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De Luca e la guerra col Pd: al voto già a inizio 2025?

Il governatore potrebbe giocare una carta a sorpresa, dimettersi a fine anno. 

Lo scontro frontale, tra Vincenzo De Luca ed Elly Schlein, che si è aperto in vista delle elezioni in Campania, sta determinando un vivace dibattito sia a livello locale sia a Roma. 

Non mancano, come sempre avviene in questi casi, i ‘pontieri’ che cercano di ricucire, ma lo strappo non appare di facile soluzione. Da un lato resta ferma la posizione del numero uno dei democrat (limite invalicabile dei due mandati per chi ha ruoli esecutivi), dall’altro non si smuove neanche il governatore (sarebbe assurdo interrompere il lavoro avviato, serve un terzo mandato).

I precedenti di Salerno, De Luca sempre vincente (da solo) 

Ci sono dei precedenti pesanti che pure contano, nella lunga carriera di Vincenzo De Luca e nel suo (spesso difficile) rapporto con il partito. Se si guarda al ‘caso Salerno’, dove De Luca è stato eletto sindaco per ben quattro volte, si nota che in tutte le campagne elettorali vinte non ha mai avuto a fianco il ‘suo’ partito (Pds, Ds, Pd). 

Nel 1993, nel 1997, nel 2006 e nel 2011, De Luca ha sempre vinto sostenuto da liste civiche, al massimo affiancate da qualche partito di sinistra. In un caso addirittura, il più clamoroso (era il maggio 2006), l’attuale governatore della Campania vinse a Salerno contro il ‘suo’ partito. 

Il caso del 2006, a Salerno centrosinistra spaccato

L’allora “Ulivo”, il cartello prodiano che metteva insieme tutta l’eterogenea galassia del centrosinistra, si ritrovò clamorosamente spaccato per le comunali nella seconda città campana. Alla fine De Luca ebbe la meglio su Alfonso Andria, che fino al 2004 era stato Presidente della Provincia di Salerno. In quelle comunali del 2006, i Ds non presentarono il simbolo e sul territorio il partito si lacerò, con alcune frange schierate pro-De Luca e altre con Andria. Quella spaccatura fu talmente forte che un certo ruolo, per l’esito finale, lo ebbe addirittura il centrodestra. Per il ballottaggio gli esponenti campani dell’alleanza berlusconiana fecero pubbliche dichiarazioni a sostegno di De Luca. Ed un po’ di consensi decisivi pure li portarono…

De Luca e le sue tre campagne elettorali per le regionali 

Paradosso del paradosso il simbolo del partito, quello del Pd, ha portato male a De Luca in occasione del suo primo tentativo,  non riuscito, di diventare Presidente della Regione Campania.Si votò a marzo 2010, dopo il lungo periodo di potere bassoliniano, ed il centrodestra (quella volta) riuscì a strappare la Campania agli avversari. A De Luca, allora, non bastarono né un milione circa di voti raccolti sul territorio né il fatto che nella coalizione a suo sostegno vi fosse il simbolo del Pd. 

La storia, più  recente, è andata molto diversamente: in occasione delle regionali del maggio 2015 e in quelle del settembre 2020, De Luca ha vinto le elezioni in Campania ed in entrambe le circostanze il Pd con la lista è stato al suo fianco. I più attenti, va detto, non perdono mai occasione per far notare come l’ampio cartello civico messo su da Luca e dai suoi fedelissimi, nelle ultime regionali, ha di fatto marginalizzato ruolo, voti e peso politico dei democrat…contribuendo a scavare il solco (tra deluchiani e Pd) che ormai appare insormontabile.

Nel 2025 in Campana la partita finale

Adesso si è giunti alla partita finale, quella decisiva: i perfidi sostengono che il Pd possa fermare De Luca solo con leggi e regolamenti (imponendo il limite di due mandati), lui tira dritto per la sua strada, deciso a ricandidarsi e certo del potere consolidato da anni sul territorio. 

Non solo, alcuni bene informati ipotizzano che il governatore possa compiere un colpo di teatro: approvare il bilancio regionale per fine anno e dimettersi, così da determinare la convocazione dei comizi elettorali. Secondo le norme in vigore, le elezioni dovrebbero svolgersi entro 90 giorni dalle sue dimissioni. 

Dunque, non oltre marzo 2025 i campani eleggebbero il Presidente della Regione, anticipando di almeno sette mesi la scadenza naturale dell’attuale consiliatura. 

Questa eventuale mossa delle dimissioni avrebbe due obiettivi precisi: prendere in contropiede proprio il Pd e anticipare il governo di centrodestra che si prepara a impugnare la recente norma approvata in Campania. Ovvero quella votata a inizio novembre che ha creato una deroga al tetto dei mandati per chi guida la Regione.  

Anche nel centrodestra è bagarre sul candidato

L’opzione dimissioni di De Luca per fine anno sarebbe talmente concreta che, anche nella coalizione avversaria, il dibattito sui chi debba essere il candidato governatore è più che mai aperta. Ed una accelerazione al dibattito è stata avvertita proprio negli ultimi giorni. A contendersi la leadership del centrodestra in Campania sono, per ora, i due partiti più radicati sul territorio: Forza Italia e Fdi. La Lega di Salvini, almeno apparentemente, sta alla finestra. 

La dialettica sul candidato governatore del centrodestra vede, al momento, protagonisti due figure: un esponente di FI, l’eurodeputato Fulvio Martusciello, e uno di Fratelli d’Italia, il Viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli. Più defilati, ma pur presenti nel dibattito, ci sono il Ministro dell’Interno Piantedosi e l’ex simbolo dell’Antimafia Catello Maresca, attuale consigliere comunale a Napoli.