Decapitati i vertici delle curve di Inter e Milan 

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Decapitati i vertici delle curve di Inter e Milan 

Sgominata un’altra curva: dopo il caso Juve con le ‘ndrine calabresi infiltrate tra i gruppi ultras (anno 2016), ora tocca a Inter e Milan scoprire cosa sono diventate le frange più accese delle rispettive tifoserie. 

«L’inchiesta milanese» sugli ultrà «dimostra i rischi di infiltrazione che si insinuano nel calcio professionisti e non professionistico da parte della criminalità organizzata». Questa la sintesi del procuratore antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo durante la conferenza stampa. 

Le parole di uno storico tifoso di San Siro

«Quando nella Milano calcistica di una volta c’erano solo tifosi e veri ultras, ci scappava al massimo qualche rissa e ci si rubava gli striscioni. Oggi le curve sono ostaggio di criminalità organizzata e delinquenza». La voce amara é quella di uno storico ed assiduo frequentatore dello stadio Meazza di Milano. Un decano del tifo, che conosce gli spalti di San Siro come casa sua, ma dopo 40 anni di gradinata deve ammettere come siano mutate, geneticamente, le anime delle opposte fazioni meneghine.

Milano: da città pioniera degli ultras a simbolo di tifo inquinato

È poi paradossale rilevare che storici gruppi organizzati, come i ‘Boys San’ dell’Inter e la ‘Fossa dei Leoni’ del Milan, abbiano dato vita negli anni ’60 del ‘900 alla nascita del fenomeno sociale e sportivo degli ultras e adesso, nelle stesse curve di San Siro, si sia creato un coacervo di delinquenti e approfittatori che hanno trasformato il tifo sano e spontaneo in una ‘professione’ capace di spremere le tasche degli onesti e guadagnare migliaia di euro a partita. 

La curva nerazzurra

Tra gli ultrà coinvolti nel maxi blitz della polizia e della guardia di Finanza, che ha portato a decine di misure cautelare e perquisizioni, ci sono uno dei capi ultrà interisti, Marco Ferdico, che sembra legato ad Antonio Bellocco, ucciso il 4 settembre da Andrea Beretta, anche lui al vertice della curva nerazzurra ed ora in carcere. Quest’ultimo era legato allo “Zio”, all’anagrafe Vittorio Boiocchi, leader del tifo nerazzurro, ucciso due anni fa.

Agli esponenti della Nord è contestata l’associazione per delinquere, che avrebbe agevolato una cosca di ’ndrangheta. «Non era certo la passione per la propria squadra a motivare i capi della Curva nord dell’Inter arrestati bensì il profitto, la “sete di guadagni”», ha scritto il gip. 

La curva rossonera

Tra gli arrestati della Curva Sud del Milan, invece, ci sono i fratelli Lucci, Francesco e Luca, quest’ultimo già condannato per droga e noto perché si fece fotografare nel 2018 con l’allora vicepremier Matteo Salvini alla festa per i 50 anni della Curva Sud. Intanto, il Milan si è detto pronto a collaborare: «In merito alle indagini che coinvolgono esponenti delle tifoserie organizzate ed il Club rossonero si è reso disponibile a collaborare con gli inquirenti, per fornire qualsiasi documentazione e informazione richiesta».

Tante misure draconiane, ma chi ferma violenti e criminali?

Al di là delle dichiarazioni ufficialirimane il problema di cosa è diventato oggi lo stadio, almeno a guardare determinati contesti sociali e sportivi. Tante le misure draconiane che si sono susseguite nel tempo, un esempio su tutti: la tessera del tifoso. Ma non sono bastate, evidentemente, a rendere impermeabili a violenza e criminalità determinati ambiti e settori di alcune tifoserie. Anche il tanto decantato modello inglese, ovvero fare in Italia ciò che in Inghilterra è stato attuato da vari governi, ha contribuito a modificare leggi e regole, a rendere gli stadi più moderni e meno a rischio di tanti anni fa, ma i problemi strutturali non sono stati ancora superati.