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di Simone Cataldo
Pochi i giorni che separano i cittadini francesi dal secondo atto delle presidenziali: torna sul tavolo la questione dell’indipendenza della Corsica, con i nazionalisti e i vari movimenti indipendentisti che hanno agitato le acque da oltre un mese. Punto cardine è l’aggressione, prima, e la morte, poi, di Yvan Colonna, uno dei maggiori esponenti del ramo indipendentista corso.
Cerchiamo di riprendere traccia e fare informazione sullo strangolamento e sulla morte di Yvan Colonna, uno dei personaggi più rappresentativi del movimento indipendentista corso che, dopo aver assassinato il prefetto francese Claude Erignac nel 6 febbraio del 1998, era stato condannato alla detenzione a vita, a seguito della cattura a Omleto (Corsica Sud) nel 2003 dopo quattro anni di latitanza.
Dallo strangolamento alle proteste
È il 2 marzo quando in Corsica arriva voce di un’aggressione a Yvan Colonna dentro la palestra del carcere di Arles, che gli costa una corsa nell’ospedale di Marsiglia e il coma, il responsabile è un altro detenuto con lo status speciale, Abé, un islamista condannato a nove anni per terrorismo dopo aver combattuto gli occidentali in Afghanistan. La causa delle vicende sarebbe una diatriba accesa sul credo religioso dei due, sfociata in un’aggressione del secondo che ha picchiato e soffocatoYvan Colonna, con asciugamani e sacchetti di plastica per otto minuti.
Un fatto che ha scatenato l’ira dei movimenti più attivi per l’indipendenza della Corsica che, difendendo uno dei loro massimi esponenti (Colonna), hanno considerato poco veritiera la versione delle autorità francesi in quanto i due detenuti, entrambi marchiati dallo status speciale, avrebbero dovuto essere sorvegliati da due guardie in ogni loro movimento all’interno degli spazi del carcere di massima sicurezza. Scarsa l’adesione alla versione ufficiale, con la Francia che ha preferito passarlo in rassegna come caso di terrorismo islamista.
A pochi giorni di distanza dall’accaduto si sono accessi in piazza dei veri e propri scontri tra indipendentisti corsi e le forze transalpine, con le proteste che seppur cominciate lo scorso 10 marzo si sono accese tre giorni più tardi. In piazza a Bastia si sono calcolate poco meno di diecimila persone, di cui trecento – dopo essersi staccate dal corteo – hanno aggredito le forze di sicurezza e preso di mira le istituzioni con l’ausilio di molotov e armi. Una serata di sangue nella capitale corsa costata ben sessantasette feriti, di cui quarantaquattro poliziotti. Ma le proteste non si sono fermate al centro nevralgico dell’isola, in quanto anche ad Ajaccio e Colvi la gente è scesa in piazza per richiamare l’indipendenza, e nella prima delle due località, dopo l’assalto del tribunale cittadino, è stata saccheggiata una banca e sono state messe a fuoco diverse bandiere francesi.
La morte di Yvan Colonna, le richieste dei corsi e i possibili scenari futuri
Muore a diciannove giorni dall’aggressione a Marsiglia dopo un lungo coma, Yvan Colonna. Le CRS (Corpo di polizia nazionale francese) sono state accusate dai corsi di aver cantato la marsigliese, mentre la Corsica seppelliva il corpo dell’indipendentista. Fatto, questo, che ha portato alla chiamata di due grandi cortei, uno a Bastia, guidato da cinquecento persone, e l’altro ad Ajaccio con circa duecento individui al seguito che, con le bandiere corse sulle spalle, si sono diretti in direzione delle caserme CRS per denunciare l’accaduto e chiedere spiegazioni. Alcuni cittadini sono scesi nelle diverse piazze della regione anche nelle ultime ore, questa volta con toni pacifici, per esternare il proprio dissenso e annunciare probabili scontri nel caso in cui Macron non dovesse prendere in considerazione le richieste avanzate dagli indipendentisti.
Due le proposte presentate in un primo momento sul tavolo, a poche settimane dagli accadimenti. Per primo si è chiesto lo spostamento in Corsica dei rappresentanti dei movimenti indipendentisti, in carcere per le analoghe vicende del 1998. Una richiesta che era stata fatta anche per Colonna, mai accolta dalle autorità francesi perché egli aveva lo status speciale, poi rimossogli a poche ore dai fatti dello scorso 2 marzo. Un gesto di facciata che ha fatto infuriare i cittadini corsi. La seconda istanza è quella più nota, ormai da anni, dell’indipendenza o, addirittura, di un’autonomia dell’isola dallo Stato francese.
A quest’ultima sembrava aver aperto il Presidente Macron, nel corso dei vari comizi pre-elezioni, ma dopo che si sono placati i subbugli dei primi giorni di protesta, non sono pervenute più novità, tanto da ricevere le critiche dei diretti avversari, Marine Le Pen ed Eric Zemmour, i quali hanno ritenuto inopportune le “false” promesse di una maggiore autonomia della regione. Proprio nelle ultime ore la stessa richiesta è pervenuta dalla Bretagna, altra regione storica sotto l’amministrazione francese.