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di Salvatore Luigi Baldari
Visione strategia è da veri fighi o, meglio, è trend topic. Ma in concreto?
Una delle locuzioni più abusate delle ultime settimane, è “visione strategica”. Visione strategica significa massimizzare il presente per costruire il futuro, orientare le dinamiche, attraverso decisioni consapevoli, in grado di acquisire un vantaggio competitivo sugli eventi. Le decisioni consapevoli, nell’attività politico-amministrativa, si realizzano soprattutto attraverso l’allocazione di risorse, negli investimenti. Il miglior modo per valutare un investimento è sempre quello, dell’analisi costi-benefici, alla quale aggiungerei una sfumatura in più, ovvero l’analisi politica. Una delle missioni politiche della nostra Repubblica, è sempre stata, sin dalla sua costituzione, quella della coesione sociale e territoriale.E questa bussola dovrebbe guidare le decisioni, quando si immaginano investimenti, soprattutto infrastrutturali. L’investimento in coesione territoriale, utile ad accorciare il divario pre-esistente di opportunità e diritti di cittadinanza fra i cittadini del Paese, è sempre quello ispirato da una visione strategica.
L’Alta Velocità
Gli ultimi anni, l’Italia ha conosciuto la rivoluzione dell’Alta Velocità. Ad oggi, l’Italia ha speso quasi 42 miliardi di euro per circa 1300 chilometri di linea. La media di 30 milioni di euro a chilometro, a fronte dei 13 della Germania, 14 della Spagna e 15 della Francia. Questo è un primo problema. Ce n’è poi un secondo. Basterebbe osservare una cartina geografica delle linee di alta velocità dell’intera Europa, per accorgerci dell’anomalia tutta nostrana, che è stilizzata in un’unica linea che da Torino, attraversa Milano, Bologna, poi Firenze, per arrivare a Roma e fermarsi a Napoli (Salerno). Se buttiamo l’occhio verso la Germania, la Francia, la Spagna, la Danimarca e l’Olanda, per non parlare della Gran Bretagna che ha addirittura un tunnel sottomarino, non potremmo far a meno di notare una fitta ragnatela di linee che uniscono città e territori, in maniera omogenea.
In Italia scontiamo un enorme gap fra il Nord e il Sud, quanto fra l’Ovest e l’Est, fra il Tirreno e l’Adriatico. L’esigenza di un’Alta Velocità che valorizzi l’intera Dorsale Adriatica, dovrebbe diventare una fra le priorità nel processo di coesione territoriale del nostro Belpaese. L’attuale linea ferroviaria che collega le principali città dell’Adriatico, conserva gelosamente l’indole Ottocentesca cui risale, con binari che corrono lungo la costa, talvolta danneggiandola.
La suggestione di arretrare le rotaie verso l’interno, accanto l’autostrada, in un’Alta Velocità, che attraversi tutti i principali aeroporti di quel versante, da Bologna a Bari, passando per Ancona, può e deve diventare una scelta strategica. L’idea dell’arretramento dei binari, è già qualcosa di molto concreto per lo snodo di Pesaro, dove il Ministero, il Comune e la Confindustria hanno trovato un accordo per un importante intervento, e soprattutto per la tratta di Bari Sud, con l’obbiettivo di liberare il centro della città, migliorando l’interoperabilità fra Rfi e FerrovieSudEst, entro il 2024.
È evidente che una infrastruttura del genere ribalterebbe la qualità della mobilità e degli insediamenti imprenditoriali dei territori interessati e, soprattutto, permetterebbe di affermare l’itinerario adriatico-ionico fra i corridoi strategici della Rete Transeuropea dei Trasporti (Ten-T), in un’ottica di connessione con i collegamenti trasversali, del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo e Baltico-Adriatico. I vantaggi sarebbero evidenti per i porti di Taranto e Brindisi in particolare, permettendoli di agganciarsi alle grandi direttrici internazionali, così come per quelli di Pescara e Ortona.
L’idea di una Alta Velocità da Bologna a Taranto, non l’abbiamo inventata ora, sia chiaro. Da più parti, negli ultimi cinque-sei anni, comitati cittadini, enti locali e personaggi politici, l’hanno tirata in ballo, sotto le più svariate forme. Su tutti, l’attuale Ministro Franceschini, il quale l’ha ulteriormente adornata, proponendo anche di trasformare l’attuale linea che corre lungo la costa, in una romantica pista ciclabile, in grado di ricucire borghi e località balneari. A sostegno di questa proposta c’è anche un recente appello lanciato dall’On. Losacco, sottoscritto da autorevoli personalità della Puglia fra Sindaci, Presidenti di Provincia e esponenti del mondo accademico, che rivendicano un passo deciso verso questa soluzione. Nel mese di Novembre, tra l’altro, i Governatori di Marche, Abruzzo, Molise e Puglia hanno siglato a un vero e proprio di Protocollo d’Intesa per lo sviluppo della Dorsale Adriatica Centro-Meridionale, con uno sguardo anche al potenziamento della rete autostradale e portuale, oltre che alle sezioni trasversali verso Roma-Civitavecchia. A fronte di tutte queste parole, ad oggi, non esiste neanche un progetto di fattibilità della Tav Bologna-Taranto, né di una a Sud di Ancona, né di una Alta Velocità di rete.
Della Tav Bologna-Taranto non c’è traccia nella bozza più aggiornata del Pnrr per il Next Generetion Eu, ormai divenuto una sorta di Vangelo laico dei giorni nostri. Alla pag. 100 del documento, il Governo individua i principali investimenti AV nelle tratte Napoli-Bari; Brescia-Verona-Piacenza e Salerno-R.Calabria. Fra gli interventi di potenziamento, inoltre, trovano spazio la Taranto-Battipaglia e la Roma-Pescara, opere per le quali lo scorso 21 Gennaio sono stati nominati anche i Commissari, dopo lunghissimi mesi di tensioni. C’è una timida e non specificata menzione della dorsale adriatica, inserita solo fra parentesi insieme ad altre direttrici, a pagina 104, laddove si annunciano interventi su linee per lo sviluppo del trasporto con i Fondi Sviluppo e Coesione 2021-27. Una frase poco dettagliata e, forse neanche troppo convinta.
Ciò è comprensibile nella misura in cui i programmi del Pnrr vanno completati entro il 2026 e sarebbe inimmaginabile realizzar questo itinerario entro tale termine. Diventa incomprensibile, tuttavia, il fatto che nessun altro documento ufficiale lo citi in maniera esplicita, evidenziando una scarsa attenzione verso un progresso organico dell’intero territorio nazionale e delle singole necessità. Ma, i tempi che viviamo e le opportunità che ci si stanno dipanando dinanzi, ci obbligano a prendere decisioni ispirate da una forte visione strategica. La Tav Bologna-Taranto, soddisfa questo requisito; è orientata alla coesione territoriale e ha tutte le caratteristiche per stimolare una varietà impensabile di opere complementari.
Se è vero che l’agenda Biden è l’agenda dell’Italia, mi permetto allora di citare una gigante dell’economia contemporanea come Janet Yellen, già a capo della Federal Reserve, appena nominata Segretario del Tesoro dal nuovo Presidente Usa. Act big. Agire in grande.