Storie di Stadio/ Marco Fonghessi, un cuore a metà
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L’attentato a Trump getta una lunga ombra sulla convention repubblicana che inizia oggi. I protocolli di sicurezza saranno rafforzati e le proteste previste saranno accompagnate da pesanti restrizioni.
Dopo il tentato omicidio all’ex presidente Donald Trump in Pennsylvania, l’America si ferma per riflettere. Il clima di rabbia, risentimento e ansia del Paese, ormai diviso a metà, ha portato in questi ultimi mesi a un’escalation senza precedenti di violenze verso i partiti politici. Gli incidenti hanno riguardato complotti organizzati o come in questo caso azioni irrazionali di aggressori solitari, tutti nutriti dalla stessa polarizzazione: un linguaggio denigrante che cerca di screditare in tutti i modi l’avversario. L’attentato ha segnato irreversibilmente la campagna presidenziale del 2024, danneggiando il tessuto sociale e culturale della nazione. Infranta ancora una volta l’illusione che la scena politica americana possa ritenersi al sicuro e protetta. Prendere di mira un candidato alle elezioni presidenziali durante un comizio elettorale a distanza di pochi giorni dalla nomination rappresenta di fatto un attacco alla democrazia e al diritto di ogni americano di scegliere i propri leader.
Tutto questo richiama un periodo buio della storia degli Stati Uniti, quando i due fratelli Kennedy, uno presidente e l’altro candidato presidenziale, furono uccisi in due distinte sparatorie. Anche leader di diritti civili come Medgar Evers, Martin Luther King Jr e Malcolm X hanno perso la vita a causa delle spirali generate dalla violenza politica. Difficile prevedere in questo momento l’impatto che questo evento avrà sulle elezioni, come di difficile interpretazione sono le motivazioni che hanno spinto il ventenne Thomas Matthew Crooks a salire sul tetto di un edificio in un assolato sabato pomeriggio, imbracciare un fucile e aprire il fuoco.
Alcuni leader politici fra cui il Presidente Biden già si sono uniti in alcuni appelli bipartisan affinché si possa ripristinare rapidamente l’unità nazionale.”Non c’è posto in America per questo tipo di violenza. L’attentato a Donald Trump impone a tutti noi un passo indietro”. Lo dichiarato Biden in due distinti discorsi alla nazione. “Non siamo nemici, siamo tutti americani”. Paradossalmente è stato proprio Trump accusato dai democratici di fomentare la violenza a esserne vittima. Seppure non sia attualmente in carica, il suo ferimento sottolinea la pericolosità che incombe costantemente sulla carica e su coloro che si candidano per essa. Chris LaCivita, responsabile della campagna elettorale del tycoon, ha affermato che “gli attivisti di sinistra, i donatori democratici e persino Joe Biden” devono essere ritenuti responsabili per le “osservazioni disgustose” avvenute in questo periodo che, a suo avviso, hanno creato terreno fertile per l’attacco.
Quanto accaduto in Pennsylvania getterà senza dubbio una lunga ombra sulla convention repubblicana, che inizia oggi. I protocolli di sicurezza saranno rafforzati e le proteste previste saranno accompagnate da pesanti restrizioni. Nel frattempo, i riflettori daranno lustro al candidato del partito quando salirà sul palco giovedì sera. Le immagini che lo ritraggono, insanguinato, con il pugno alzato diventeranno sicuramente un emblema dell’incontro e un’immagine che rimarrà impressa nella storia