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9 Febbraio 2022Come gli NFT potrebbero sconvolgere il mondo videoludico
di Silvia Cegalin
Di NFT si è parlato tanto, soprattutto in relazione al campo dell‘arte; per quanto concerne i videogiochi, invece, il dibattito è attualmente in corso, ma sono già emersi molti interrogativi riguardo un loro possibile utilizzo.
Gli NFT (Non Fungible Token) sono beni non fungibili e quindi non sostituibili, la cui unicità è attestata da un certificato digitale registrato su blockchain acquistabile tramite criptovalute. Questo vuol dire che nei mondi virtuali e nel metaverso essi potrebbero essere usati per certificare che un bene digitale specifico appartiene ad un determinato utente; ed è proprio questo punto che sta sollevando critiche dagli amanti e dagli sviluppatori dei videogiochi.
Gli effetti dell’utilizzo degli NFT nel mondo videoludico
Con l’introduzione degli NFT nei videogame che, va precisato, si presenta ancora in una fase di sperimentazione, un oggetto presente in un videogioco che in origine si conquistava come premio grazie ad un livello o ad una prova superata, se convertito in NFT, potrebbe essere ottenuto anche senza giocare o essere abili nel gioco, perché, banalmente, basterebbe comperarlo.
Un meccanismo che, oltre stravolgere il senso del giocare stesso, potrebbe scatenare due effetti negativi: da una parte la frequentazione di pseudo giocatori più interessati a vendere o mostrare i loro prodotti NFT piuttosto che a giocare, trasformando lo spazio videoludico in un ritrovo di streamer o influencer, un po’ sulla scia di quello che è successo con i social, in particolare con Instagram.
Dall’altra, generare disparità tra i giocatori, perché essendo gli NFT beni molto costosi, chi li possiede potrebbe porsi in una posizione di superiorità, anche economica, rispetto al giocatore avversario.
Axie Infinity il videogame NFT che viene associato al gioco d’azzardo
Axie Infinity, gioco online sviluppato dallo studio vietnamita Sky Mavis, è tra i più celebri videogame a servirsi di NFT, in questo caso espressi nelle creature presenti, gli Axies.
A contraddistinguere questo gioco è la dicitura P2E, traducibile in «play-to-earn», ossia «gioca per guadagnare». Axie Infinity, infatti, fa parte di quei videogame che alterano la natura originaria dei videogiochi: qui non si gioca per divertirsi, ma per arricchirsi, e la sigla P2E è appunto esplicita di un’attività ludica che vuole trasformare i giocatori in investitori, non a caso tale modalità è stata associata al gioco d’azzardo.
La struttura non è complessa: più si ricava più si investe. Per guadagnare bisogna acquistare Axies, rivenderli o darli in affitto, creare squadre forti per sconfiggere gli avversari e ricevere ricompense. Nulla di strano, eppure l’alto valore economico che gli Axies hanno raggiunto negli ultimi tempi ha dato vita ad un marketplace digitale di stampo piramidale tra chi in passato li ha acquistati ad un prezzo irrisorio e ora li rivende a cifre esorbitanti.
Perchè la compravendita di NFT ricorda lo Schema Ponzi
Nei videogiochi l’uso degli NFT è una prospettiva che divide a metà il mondo videoludico: c’è chi si dichiara entusiasta, tra questi Game Stop, Meta e Yosuke Matsuda(CEO di Square Enix), individuando in questa tecnologia un allettante modello di business, e chi si oppone al loro utilizzo (il 70% degli sviluppatori – fonte State of the Game Industry Report 2022) perché nello scambio degli NFT rintraccia un sistema che ricorda lo Schema Ponzi.
Questa tecnologia ha infatti consumi energetici e un impatto ambientale altissimi, inoltre tale mercato (si veda la vendita di Axies) ricalca lo schema Ponzi in quanto promette forti guadagni ai primi investitori a discapito dei nuovi. Ma c’è di più: se l’unicità degli NFT è rappresentata dal numero seriale, allora questo sta a significare che, in un videogioco ad esempio, potrebbero essere creati in massa oggetti identici cambiando, però, il loro numero di serie, rendendo il concetto di singolarità molto interpretabile.
Se si aggiunge poi che il pagamento in criptovalute non avviene sempre in modo trasparente questo non fa altro che sollevare ancora più dubbi sull’inserimento degli NFT nei videogiochi.