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Il 2 ottobre è venuta a mancare una figura di riferimento degli ultras partenopei.
“Io sono il muro…il presente, il passato, io sono chi non c’è più e chi c’è stato e chi non ha mai mollato, io sono il guerriero mai omologato…testa di cazzo che mi hai pitturato“.
Se potesse parlare, Luciano Vivenzio (per tutti “Rececconi c’è”) risponderebbe probabilmente così alle migliaia di tifosi ed ultras che a Napoli, provenendo da mezza Italia e anche da alcune realtà europee, hanno partecipato al suo funerale. La frase, rigorosamente scritta con spray azzurro, campeggia dietro le gradinate della Curva B dello stadio ‘Maradona’. È firmata “1979” (anno di nascita dei Fedayn). Il testo sintetizza l’essenza di uno dei Gruppi più importanti del tifo organizzato.
L’ultimo saluto (da ultras all’Ultras)
L’appuntamento per l’ultimo saluto era fissato per le ore 9:45 di sabato 5 ottobre in via Carlo Miranda a Ponticelli, sotto casa di Vivenzio. Poi alle ore 10,00 tutti alla chiesa di quartiere, la parrocchia San Pietro e Paolo. Ed ancora dopo, terminate le esequie, centinaia di ultras hanno attraversato la città, per radunarsi sotto la Curva B, fuori allo stadio di Fuorigrotta, vicino agli spalti che per “Rececconi c’è” sono stati la vera dimora. Passato a miglior vita lo scorso 2 ottobre, al culmine di una malattia, Luciano Vivenzio rappresenta un grande pezzo di storia ultras a Napoli e non solo: 45 anni fa contribuì a fondare uno dei gruppi piu importanti nel panorama nazionale ed europeo: i famigerati “Fedayn E.a.M.” (acronimo di “Estranei alla Massa”). Come simbolo scelsero un guerriero dalla chioma folta, basco sul capo e volto semi-coperto. I suoi colori, ovviamente, il bianco e l’azzurro.
Chi sono i Fedayn E.A.M.
Domenica 16 settembre 1979, i partenopei erano di scena ad Ascoli Piceno, per la prima giornata del campionato di Seria A, stagione 1979/1980. Un intrepido manipolo di partenopei decise di fondare un’aggregazione dal nome avventuroso e affascinante: stavano nascendo i Fedayn. Il richiamo nel nome aveva un sapore ideologico (quello dei guerriglieri della Palestina in lotta con Israele) ma i Fedayn partenopei sono sempre stati totalmente apolitici e apartitici. La loro unica ideologia sono: Napoli (città) ed il Napoli (squadra).
Nell’arco di 45 anni, fatti di tumultuosa e assidua presenza in tutti gli stadi, si sono fatti conoscere e rispettare in Italia ed in Europa. Inizialmente, dal ’79 all’83, si ritrovarono nella Curva B dell’allora stadio San Paolo, poi dall’83 all’86 passarono in Curva A, infine dall’86 a tutt’oggi rieccoli stabilmente in curva B.
Dice di loro un decano del tifo: «I Fedayn hanno sempre avuto una forte identità e si può dire, senza tema di smentita, che hanno introdotto la vera mentalità ultras a Napoli, divenendo poi riferimento in tutta Italia».
Al funerale sia gli ultras gemellati sia i fieri rivali?
Al funerale di Zio Luciano “Rececconi c’è” si sono visti ultras del Genoa, dell’Ancona, del Catania, della Juve Stabia, oltre a delegazioni di gruppi provenienti da Messina e Lamezia Terme, senza dimenticare i “Lauta Army”, ultras provenienti da Plovdiv, seconda città della Bulgaria dopo Sofia, storicamente gemellati con i napoletani. Qualcuno giura di aver visto, presenti, anche alcuni supporter della Lazio e del Verona, due delle tifoserie maggiormente in contrasto coi napoletani. Nessun gemellaggio, ovviamente, solo una forma di rispetto tra ultras.
Il film del 2002 sugli E.A.M.
Nel 2002 il regista napoletano Vincenzo Marra decise di realizzare un film/reportage, tuttora reperibile sulla piattaforma youtube (https://youtu.be/jT9oDxswTg8?si=f8mqYBBbrWlmMHkv).
Il suo lavoro cinematografico è un documento straordinario, interamente dedicato ai Fedayn E.A.M. Nella pellicola si racconta la vita di alcuni ragazzi appartenenti al gruppo che seguono il Napoli ovunque. Ci sono il fotografo con il suo assistente, il figlio del fruttivendolo, il ragioniere, l’agente di commercio, il tecnico luci delle discoteche, il riparatore di videogiochi. Il film ricevette al Festival del cinema di Venezia il premio della critica. Marra disse dei ragazzi dei Fedayn: «Sono apolitici e non intrattengono rapporti con il club. Sono molto gelosi della propria autonomia intellettuale perché vogliono sentirsi liberi di criticare il Napoli se lo ritengono opportuno. È ammirevole lo spirito di mutua solidarietà che li unisce e che si traduce nel superamento delle difficoltà quotidiane. Ogni giovedì si riuniscono per parlare di calcio, ma soprattutto per raccontarsi i loro guai. Sono sensibili e intelligenti. Quando hanno accettato di farsi filmare hanno soltanto chiesto che all’inizio della pellicola una scritta avvisasse che il loro compenso sarebbe stato devoluto in beneficenza».
Retroscena di un soprannome divenuto leggenda
Ma come mai per tutti quelli che lo hanno conosciuto e non solo per loro, Vivenzio, allo stadio e fuori, era semplicemente Luciano “Rececconi c’è” ? Il soprannome nasce da una straordinaria somiglianza con il giocatore della Lazio che morì in un tragico incidente, dalle circostanze mai completamente chiarite, il 18 gennaio 1977. Un elemento che ha conferito alla figura dello storico ultras partenopeo un elemento ulteriore di autorevolezza e carisma.
Nel 1986, in piena estate, si tenne un convegno pubblico a Tortona. Tema: tifo, stadio e gruppi organizzati. “Teppista sarà lei, io sono solo ultrà” fu uno dei titoli dei giornali il giorno dopo l’incontro. Tra i protagonisti di quel vivace confronto dialettico, in prima linea, c’era anche Luciano Vivenzio “Rececconi c’è“: spiegava chi erano i veri ultras.
Allora come oggi, sono un fenomeno sociale e sportivo molto diffuso in Italia come in Europa e nel mondo: sono sempre al centro di polemiche e infuocati dibattiti. Da un lato si schierano gli analisti, i sociologi ed i giornalisti. Dall’altro lato, ci sono loro: i “guerrieri” non omologati…
link video: i funerali di Luciano Rececconi https://youtu.be/o3Phj3PVEBg?si=Ly02o4QQc78Xwcb6