Giornata contro la pena di morte, l’Iran si conferma regime della forca

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Giornata contro la pena di morte, l’Iran si conferma regime della forca


Esecuzioni di massa, impiccagioni pubbliche e di minori: quasi 500 le persone giustiziate nei primi nove mesi del 2024. La settimana scorsa sei persone al giorno.

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Il Presidente Pezeshkian ordina esecuzioni di massa

Continuare a definire il Presidente Pezeshkian “riformista” significa portare avanti la narrazione della propaganda del regime iraniano. Descrivere il nuovo Presidente: “mite, un’opportunità per il popolo, una speranza, una voce dicambiamento” e altri appellativi favorevoli con cui è stato descritto in vari, troppi, articoli di giornale, getta buio su quanto sta succedendo in Iran. Ogni giorno infatti si verificano esecuzioni e il dissenso e la libera manifestazione delle proprie idee sono, ancora, puniti con l’incarcerazione. Non dimentichiamo inoltre che all’interno delle carceri il comportamento sanguinario degli agenti penitenziari è talmente violento da causare spesso la morte dei detenuti. Uccisioni, attenzione, che il regime taccia come suicidi o morti accidentali o naturali.

Da quando Pezeshkian è entrato in carica quindi nulla è cambiato. Iran Human Rights denuncia che nel mese successivo alle elezioni presidenziali di fine Giugno 2024 si è verificata un’ondata di esecuzioni in cui sono state giustiziate almeno 87 persone; mentre la mattina del 7 Agosto le autorità iraniane hanno effettuato esecuzioni di massa di 29 prigionieri in 2 carceri. 26 persone sono state giustiziate nella prigione di Ghezel Hesar e 3 persone nella prigione centrale di Karaj.

«L’esecuzione di massa di 26 prigionieri in un solo giorno e in una sola prigione» riporta IHRNGO «non ha precedenti negli ultimi due decenni. L’ultima esecuzione di un gruppo di questo livello è avvenuta il 3 Luglio 2009, nel bel mezzo delle proteste popolari di quell’anno, note come Movimento Verde. Durante questa esecuzione, 20 prigionieri con accuse legate alla droga sono stati giustiziati in un solo giorno nella prigione di Rajai Shahr a Karaj». 

Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore dell’organizzazione IHRNGO a proposito ha dichiarato: «La Repubblica islamica sta approfittando dell’attenzione della comunità internazionale sulle tensioni del regime con Israele, per effettuare uccisioni di massa di prigionieri e per intensificare l’atmosfera di repressione in Iran. In assenza di una risposta immediata da parte della comunità internazionale, centinaia di persone potrebbero cadere vittime della macchina di morte della Repubblica islamica nei prossimi mesi. Tutti i paesi che hanno relazioni diplomatiche con la Repubblica islamica sono obbligati a rispondere e a prevenire ulteriori crimini».

Dunque, come si evince dalle parole di Amiry-Moghaddam, diffondere l’idea che con Pezeshkian si respiri un’aria diversa e di cambiamento isola ancora di più la popolazione iraniana, rafforzando il regime che spera che le attenzioni, già scarse dell’Occidente verso la rivolta del popolo iraniana e del movimento ‘Donna-Vita-Libertà‘, si dissolvano del tutto. 

Impiccagioni pubbliche ed esecuzioni di minori

Con l’arrivo di Pezeshkian non si sono fermate nemmeno le esecuzioni sulla pubblica piazza. Il 30 Settembre due detenuti di Lor sono stati impiccati pubblicamente in una piazza di Khomein, nella provincia di Markazi; mentre la prima esecuzione pubblica del 2024 ha avuto luogo il 26 Agosto a Shahroud.

In principio l’identità dei due uomini uccisi pubblicamente era rimasta sconosciuta in quanto l’esecuzione era rimasta segreta e nessuna delle famiglie dei prigionieri era stata avvisata, impedendo quindi loro di dare un ultimo saluto. Si è dovuto attendere qualche giorno per avere conferma che i detenuti condotti alla forca pubblica erano Reza Rashno Sadeghi, 37 anni e padre di tre figli di Andimeshk, nella provincia del Khuzestan, e Haji Kaboudvand. padre di cinque figli di Borujerd, nella provincia del Lorestan. L’organizzazione Hengaw ha informato che: «Rashno Sadeghi e Kaboudvand sono stati arrestati il 31 Gennaio 2021, assieme ad altre quattro persone, nelle province di Khuzestan, Lorestan e Markazi. Entrambi sono stati condannati all’esecuzione pubblica dalla magistratura della Repubblica islamica con l’accusa di “partecipazione alla guerra contro Dio (moharebeh) attraverso la fucilazione e l’interruzione della sicurezza pubblica” e per l’omicidio di un agente di polizia, il sottotenente Morteza Barati». 

Prima dell’esecuzione, Reza Rashno Sadeghi era stato anche sottoposto a 800 frustate.

