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Aurelio de Laurentiis riapre il dibattito sul futuro dell’area ex Italsider
“Non rifarò l’impianto di Fuorigrotta, ma costruirò uno stadio nuovo a Bagnoli. In 30 mesi avremmo uno stadio pronto. Potremmo fare la prima amichevole estiva diciamo il 15 luglio 2027“. Parola di Aurelio de Laurentiis, che nei giorni scorsi ha promesso la nuova casa ai tifosi partenopei. Non è la prima volta che si parla di questa possibilità. Nel 2011 gli architetti Giovanni Bello e Vincenzo Manfellotti realizzarono un progetto per il nuovo stadio proprio a Coroglio/Bagnoli (https://youtu.be/IBr6MiwTlY8?si=zdQtFUBeZhfbB3Ar).
Il nuovo stadio sulla colmata?
Chissà se il patron azzurro, nel pensare al nuovo stadio, tra le enormi aree dell’ex Ilva ed ex Italsider (2 milioni di metri quadrati), immagina di creare l’impianto sportivo sulla superficie della colmata a mare.
Da oltre trent’anni la politica nazionale e locale, i comitati civici, gli ambientalisti, gli imprenditori ed i progettisti discutono di cosa fare della striscia di 195.000 mq dove è ammassato il materiale di risulta proveniente dallo storico insediamento siderurgico. Rimuoverla, bonificarla, metterla in sicurezza, lasciarla stare?
Da anni si dice tutto ed il suo contrario. Nel 1996 una legge nazionale ha imposto la rimozione ma costi economici e rimozione dei detriti (con conseguente area da individuare dove stoccarli) hanno reso impossibile qualsiasi passo concreto. Ed adesso anche il sindaco Gaetano Manfredi sarebbe tra coloro che sostengono di non toccare la colmata.
La misura è colma(ta)
Qualche anno fa era stata perfino aggiudicata la gara per la rimozione, ma non c’è mai stata la firma del contratto tra la Deme (azienda aggiudicataria) ed il Ministero delle Infrastrutture. Inoltre, il Ministero dell’Ambiente è stato accusato di non aver individuato uno spazio idoneo allo smaltimento del materiale. Si era pensato ad esempio a Piombino per lo smaltimento, ma il lungo tragitto da Bagnoli/Napoli ha scoraggiato anche i più ottimisti. Impossibile o quasi spostare tutti quei detriti e quei materiali per centinaia di chilometri (500 circa). E così nel 2021 la gara per la rimozione della colmata è stata annullata per “interesse pubblico”.
Bagnoli e Italsider, luogo simbolo della siderurgia
Il mega impianto siderurgico, chiuso nel 1992, per ottant’anni ha rappresentato uno dei poli italiani ed europei più importanti nella lavorazione dell’acciaio. Il 20 ottobre 1990 ci fu l’ultima colata e venne spenta l’«area a caldo» dell’impianto, che nel momento storico di massima espansione era arrivato ad impiegare 8mila operai. Oggi, trentatrè anni dopo, restano solo i cantieri, alcuni parzialmente realizzati, altri fuori norma, altri mai collaudati. Sullo sfondo decenni di promesse politiche, ventuno governi, decine di campagne elettorali all’insegna di slogan tipo “Qui nascerà un centro turistico e culturale“.
Bagnoli e Italsider, storia di sprechi, svendite e sviluppo mancato
In tre decenni qualcosa di concreto è stato pur realizzato, come la Porta del Parco, il Parco dello Sport, l’Acquario per le tartarughe marine, il Parco urbano, Città della Scienza, ma rimane il nodo cruciale di cosa fare di un’area enorme dove la necessità delle bonifiche è direttamente proporzionale alla necessità di investimenti e progetti concreti. Di soldi, soprattutto pubblici, Bagnoli ne ha visti sperperare tanti: l’ex Italsider è uno dei simboli dello spreco di denaro pubblico. Un esempio su tutti: a metà degli anni ’80 lo Stato impiegò circa 1200 miliardi di lire per adeguare e ammodernare l’impianto, che solo qualche anno dopo venne chiudo. E così, come cantava Eduardo Bennato nel 1989, iniziò il “Vendo Bagnoli”: la colata continua venne venduta alla Cina, l’altoforno 5 all’India, i forni a calce alla Malaysia; nel 2001 il moderno treno di laminazione fu ceduto alla Cina e così via. La “svendita” dei macchinari ha fruttato allo Stato appena venti miliardi di lire. Una cifra minima rispetto ai soldi pubblici impegnati.
Dal 1994 ad oggi quanti soldi pubblici impiegati?
Dal 1994 ad oggi la cifra effettiva dei soldi impiegati per bonifiche, sviluppo, rilancio dell’area non è calcolabile, mentre chiacchiere e dibattiti si perpetuano all’infinito. Nel 2020 una relazione della Corte dei conti ha calcolato in 900 milioni di euro le risorse pubbliche impiegate. Ora la proposta di Aurelio de Laurentiis, che immaginando il nuovo stadio ha innescato un dibattito anche su trasporti e mobilità. Arriverà mai la metropolitana in quella zona? Come faranno tifosi e sportivi ad arrivare ? Via mare ? Un fatto è certo: su Bagnoli caleranno altri fiumi di parole, dibattiti e slogan, in attesa di bonifiche, riqualificazione, rilancio. Un’attesa che non è infondato definire ormai “eterna”.