intervista, torniamo ad incontrare Mario Sanna che da molto tempo continua a battersi nella speranza che ai familiari delle vittime del sisma del 2016 vengano riconosciuti i propri diritti. In quel tremendo sisma, la famiglia di Mario Sanna ha visto spegnersi per sempre il meraviglioso sorriso di uno dei loro figli, Filippo, che aveva solo 22 anni. Avevamo parlato con Sanna dello sciopero della fame che stava portando avanti nella speranza di essere ascoltato. Lo sciopero della fame è durato 44 giorni, purtroppo non è arrivato il riscontro tanto atteso da parte del Parlamento.
Ci aggiorna su quanto è accaduto in questi mesi?
“Dopo aver esperito tutte le strade per fare comprendere, leggi alla mano, ai nostri politici ed al Commissario alla ricostruzione che lo Stato avrebbe dovuto occuparsi dei familiari delle vittime ricevendo solo silenzio, abbiamo deciso di denunciare l’Italia alla Corte Europea di Giustizia a Strasburgo per inadempienza ai sensi della Convenzione di Roma del 1950 in materia dei diritti dell’uomo. Ho pensato insieme a mia moglie di intraprendere questa nuova strada e ci è stato di grande aiuto un nostro carissimo amico, Bartolomeo Smaldone, che si è fatto promotore di un’apposita raccolta fondi, senza la quale sarebbe stato impossibile proseguire in tal senso. Abbiamo ricevuto riscontro sia dall’Italia che dall’estero, davvero tanta solidarietà, questo ci ha consentito di integrare le nostre risorse economiche per coprire la spesa del ricorso”.
Quali sono, a questo punto, le vostre aspettative e le speranze? Pensate che la Corte Europea possa arrivare anche a “sanzionare” in qualche modo l’Italia per non aver adempiuto correttamente nei vostri confronti in tutti questi anni?
“Le aspettative sono molto alte in quanto esistono numerose sentenze precedenti della stessa Corte in materia di calamità naturali con provvedimenti in favore dei familiari delle vittime. Dopodiché stiamo parlando di decisioni che spettano ai giudici ai quali non ci possiamo sostituire, ma siamo fiduciosi e, se tutto andrà bene, avremo scritto una pagina di storia di questo Paese”.
La sua famiglia non risiede più ad Amatrice, lei è a conoscenza della situazione attuale in quella zona?
“Veda, noi manchiamo da Amatrice da 8 anni ormai. Dopo la morte di Filippo abbiamo deciso di non tornare in quei luoghi che avrebbero scavato ulteriormente la ferita che ci accompagnerà tutta la vita. Conosciamo la situazione attuale attraverso gli amici che lì sono rimasti e che ogni tanto sentiamo e ci dicono che le cose vanno molto a rilento. Il centro storico è ancora una spianata deserta e nelle frazioni insistono ancora le macerie dei crolli. Ma ancora di più insistono le macerie interne a ciascuno di loro. C’è ancora moltissimo da fare”.
Oltre alla battaglia che portate avanti per vedere riconosciuti i vostri diritti, vi fate promotori di iniziative in ricordo di Filippo, suo figlio.
“Ogni anno si celebra la serata di assegnazione del Premio Letterario Nazionale Filippo Sanna. È un Premio riservato a giovani di età compresa tra i 14 ed i 18 anni che devono scrivere un racconto a tema ogni anno diverso. Per questa VI edizione il tema era la musica. Sono arrivati elaborati da tutta Italia. La particolarità del Premio è che il vincitore lo scopriremo solo nella serata di assegnazione, che si svolgerà il 25 Maggio a Rieti, attraverso la votazione in diretta di una giuria popolare composta da 30 giurati che avranno letto i racconti dei 10 finalisti scelti da una prestigiosa giuria tecnica. Al vincitore regaleremo un soggiorno per due persone, un fine settimana in una città d’arte. La novità di quest’anno, che ci fa tanto onore, è che abbiamo ricevuto, per la prima volta, anche il Patrocinio del Ministero della Cultura”.