In Iran le impiccagioni pubbliche sono state momentaneamente sospese soltanto durante il periodo del Covid-19, dopodiché hanno ripreso con una certa regolarità, aumentando considerevolmente nel 2022 e nel 2023, anno, quest’ultimo, in cui 7 uomini sono stati impiccati in spazi pubblici in tutto l’Iran.

Oltre ad esecuzioni di massa e impiccagioni pubbliche, in Iran si condannano a morte anche i minori.

Iran Human Rights comunica che almeno 71 minorenni sono stati giustiziati dal 2010, ma non avendo un controllo totale sulle fonti che arrivano da Teheran, i minori uccisi potrebbero essere decisamente di più. Mehdi Jahanpour fu arrestato per omicidio nel 2019, all’epoca aveva 16 anni. Il 16 Settembre 2024 nella prigione centrale di Shiraz (Adel Abad) è stato giustiziato.

Ricordiamo anche che a Novembre del 2023 il 17enne Hamidreza Azari fu giustiziato nella prigione di Sabzevar. Secondo la documentazione ottenuta da Hengaw, Hamidreza Azari aveva 16 anni, 8 mesi e 18 giorni al momento del crimine e 17 anni, 3 mesi e 14 giorni al momento dell’esecuzione, diversamente quindi da quanto sostenuto dai media di regime che hanno falsamente indicato l’età di 18 anni del detenuto quando hanno riportato la notizia della sua esecuzione. 

Purtroppo a tutt’oggi in Iran ci sono dozzine di minori autori di reati nel braccio della morte, per questo motivo la comunità internazionale ha l’obbligo e il dovere di intervenire il prima possibile.

Il “martedì nero” contro le esecuzioni

Martedì nero” o, in inglese, “No to Executions on Tuesdays”  è un’iniziativa non violenta di sciopero della fame dei prigionieri politici iraniani nata a partire da Febbraio 2024. A questa campagna, sorta dai prigionieri politici nella prigione di Ghezel Hesar nella città di Karaj, hanno aderito velocemente detenuti e detenute di altre 21 carceri, tra cui quella di Evin, di Mashhad, di Khorramabad, di Tabriz, di Ardabil, di Qaimshahr, di Khoi, di Naqdeh e di Saqqez, oltre che raccogliere il sostegno di molti ex prigionieri politici e attivisti civili e politici. 

Il martedì è stato scelto perché è il giorno della settimana in cui i detenuti condannati a morte vengono in genere trasferiti in isolamento in preparazione per la forca nella prigione di Ghezel Hesar. 

Lo scopo di questa iniziativa è molteplice: da una parte si chiede l’abolizione della pena di morte in Iran, commemorando coloro che sono stati giustiziati specialmente in seguito alle proteste nazionali del 2022, dall’altra si sollecita la Comunità internazionale di prestare maggiore attenzione al crescente tasso di esecuzioni effettuate nella Repubblica islamica e a intervenire per porre fine a questa barbarie. 

Va ricordato che le carceri iraniane sono luoghi di torture, violenze fisiche e psicologiche, stupri e soprusi di ogni genere, dunque nel continuare a fare questo sciopero i detenuti e le detenute dimostrano una tenace resistenza e coraggio, e non a caso sono divenuti simbolo contro la pena di morte. 

Come già anticipato, le esecuzioni non sono limitate a individui condannati per reati comuni, ma includono anche prigionieri politici e manifestanti. 

Sono le 5 di mattino del 6 Agosto 2024 quando Reza (Gholamreza) Rasaei viene giustiziato in segreto nella prigione di Dizel Abad, nella provincia di Kermanshah. Di questa esecuzione non sapeva nulla nessuno, e nemmeno la sua famiglia né tantomeno il suo avvocato erano stati informati, ad aggiungersi a questa sofferenza anche il fatto che la salma di Rasaei verrà seppellita lontana da casa e in presenza delle forze di sicurezza.

Reza Rasaei era stato condannato a morte il 7 Ottobre 2023 in relazione alla rivolta ‘Donna-Vita-Libertà‘, e purtroppo non sorprende in quanto all’indomani della rivolta per l’uccisione di Jina Mahsa Amini, le autorità iraniane intensificarono l’uso della pena di morte, eseguendo almeno 853 esecuzioni nel solo 2023.

A tutt’oggi, come già ribadito, la situazione non è cambiata. In questo anno sono stati condannati a morte, oltre i manifestanti, anche gli attivisti e i sindacalisti. È il caso ad esempio di Sharifeh Mohammadi e Pakhshan Azizi, cherischiano da un momento all’altro l’esecuzione. 

Dall’estremità della tenebra
dall’estremità della notte
io parlo

Se verrai a casa mia, oh mio caro
portami una luce
e una piccola finestra
per guardare
la stradina affollata e felice

(Dono di Forough Farrokhzâd in È solo la voce che resta, a cura di Faezeh Mardani, Riccardo Condò Editore, 2018) 

*Gruppo di prigionieri in sciopero della fame del “Martedì Nero” nelle carceri di Ghezel Hesar, Evin, Karaj, Mashhad e Khorramabad.