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Ecco la storia del bambino bolognese “rapito” dalla polizia papalina che ha ispirato La Conversione, il lavoro cinematografico che parteciperà al festival di Cannes.
È una storia travagliata, quella del caso Mortara, e di almeno due travagli. Quello del destino umano di Edgardo Mortara, di famiglia ebraica, ma allevato come cattolico fino a diventare sacerdote. E l’altro travaglio è cinematografico: sulla storia del bambino Edgardo Mortara, strappato alla famiglia dallo Stato Pontificio, avrebbe dovuto girare un film Steven Spielberg, ma non se ne fece nulla perché, pare, non trovò un bambino della comunità ebraica, di 8 anni, che parlasse inglese. Poi, durante la pandemia, Marco Bellocchio riprende il caso, scrive una sceneggiatura ed ecco che arriva La Conversione: il film sul caso Mortara, finalmente. Questa è ora una delle pellicole più attese al Festival di Cannes, dal 16 al 27 maggio.
La storia di Mortara
È una mattina di 165 anni fa, siamo nel 1858, quando un bambino di sei anni viene prelevato dalla polizia papalina. Il bambino è nato a Bologna, da Salomone Mortara e Marianna Padovani. La sua famiglia è ebrea, abitano in via Lame, dove presta servizio una giovane domestica cattolica di nome Anna Morisi, detta Nina. Il piccolo si ammala gravemente e la fantesca, credendolo in fin di vita, lo fa battezzare all’insaputa dei genitori. La cosa rimane nascosta per alcuni anni, fino a quando per voce di un’altra domestica non ne viene a conoscenza l’inquisitore di Bologna che vuole saperne di più. Le leggi dello Stato Pontificio, di cui Bologna all’epoca faceva parte, prevedevano che i bambini battezzati non potessero essere cresciuti da famiglie non cattoliche. Di conseguenza, il 23 giugno 1858 il bambino fu prelevato da casa, su indicazione di Papa Pio IX, e fu portato nella Casa dei catecumeni. Qui vivevano gli ebrei che si erano convertiti al cattolicesimo: era finanziata dalle tasse che lo Stato Pontificio faceva pagare alle sinagoghe.
Nel momento in cui il piccolo viene prelevato da casa, i genitori avvisano la comunità ebraica che si mobilita in tutta Europa. Il caso del piccolo Mortara diventa infatti di dominio pubblico a livello internazionale. Lo stesso Napoleone III si fa intermediario presso lo Stato Pontificio, ma nulla ottiene. Il bambino cresce nell’ educazione cattolica fino a diventare prete, adottando il nome di Pio. Intraprende anche l’attività come missionario in diverse città europee, per poi ritirarsi in un monastero, vicino a Liegi, dove morì nel 1940. Negli anni della giovinezza rivide i genitori, ma pare che espresse loro la volontà di continuare a vivere nella fede cattolica.
La beatificazione controversa di Pio IX
Il caso Mortara tornò alla ribalta nel 2000, quando con Papa Giovanni Paolo II, fu decisa la beatificazione di Pio IX. La scelta suscitò molte polemiche anche nel mondo cattolico.
Dal regista Spielberg a Bellocchio
Arriviamo così al 2017, quando Spielberg decide di realizzare un film sulla storia del bambino Edgardo Mortara, in particolare vuole basare la sua nuova opera cinematografica sul libro “Prigioniero del Papa Re”, scritto da David Kertzer. Dopo aver iniziato, a Bologna, le riprese del film ispirato al caso Mortara, decide di interrompere il progetto. Ma la storia non finisce qui perché Marco Bellocchio, durante i mesi di lockdown per la pandemia, scrive un soggetto cinematografico ispirato a Edgardo che dà vita a La Conversione, il film attesissimo al prossimo festival di Cannes.