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di Roberta Caiano
Dalla Turchia all’Italia passando per la Grecia non si contano gli inestimabili danni procurati non soltanto a chi ha subito i disagi dei roghi, ma anche all’ambiente. È fresco, infatti, il report del Wwf che ha evidenziato come il nostro pianeta nella morsa del fuoco abbia subito un colpo disastroso degli ecosistemi vitali, con un numero incalcolabile di animali coinvolti oltre che attività economiche, migliaia di persone e centri abitati. In particolar modo il Mediterraneo continua ad essere preso di mira come bersaglio principali di incendi boschivi causando preoccupazioni di ordine internazionale.
Luglio 2021, il mese più caldo mai registrato sulla Terra
Secondo gli ultimi dati rilasciati dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), il mese di luglio 2021 è stato il più caldo mai registrato sulla Terra raggiungendo soglie di temperature inarrivabili prima d’ora. Un esempio può essere dato dalla testimonianza di Siracusa, dove l’11 agosto il display del termometro ha riportato una temperatura di 48,8 gradi rientrando così nel record delle temperature più alte mai raggiunte in Europa. L’ultima ad essersi assicurata questo triste primato è stata Atene nel 1977 con 48 gradi, anche se prima di essere superata in via ufficiale bisogna attendere la conferma dall’Organizzazione meteorologica mondiale. Questo innalzamento brusco delle temperature, di concerto a molti degli incendi di origine dolosa che stanno divampando nel mondo, portano alla conclusione di un piano d’azione che non può più attendere.
In Grecia a fuoco 100 mila ettari di terreno
Tra le prime regioni d’Europa a bruciare ci sono state la Turchia e la Grecia, su cui è stato acceso un cono di luce particolare per via dell’immensità dei territori devastati, oltre che per essere andata in fumo parte della sua storia. Come si legge anche dal rapporto stilato dall’organizzazione protezione ambientale, sono stati più di 550 i roghi scoppiati nella prima settimana di agosto e alcuni hanno bruciato per giorni. Quasi 100.000 ettari sono stati divorati dalle fiamme, comprendendo un’area di tre volte più grande della dimensione media di quella bruciata nelle estati degli ultimi venti anni. Numeri terrificanti se si considera che l’ultimo grande incendio che ha colpito i territori della Grecia nel 2018 ne ha bruciati 15.500. A rendere la situazione ancora più critica sono le temperature estremamente elevate, le frequenti ondate di calore e i periodi di siccità, così come i forti venti responsabili della grande riduzione dell’umidità in natura, rendendo vulnerabili le foreste e le colture, che vengono bruciate più volte, in modo più intenso nel corso del tempo. Sono molte le regioni in cui si è assistito ad un costante aumento di disastri, in particolar modo l’isola greca di Evia è stata la zona più deturpata dalle continue fiamme, il cui danno incendiario rappresenta circa il 50 % della superficie totale bruciata, mentre un altro 20% è il risultato di altri due incendi, uno nel nord-est dell’Attica e uno nel Peloponneso. Oltre ad aver minato gli ecosistemi vitali e innumerevoli animali selvatici e domestici, le esplosioni di fuoco hanno anche provocato l’evacuazione di oltre 2.700 persone. La disperazione di questa situazione drammatica è stata immortalata attraverso uno scatto che ritrae Yiayia Panagiota Ritsopi, una donna di 81 anni afflitta per i devastanti incendi nel villaggio di Gouves sull’isola di Eubea, la più colpita dai roghi che in poco più di una settimana hanno distrutto migliaia di ettari e centinaia di case in oltre 10 villaggi. Gli incendi stanno rientrando grazie anche all’aiuto di vigili del fuoco e Protezione Civile provenienti da oltre 22 Paesi d’Europa venuti in soccorso della Grecia per far fronte ad uno degli incendi più devastanti che la nazione si sia trovata ad affrontare. Anche se le fiamme, nonostante la solidarietà e l’appoggio di più forze, sembrano continuare a voler lambire i territori. Meno di un giorno fa un altro incendio nella spiaggia di Anavissos in Keratea, a sud-est di Atene, ha provocato una nuova situazione di emergenza. Atene, infatti, è un’altra delle città più coinvolte dagli incendi.
Un albero di ulivo di 2500 anni è andato distrutto
Un esempio di come le fiamme abbiano devastato anche la zona di quei luoghi è rappresentato dalla storia dell’Ulivo di Rovies, in Eubea, un albero di quasi 2500 anni andato in fumo con gli incendi. La sua storia affonda le radici nella storia del Mediterraneo, dalle guerre persiane fino all’agosto 2021 quando uno dei più grandi incendi subiti dalla Grecia non ha posto la sua fine. Oltre al Peloponneso, all’Attica e la Focide, anche l’area del Dodecaneso è stata tra quelle più colpite. In particolar modo Rodi ha visto andare in fiamme la zona compresa tra Afantou e Psinthos, con il focolare diramato da Petaloudes, luogo conosciuto con il nome di Valle della farfalle e famosa attrazione turistica. La campagna circoscritta ha cominciato a bruciare il pomeriggio dell’1 agosto, provocando in poche ore un’estensione di fumo verso le altre zone nord-est dell’isola con un black-out di oltre 12 ore. Molte città sono rimaste senza elettricità fino a notte inoltrata, originando un disagio agli abitanti, attività economiche e turisti oltre che l’evacuazione di alcuni villaggi vicini al luogo epicentro dell’incendio. In generale, dunque, la biodiversità e gli ecosistemi sono stati completamente minati dalle fiamme provocando danni irreversibili non solo in Grecia, ma in tutto il Mediterraneo.
WWF Italia, a rischio la nostra esistenza
Gli incendi boschivi, difatti, sono arrivati fino in Italia devastando il Parco Nazionale dell’Aspromonte, in Calabria, la Sardegna, la Puglia e la Sicilia. Come ha commentato Isabella Pratesi, direttrice del programma di Conservazione del WWF Italia, “le conseguenze sono devastanti per la biodiversità mediterranea e, naturalmente, per le persone, le loro proprietà e l’economia in generale. Tuttavia, gli effetti degli incendi boschivi non si fermano quando questi vengono spenti, poiché le foreste distrutte non possono più fornire i tantissimi servizi che offrono alla comunità: riduzione del rischio idrogeologico, difesa del suolo dall’erosione, assorbimento di carbonio, regolazione del ciclo dell’acqua, protezione della biodiversità, riduzione degli effetti degli eventi estremi come le ondate di calore, oltre ad importanti benefici per il turismo e le attività ricreative in genere”. Pratesi continua evidenziando uno dei problemi più gravi che provocano la devastazione dei territori: la crisi climatica, “emergenza che mette a rischio il nostro benessere e il nostro futuro sul pianeta e che dovrebbe vederci immediatamente operativi per ridurre le nostre emissioni di gas serra e rafforzare la resilienza degli ecosistemi”.