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11 Maggio 2023Condanna per Guttadauro, “U dutturi” di Cosa Nostra
Altri cinque anni per l’ex primario del Civico, già condannato per il caso Cuffaro. Intercettato anche mentre dà lezioni di mafia al figlio. È fratello del cognato di Matteo Messina Denaro.
Nuova condanna inflitta al boss Giuseppe Guttadauro, “U dutturi” cosi’ chiamato perché ex primario dell’Ospedale Civico di Palermo già condannato al Maxi processo svoltosi a Palermo nel 1986 e nell’ambito dell’operazione antimafia “Golden Market”. Guttadauro è considerato il reggente della famiglia di Roccella-Brancaccio con possibili intrecci con il clan di Villabate e con legami parentali con l’ex superlatitante Matteo Messina Denaro. Il primario del Civico, infatti, è anche fratello del cognato del boss di Castelvetrano arrestato lo scorso 16 gennaio.
Nuova condanna di 5 anni per il boss Guttadauro
Il gup di Palermo lo ha condannato con rito abbreviato a 5 anni di reclusione continuando la precedente condanna per reati di mafia. Al figlio Carlo Mario, 33 anni, invece, sono stati inflitti 8 anni. Secondo l’accusa, i due, difesi dall’avvocato Raffaele Bonsignore, avrebbero continuano a svolgere affari illeciti per conto della famiglia.
I particolari dell’inchiesta “Talpe della Dda” che ha portato alla condanna dell’ex medico
Guttadauro venne coinvolto anche nell’indagine nata nel 2001 denominata “Talpe della Dda”, ove fu coinvolto anche l’ex Presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro. Stando alle indagini, il boss di Brancaccio avrebbe intrattenuto rapporti con persone vicine dalla direzione distrettuale antimafia che avrebbero fornito notizie utili sulle indagini in corso anche sulle attività dell’imprenditore Michele Aiello.
A causa delle sue condizioni di salute gli erano stati concessi gli arresti domiciliari, poi revocati e sostituiti con la misura cautelare in carcere per via delle violazioni commesse. “Un uomo totalmente incapace di rispettare le prescrizioni imposte da misure giudiziarie diverse dal carcere perché permeato dal bisogno di continuare indisturbato le comunicazioni con diversi soggetti del proprio ampio circuito relazionale”, aveva scritto il gip che gli aveva revocato la misura dei domiciliari.
Il boss dava lezioni di mafia al figlio, le intercettazioni
Dalle intercettazioni, è emerso come il boss Guttadauro avrebbe dato delle vere e proprie lezioni di mafia al figlio: “Riina era una bestia, ma questi sono tutti incapaci, non hanno personalità e possono fare solo lavoretti. Tutti, tutti, tutti, nel mentre uno, però, l’onorevole Lima poi prendono sempre. Quello non è stato capace di fare quello che doveva fare, li ha presi in giro, l’invidia era gente un poco, culturalmente di più, ma Riina, quello una bestia era e ha combinato quel fatto, è finita ha distrutto tutte cose”, così il dottore di Cosa Nostra, non sapendo di essere intercettato interloquiva con il figlio Carlo Mario raccomandandogli anche di vedersi solo per cose strettamente necessarie. Guttadauro senior, infatti, si era da qualche tempo trasferito a Roma.
Secondo quanto emerso dalle intercettazioni, inoltre, nonostante la sfilza di precedenti penali, lo stesso Guttadauro avrebbe continuato le sue attività illecite a favore di cosa nostra: avrebbe aiutato una facoltosa docente all’Università La Sapienza a risolvere una controversia da 16 milioni di euro con la banca, facendo ricorso anche alle maniere forti contro l’ex ministro Mario Baccini che si era opposto categoricamente agli interessi della donna.
Tra gli affari illeciti condotti dal primario, anche il traffico di sostanze stupefacenti. Si era rivolto ad un criminale albanese con la collaborazione di un assistente di volo della compagnia Alitalia al fine di consentire l’ingresso della droga e l’uscita dei proventi da destinare al Sud America.
Chi è Giuseppe Guttadauro
Giuseppe Guttadauro, medico chirurgo all’Ospedale Civico di Palermo venne arrestato per la prima volta nel 1984 a seguito delle accuse lanciate dai collaboratori di giustizia Salvatore Contorno e Vincenzo Sinagra. Secondo le loro dichiarazioni, era un favoreggiatore del capomafia Filippo Marchese e per quest’accusa fu condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione nel Maxiprocesso di Palermo. Nuovo arresto nel 1994, con l’inchiesta denominata “Golden Market”. Ad accusarlo sono i pentiti Gaspare Mutolo, Giovanni Drago e Giuseppe Marchese.
Dopo l’arresto dei fratelli Graviano divenne il capo mandamento di Brancaccio ma fu arrestato nuovamente nel 2002 a margine dell’operazione antimafia “Ghiaccio”, che vede coinvolti anche la moglie e il figlio, colpevoli di aver continuato ad occuparsi degli “affari” di famiglia. Venne condannato ancora nel 2012 per il caso Cuffaro a 13 anni e 4 mesi di reclusione. In quell’ambito fu intercettato mentre descriveva le modalità di finanziamento della campagna elettorale dell’ex governatore siciliano. Dopo la scarcerazione per buona condotta venne nuovamente tratto in arresto il 13 febbraio 2022.