Milite ignoto, ma chi è? La storia di un simbolo eterno
11 Ottobre 2021Capacity market, perché è un regalo alle fonti fossili
13 Ottobre 2021Afghanistan, quali sono i giacimenti e le materie prime?
Un’inchiesta per svelare solo qualche numero di un potenziale enorme
di Salvatore Baldari
Si narra che Alessandro Magno rimase folgorato dalle pietre preziose che venivano estratte dall’aspro sottosuolo dell’attuale Afghanistan.
Prima di lui e dopo di lui, la storia ha visto avvicendarsi svariati imperi e governi, fiduciosi di addentrarsi fra le sue rocce, per impossessarsi dell’inestimabile tesoro minerario, custodito nelle viscere del suo territorio. A due millenni e mezzo di distanza da Alessandro Magno, sappiamo che l’Afghanistan può essere paragonato ad un forziere, ancora sigillato, di oro, argento, rame, ferro, zinco, mercurio, terre rare. Tutt’ora, alcuni distretti del Paese risultano inviolati dalle esplorazioni geologiche, ma soltanto quelle già analizzate sono più che sufficienti a testimoniare un tesoro rarissimo di pietre e metalli.
Il litio e l’Afghanistan
In un rapporto del Pentagono datato 2010, venne addirittura ribattezzato “l’Arabia Saudita del litio”, ovvero uno dei metalli oggi più ricercati, essenziale per l’industria delle batterie elettriche. In un documento dello scorso anno, l’Unione europea ha incluso il litio tra le 30 materie prime definite “critiche” per la sua indipendenza energetica, insieme al cobalto, alla grafite e al silicio. Secondo una proiezione effettuata dall’IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia) la domanda mondiale di litio dovrebbe crescere di oltre 40 volte nei prossimi decenni.
Vengono stimati almeno due milioni di tonnellate di minerale di ferro e un milione e mezzo di tonnellate di terre rare, ovvero i 17 minerali indispensabili per ogni tipo di manufatto tecnologico, dai computer, schermi video e smartphone, agli apparecchi fotografici e fibre ottiche.
Per comprendere la potenzialità dei giacimenti afghani, basti osservare come oggi la Cina, pur avendone il 35% delle riserve sfruttabili, detiene quasi il 90% della produzione mondiale, assimilando da sola l’80% del fabbisogno degli Stati Uniti e quasi la totalità di quello europeo. Anche, in questo caso, richiamiamo la proiezione effettuata dall’IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia), che ha descritto un aumento della domanda di terre rare di minimo sette volte, entro il 2040.
Le viscere dell’Afghanistan custodiscono anche almeno 60 milioni di tonnellate di rame, necessario alla produzione di cavi elettrici o i pannelli solari.
Importante, anche la presenza di riserve di pregiatissimo talco, impiegato fra gli altri usi per la produzione di vernici, cosmetici e insetticidi. Circa trecentocinquantamila tonnellate di talco, vengono ogni anno esportate nel vicino Pakistan, dove sarà sottoposto a processi di lavorazione, per poi essere immesso nel mercato internazionale.
L’Afghanistan sarebbe un grande serbatoio anche di petrolio e gas naturale, per valori stimati rispettivamente di un miliardo e ottocentomila barili e 15 trilioni di metri cubici. Per non dimenticare pietre preziose come rubini, smeraldi, tormaline e lapislazzuli, oltre naturalmente il marmo. Nonostante questo invidiabile potenziale, oggi l’attività estrattiva vale un quinto dell’export afghano e neanche il 3% del suo prodotto interno lordo.
Il Pil dell’Afghanistan
Per comprendere meglio le dimensioni di questi dati, che altrimenti sembrerebbero vuoti di significato, va considerato che il Pil dell’Afghanistan, nel rilevamento più recente, si attesta intorno ai venti miliardi di dollari, un valore già da sé esiguo se confrontato con il Pil della prima regione italiana, che è la Lombardia con circa 400 miliardi di dollari.
Le principali fonti di finanziamento delle fazioni locali sono rappresentate da canali illeciti. Infatti, se l’export di oro, nel corso degli ultimi anni, è arrivato a valere poche decine, con sporadici picchi di centinaia di milioni di dollari, il mercato sommerso di oppio, come emerge da un rapporto Onu, sfiorò nel 2017 il valore di 1,4 miliardi di dollari, con oltre diecimila tonnellate di produzione.
Le attività estrattive e la corruzione
Un recente report del Fondo monetario Internazionale ha voluto fotografare la situazione con parole inequivocabili: “Gli investimenti nell’industria estrattiva, che hanno un grande potenziale, sono stati frenati dalla crescente insicurezza.”
Il grosso delle attività estrattive resta nelle mani di gruppi locali in guerra fra loro. Non è un caso, se l’ex presidente afghano Ashfar Ghani profetizzò lo scorso anno la “maledizione delle risorse” per l’Afghanistan, che dilania i Paesi ricchi di materie prime, ma inadeguati a farle fruttare economicamente.
La conclusione più lampante di questa riflessione è che l’Afghanistan, con metà della popolazione sotto la soglia di povertà, è ancora incapace di trarre beneficio dalle sue smisurate risorse e, per andare avanti, necessita di periodici sussidi stranieri a sostegno della sua economia.
Così è stato nel corso dell’occupazione americana, seppur con un graduale decremento man mano che gli anni trascorrevano.
Già prima della riconquista del Paese da parte dei Talebani, la previsione era infatti di un calo del sostegno economico del 20% rispetto al precedente impegno. Impegni legati al rispetto di alcune condizioni, come la lotta alla corruzione e soprattutto lo sviluppo di rapporti di pace e sicurezza nel Paese, come ricordato nell’ultima Conferenza di Ginevra.
Purtroppo, queste condizioni, con il ritorno dei talebani rischieranno di essere drammaticamente disattese. Il Fondo Monetario Internazionale ha già congelato gli aiuti di 455 milioni di dollari, previsti per il Paese, nell’ambito della redistribuzione di Diritti Speciali di Prelievo, un programma destinato a tutti i Paesi in via di sviluppo o in difficoltà economica.
In questa prima puntata della nostra inchiesta, ci siamo occupati degli aspetti economici, legati ai giacimenti posseduti dall’Afghanistan. Nella prossima, invece, osserveremo, gli aspetti geopolitici e i possibili scenari, sempre attinenti alle attività estrattive.