Vita universitaria fuori dai record: storie di chi deve farcela
12 Giugno 2023Monti di pietà, ecco come funzionano
14 Giugno 2023Caso Contrada: maxi-risarcimento per l’ex agente segreto del SISDE
Fu prelevato dalle Forze dell’ordine il 24 dicembre 1992 dopo che i collaboratori di giustizia Gaspare Mutolo eTommaso Buscetta, lo accusarono di aver raccontato ad esponenti dell’organizzazione mafiosa alcuni fatti di massimo riserbo, prendendo parte seppure esternamente alle attività della cupola.
Un maxi-risarcimento di circa 285 mila euro andrà all’ex Commissario della Squadra Mobile ed agente segreto del SISDE Bruno Contrada accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e condannato ad una pena di 10 anni di reclusione. Dopo una lunghissima battaglia legale, Contrada potrà cantare vittoria e dovrà essere risarcito per l’ingiusta detenzione.
Ingiusta detenzione per Contrada
A stabilirlo, la IV sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione a margine dell’udienza tenutasi il 6 giugno 2023, rigettando i ricorsi presentati dalla Procura Generale di Palermo e del Ministero dell’Economia e delle Finanze che dovrà risarcire il numero tre del SISDE della somma pari a 285.342,20 euro come riparazione per l’ingiusta detenzione.
Particolare soddisfazione è giunta dall’avvocato Stefano Giordano che ha seguito tutta la sua vicenda giudiziaria fino alla sua scarcerazione avvenuta l’11 ottobre 2012 per buona condotta: “E’ necessario chiarire un paio di aspetti. Il primo è il compito del giudice italiano, che in questo caso, pensavo, in astratto, fosse relativamente semplice. Si trattava di dare esecuzione al giudicato della Corte Europea dei diritti dell’Uomo”, ha spiegato il legale, riferendosi alla mancata concessionedegli arresti domiciliari nei confronti di Contrada nonostante i suoi problemi di salute.
L’ex Capo della Polizia, infatti, è stato rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e poi nel carcere militare di Palermo e non gli è stato mai consentito di trascorrere parte della sua detenzione agli arresti domiciliari per le sue condizioni di salute non proprio ottimali, come attestato da diverse perizie.
“Peraltro, la condanna dell’Italia per la violazione dell’art. 3 non trova attuazione nella riparazione per ingiusta detenzione oggi definitivamente riconosciuta, perché da questa riparazione resta escluso non solo il periodo della fase cautelare, ma anche il risarcimento del danno morale, esistenziale e biologico”, commenta ancora l’avvocato Giordano.
Dal canto suo, la nazione italiana è stata condannata dalla Corte Europea per aver violato gli articoli inderogabili della Convenzione che concernono il divieto di trattamenti inumani e degradanti e il principio di legalità. Difatti, secondo la sentenza n. 3/2015 della Corte Europea Bruno Contrada non poteva essere arrestato, processato e successivamente condannato.
L’avvocato Giordano: “denunceremo le violazioni commesse”
Di certo, dopo la vittoria processuale, la battaglia non sarà finita. L’avvocato Giordano sembra ormai deciso a denunciare alle autorità giudiziarie competenti tutte le violazioni della presunzione di innocenza commesse da molti appartenenti dell’ordine giudiziario.
Chi è l’ex 007 Bruno Contrada
Bruno Contrada, oggi 91 enne, è considerato il numero tre del SISDE, il Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica oltre ad essere un ex funzionario di polizia, guidando prima la Squadra Mobile di Palermo e poi la sezione siciliana della Criminalpol. E’ stato al centro di una lunga battaglia giudiziaria e il suo nome è stato più volte collegato a presunti rapporti tra servizi segreti e criminalità organizzata. Negli atti processuali, spunta il suo nome nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Lo stesso Contrada si è dichiarato più volte amico fraterno del magistrato palermitano ma i familiari hanno sempre smentito.
L’arresto e i processi per associazione mafiosa
Fu prelevato dalle forze dell’ordine il 24 dicembre 1992 dopo che i collaboratori di giustizia Gaspare Mutolo, Tommaso Buscetta, Giuseppe Marchese e Salvatore Cancemi lo accusarono di aver raccontato ad esponenti dell’organizzazione mafiosa alcuni fatti di massimo riserbo, prendendo parte seppure esternamente alle attività della cupola. Nel 2007, invece, fu condannato in via definitiva alla pena di 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel 2011-2012 il suo legale presenta l’istanza per la revisione del processo, cosa che fu prontamente respinta.
Il primo processo iniziò nel 1994 e, dopo una requisitoria protrattasi per ben 22 udienze, il pubblico ministero Antonio Ingroia lo condannò alla pena di 12 anni di reclusione, mentre il collegio giudicante dispose 10 anni di carcere e 3 anni di libertà vigilata. Ad accusare Contrada, le dichiarazioni del pentito Gaspare Mutolo, che a margine del processo ha spiegato come l’ex poliziotto era passato a disposizione della mafia, parlando anche dei suoi presunti rapporti di amicizia con il boss Stefano Bontade, soprannominato il Principe di Villagrazia.
Per l’ex magistrato Gian Carlo Caselli, infatti, Bruno Contrada avrebbe fornito un contributo fondamentale per il rafforzamento di Cosa Nostra dando anche preziose informazioni al fine di favorire la fuga di latitanti pericolosi. Nel 2002 fu annullata la sentenza di secondo grado e si diede vita ad un nuovo processo che terminò nel 2006 condannando ancora una volta il Contrada a 10 anni di reclusione ed al pagamento delle spese processuali. Sentenza che fu confermata nel 2007 dalla Corte di Cassazione che escluse l’ipotesi che l’imputato avesse agito in cambio di corrispettivo in denaro. Bruno Contrada finì di scontare la sua pena nel 2012.