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Alla base ci sono la domanda più elevata già dagli anni scorsi e la mancanza di materie prime, conseguenza anche della guerra in Ucraina. Da India e Cina importiamo il 75% di materie e principi attivi. “E per la prima volta le case farmaceutiche abbassano il target annuale da raggiungere per i rappresentanti”, ci racconta una farmacista.
Una situazione che possiamo definire sempre più preoccupante quella della carenza dei farmaci, cerchiamo di comprendere meglio il problema. Le mancanze riguardano maggiormente i farmaci comuni, come antinfiammatori e antipiretici, a causa dell’ultima ondata influenzale e di Covid e anche a motivi altri e diversi.
Perché scarseggiano alcuni farmaci
Abbiamo dato uno sguardo alla situazione attualmente esistente e persistente su tutto il territorio italiano, infatti nelle farmacie di tutta Italia si assiste da mesi ad una carenza di alcuni dei farmaci più comuni. La carenza non è totale, precisano i farmacisti, ma gli invii di farmaci dalle case produttrici sono contingentati, e quindi l’invito per i clienti è a non acquistare maggiori scorte che sarebbero inutili. In alcuni casi, quando ad essere carente è “solo” il confezionamento dei farmaci, le stesse farmacie sono in grado di sopperire a questa mancanza, potendoli confezionare autonomamente in laboratorio.
Quali sono i farmaci di più difficile reperibilità
La situazione problematica si riscontra sempre più spesso, diventa un’impresa trovare persino quei farmaci comuni come la Tachipirina o il Moment, così come prodotti a base di ibuprofene o quelli contenenti indometacina. Mancano antinfiammatori, antipiretici, antidolorifici, antibiotici; 3.200 farmaci in tutto, tra i quali rientrano anche antipertensivi, antidepressivi e diuretici. Non sono segnalati invece problemi per antivirali e vaccini (compresi quelli anti-Covid).
Cosa fa sapere l’Agenzia del farmaco
Se guardiamo sul sito dell’Aifa troviamo le motivazioni più svariate riguardo alle mancate consegne. Si passa dalla «cessata commercializzazione», definitiva o temporanea, a non meglio specificati «problemi produttivi», fino alla «elevata richiesta» e alla conseguente «distribuzione contingentata».
La stessa Agenzia del farmaco fornisce qualche utile consiglio su come comportarsi. Prima di tutto è opportuno rivolgersi al proprio medico o allo specialista in modo da effettuare la sostituzione del medicinale solitamente utilizzato con uno generico che ha la stessa composizione qualitativa e quantitativa in termini di sostanze attive, nonché la stessa forma farmaceutica e una bioequivalenza dimostrata scientificamente.
Il problema coinvolge anche l’Unione europea
Il problema non riguarda però solo l’Italia, ma viene riscontrato in tutta l’Ue. Secondo Farmindustria oltre all’aumento della domanda, bisogna considerare un altro aspetto che ha le sue radici nella complicata situazione geopolitica, soprattutto in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina.
Da India e Cina importiamo il 75% di materie e principi attivi
«Alcune categorie di farmaci – a detta del presidente di Farmindustria, Marcello Cattani – scontano in questo momento delle carenze, ma il 50% è stato già sostituito».
Il punto, sottolinea, è che «siamo in uno scenario globale reso più complesso a causa della guerra in Ucraina, e l’effetto competitivo si è scatenato soprattutto sulle materie prime che concorrono alla produzione dei farmaci, un ambito nel quale l’Europa è esposta, poiché il 75% di tali materie o principi attivi deriva dall’import da Cina e India. Noi importiamo questi principi attivi pagandoli in dollari – aggiunge Cattani – scontiamo la debolezza del cambio euro-dollaro e gli aumenti dell’energia e del gas, per cui questo settore è in grande difficoltà». Non solo: «Anche carta e imballaggi primari e secondari, quindi plastica e alluminio, sono sottoposti a tale dinamica competitiva». Una situazione che «sta gravando sempre di più sulle imprese del farmaco, che stanno ora provando a diversificare per arrivare a essere più autonomi nella produzione dei principi attivi».
Naturalmente anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, non è rimasto indifferente alla problematica e per farvi fronte ha istituito un tavolo permanente sul problema. Ha ordinato, inoltre, un’indagine accurata per individuare i farmaci che registrano una reale carenza, degli interventi di risposta a breve e medio termine, in modo da poter sopperire tempestivamente ai bisogni dei cittadini, e la definizione di attività di comunicazione e sensibilizzazione, al fine di evitare allarmismi e conseguenti ingiustificate corse all’acquisto.
Per fare maggiormente luce sul problema, abbiamo intervistato una farmacista.
– Il problema riguarda esclusivamente alcune regioni del territorio italiano?
“Il problema risulta essere generalizzato, per quanto ho riscontrato sentendo anche vari rappresentanti ed aziende farmaceutiche non mi risultano solo alcune regioni specifiche, ma un po’ tutto il territorio italiano”.
– Dottoressa, per quanto è di vostra conoscenza, quali sono le motivazioni alla base della carenza di farmaci?
Prima di tutto devo dire che nessuno sa con assoluta certezza le motivazioni. A volte sento parlare di mancanza di materie prime necessarie per la produzione dei farmaci, altre volte ci sono i farmaci ma sono gli imballaggi che mancano. Le case farmaceutiche, a differenza di prima, vendono sempre più spesso direttamente senza passare attraverso i distributori che ovviamente restano senza prodotti da distribuire.
In questi giorni ho avuto modo di parlare con un rappresentante che mi spiegava un altro aspetto. Solitamente ogni anno veniva stabilito un target da raggiungere che poi veniva puntualmente aumentato, la differenza che stanno riscontrando adesso è davvero importante, in quanto le case farmaceutiche, per la prima volta, hanno abbassato il target del 20 per cento. In pratica questo significa che a breve i rappresentanti potrebbero non avere più farmaci da vendere”.