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Cos’è il Long Covid, dagli effetti neurologici alla guarigione sempre più lontana

di Roberta Caiano

Da più di un anno uno degli argomenti più discussi è sicuramente quello del Covid-19. Alla fine del 2019 a Wuhan, in Cina, comincia ad affacciarsi il nuovo coronavirus con un aumento sempre più allarmante di contagi fino ad estendersi in tutto il mondo. In Italia si comincia ad avere la percezione vera e propria della malattia soltanto verso febbraio, quando man mano i casi covid cominciano a crescere fino al lockdown di marzo 2020 che ha visto tutta la penisola chiusa. Dalla fine dell’isolamento, dopo due mesi, gli alti e bassi nei contagi si sono alternati anche grazie all’accelerazione della vaccinazione della popolazione che ha visto in questo 2021 un aumento ancora più forte, dopo l’introduzione del green pass ovvero il passaporto digitale. In questo lasso di tempo, da quando la pandemia ha preso piede nel nostro Paese, purtroppo il conteggio dei morti continua ancora ad aumentare così come coloro che vengono contagiati, anche se il 74,9 % della popolazione italiana si è sottoposto alla regolare vaccinazione raggiungendo una soglia di 108 milioni. Per quanto il contagio non si escluda neanche con il siero anti-covid, secondo i dati recenti e gli esperti del mondo sanitario, la gravità dei sintomi e delle conseguenze provocano sintomi ed effetti meno aggressivi (uno tra tutti nella maggior parte di casi si evita l’ospedalizzazione) rispetto ad una totale nudità di protezione. Mentre coloro che hanno contratto il virus e hanno avuto tutti i sintomi previsti dalla malattia o che hanno dovuto fare affidamento alla terapia intensiva si trascinano ancora oggi i postumi della malattia chiamata anche Long Covid.

Long Covid, che cos’è 

Il Long Covid non indica altro che una condizione del paziente guarito dal nuovo coronavirus e negativo al tampone che, tuttavia, continua a manifestare sintomi legati alla malattia. Stanchezza, difficoltà respiratorie, olfatto e gusto alterati ma spesso ancora assenti, formicolii agli arti e mancanza di concentrazione sono soltanto alcuni degli effetti a strascico del covid testimoniati dai contagiati. Gli effetti dell’infezione, infatti, non si esauriscono con la negativizzazione alla malattia del paziente: a dimostrarlo è uno studio apparso sulla rivista scientifica The Lancet Child & Adolescent Health, la quale ha evidenziato che su 1734 soggetti positivi di età compresa tra i 5 e i 17 anni se la durata media del covid è di 6 giorni, nel caso del Long Covid permangono molto più a lungo. Insieme ai sintomi già indicati, tra i più comuni troviamo anche affaticamento muscolare, mal di testa e soprattutto la perdita dell’olfatto. Ma ciò che più desta preoccupazioni sono soprattutto i problemi cognitivi e le complicanze neurologiche, effetti che durano per mesi nei pazienti che hanno contratto la malattia nei suoi sintomi più manifestanti e acuti. 

La definizione di Sindrome post-covid secondo l’Oms

In particolar modo, la condizione Long Covid è stata riconosciuta dall’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, soltanto pochi mesi fa e vede come arco temporale sia i sintomi di durata compresa tra le 4 e le 12 settimane dopo l’evento acuto dell’infezione, descritta come Malattia Covid sintomatica persistente, e sia i segni e sintomi che vanno oltre le 12 settimane e in quel caso si parla di Sindrome post-covid. Solitamente i controlli vengono effettuati nei centri specializzati dai 6 ai 12 mesi per verificare se i sintomi sono ancora in corso e in molti casi dopo un anno ancora non scompaiono. Inoltre, una delle cose più importanti da sottolineare quando si parla di Long Covid è che non esistono dei trattamenti sanitari specifici per curare i disturbi post-covid, anche se in Europa, compreso il nostro Paese, esistono dei centri dedicati alla riabilitazione fisica, psicologica e respiratoria dei pazienti. Infatti, ricerche in merito al Long Covid sono state anche in Italia dall’Università di Brescia e dall’Istituto Neurologico Besta di Milano e pubblicati sulla rivista Neurological Sciences con lo studio Covid Next. In questo caso è emerso che oltre il 70 % di coloro che sono stati ospedalizzati, dopo aver contratto l’infezione, non solo hanno riportato disturbi nel tempo ma sono sorti ulteriori problemi, in particolar modo al cervello quindi di tipo cognitivo e neurologico come disturbi di memoria, di concentrazione, del sonno e dell’umore, soprattutto in riferimento all’apatia. Un aspetto interessante emerso da questo studio si riferisce al fatto che, mentre i problemi respiratori e metabolici hanno subito un picco durante la degenza con una tendenza ad affievolirsi dopo l’ospedalizzazione, i disturbi neurologici e psichiatrici al contrario sono aumentati in seguito e durano anche fino ai 6-8 mesi dopo. 

Il gruppo Noi che il Covid lo abbiamo sconfitto. Sindrome post covid”


Come accade spesso, anche in questo caso i social si sono ritrovati ad essere luogo di condivisione di esperienze e testimonianze anche come supporto per chi non riesce a convivere con la sindrome del Long Covid. Un esempio è il gruppo chiamato “Noi che il Covid lo abbiamo sconfitto. Sindrome post covid” che richiama quasi 23 mila iscritti e le cui testimonianze corrispondono in effetti agli studi e alle ricerche effettuate nei pazienti che hanno vissuto la fase acuta della malattia in ospedale, ma anche chi non ha vissuto l’esperienza della degenza. Tra i sintomi e gli effetti elencati ci sono anche polmonite interstiziale, problemi addominali, febbricola costante e fiato corto. Ciò che si evidenzia è anche la differenza tra la contrazione della malattia prima del vaccino e dopo, che vede in questo caso dei sintomi più leggeri e meno duraturi, sebbene siano per ora ancora delle testimonianze senza studi specifici ma si possono riscontrare nella differenza degli ospedalizzati pre-vaccino.