“Storie di Stadio”/ 28 aprile 1963, spari in tribuna. Muore Giuseppe Plaitano

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“Storie di Stadio”/ 28 aprile 1963, spari in tribuna. Muore Giuseppe Plaitano

Guerriglia durante Salernitana-Potenza: c’è la prima vittima negli stadi italiani.

Domenica 28 aprile 1963: gli italiani sono alle prese con le elezioni politiche e con il proprio voto eleggono il nuovo Parlamento (IV legislatura). A Salerno, nello stesso giorno, nell’impianto “Donato Vestuti”, che prende il nome dallo storico fondatore del club granata, è di scena un importante match di calcio. Valevole per il girone C della Serie C, la sfida vede in campo Salernitana e Potenza. Questa squadra è soprannominata il “Potenza dei miracoli” ed è guidata dall’allenatore Egizio Rubino. I padroni di casa coltivano il sogno di battere i lucani per sfruttare le ultime chance di promozione. È, dunque, una partita dalle grandi occasioni e non a caso nel piccolo stadio si registra il tutto esaurito. Sono 15mila i sostenitori assiepati sugli spalti e fanno registrare un incasso record per quell’epoca: 8 milioni di lire. 

Uno stadio molto piccolo, una città in fibrillazione

L’impianto è piccolo, ma si trova nel pieno centro di Salerno e così l’atmosfera elettrica in città determina che ogni posto è buono per non perdersi la partita: i tifosi si sistemano un po’ ovunque, prendendo d’assalto perfino balconi e tetti delle case vicine alla struttura sportiva. Fin dai primi minuti appare chiaro che l’incontro è molto aspro dal punto di vista agonistico e l’arbitro, Gandiolo di Alessandria, fatica a controllare la situazione.  Quasi allo scadere del primo tempo, il Potenza passa in vantaggio facendo calare il gelo sul “Vestuti”. I padroni di casa protestano inutilmente per un presunto fuorigioco. C’è tanta delusione e la tensione comincia a salire minuto dopo minuto.

80° minuto: il destino del calcio italiano cambia strada

All’80° minuto si verifica il fatto che cambia il corso degli eventi  e del destino: un calciatore della Salernitana viene atterrato in area avversaria, i compagni di squadra protestano, chiedendo l’assegnazione del calcio di rigore. L’arbitro non ne vuole sapere e sugli spalti si scatena la rabbia dei tifosi. Uno di questi riesce ad aprirsi un varco nella rete di recinzione e invade il campo. Corre verso il direttore di gara e viene fermato dalla polizia, ma intanto altri spettatori lo seguono invadendo il terreno di gioco. È qui che la situazione degenera completamente.

Stadio teatro di guerriglia e morte

 Il “Vestuti” diventa teatro di una guerriglia tra i tifosi e le forze dell’ordine, che faticano non poco a trattenere le violenze e sparano diversi lacrimogeni per disperdere la folla. Salerno si trasforma in una città in stato d’assedio e alla fine si registrano 21 feriti e 36 contusi. Un bollettino di guerra. All’interno dello stadio si consuma la tragedia più grande. In circostanze poco chiare viene esploso in aria un colpo di pistola, probabilmente sparato per sedare gli animi, ma la pallottola colpisce alla tempia Giuseppe Plaitano, 48 anni, tifoso della Salernitana che aveva seguito il match sugli spalti. A nulla servono i soccorsi degli amici seduti accanto a lui in tribuna. 

Giuseppe Plaitano, il primo tifoso a morire per una partita

Ex sottufficiale di marina, Plaitano è il primo tifoso a morire in uno stadio di calcio in Italia, a margine di tafferugli e scontri tra i tifosi e la polizia. L’arbitro Gandiolo e il Potenza lasceranno Salerno solo dopo la mezzanotte, visto che la guerriglia dura un intero pomeriggio e si prolunga fino a tarda sera. 

La scomparsa del salernitano Giuseppe Plaitano segna un’epoca: anche lo stadio, il luogo per antonomasia di festa e aggregazione collettiva, diventa simbolo di violenza e morte. Lo sport ed il calcio non sono più sinonimi di ritrovo, svago, partecipazione collettiva, ma anche veicolo di scontri, guerriglia e violenta repressione.  Dai quei tragici fatti di Salerno, ne passeranno sedici prima che si verifichi un altro gravissimo fatto di sangue in uno stadio. Il 28 ottobre 1979 si registrerà l’uccisione (per mano di un ultrà romanista) di Vincenzo Paparelli, tifoso laziale seduto con la moglie nella sua Curva Nord. Ma questa è un’altra “Storia di Stadio”. 

Fonti: www.saladellamemoriaheysel.it e giornali dell’aprile/maggio 1963