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“Chi spaccia droga vende morte ai nostri figli. Dobbiamo ripetere fino allo sfinimento che droga uguale mafia”. A parlare è il padre disperato di un ragazzo di 19 anni, Giulio, che alcuni mesi fa ha perso la vita, a causa del crack.
“Mentre un imprenditore procura la droga a Miccichè, a Ballarò i nostri ragazzi muoiono di crack e nessuno se ne occupa. Chi spaccia droga vende morte ai nostri figli. Dobbiamo ripetere fino allo sfinimento che droga uguale mafia”. A parlare è il padre disperato di un ragazzo di 19 anni, Giulio, che alcuni mesi fa ha dovuto rinunciare alla sua vita a causa del crack.
Giovane morto di overdose, il padre denuncia lo scempio
Francesco Zavatteri si è espresso sull’arresto di Mario Di Ferro, noto ristoratore proprietario del locale Villa Zito, accusato di aver procurato della sostanza stupefacente del tipo cocaina ad alcune personalità della Palermo bene, tra cui l’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. “Da un punto di vista etico, avendo perso un figlio a causa del crack, condanno profondamente la sua condotta. Mi fa ancora più rabbia l’avere letto che la Procura di Palermo ha intercettato un contatto diretto di Di Ferro con un mafioso che lo riforniva”, ha spiegato. Un padre disperato che ha visto morire il figlio a causa di una sostanza provata quasi per gioco. Lo stesso Zavatteri denuncia le attività di spaccio che si svolgono a Palermo, lanciando un grido d’allarme al fine di salvaguardare coetanei come il figlio Giulio. Minorenni che acquistano le sostanze, ragazze che per acquistare una dose di crack sono costrette a prostituirsi o giovani che diventeranno schizofrenici; la situazione è assai allarmante e occorrono interventi immediati che, secondo Zavatteri, non arriveranno in tempi brevi vista l’insensibilità del mondo politico a questo problema.
In un anno 31 bambini finiti in ospedale per aver ingerito sostanze stupefacenti
E non riguarda solo la città di Palermo. Nell’ultimo anno in Sicilia si sono registrati ben 31 casi di bambini finiti nelle corsie degli ospedali per aver ingerito sostanze stupefacenti. L’ultimo caso risale ad alcune settimane fa, quando al pronto soccorso dell’Ospedale Di Cristina di Palermo è giunta una coppia con un bambino di due anni che aveva assunto cannabis.
Situazione a rischio, parla l’esperta
Sul caso è intervenuta la procuratrice per i minorenni di Palermo Claudia Caramanna secondo la quale potrebbe trattarsi di una disattenzione da parte dei genitori. Di certo circola tantissima sostanza stupefacente anche nelle mura domestiche e, nella maggior parte dei casi, i piccoli che ingeriscono droga sono figli di spacciatori o consumatori abituali. “Noi interveniamo velocemente, in modo risolutivo, ma è innegabile che si tratta di situazioni critiche, altamente a rischio. Ogni volta che si presenta un nuovo caso, scatta subito il protocollo voluto dalla procura, l’ospedale avverte il magistrato di turno e parte l’indagine della sezione di polizia giudiziaria della procura per i minorenni”. Il magistrato spiega, inoltre, che gli investigatori fanno le dovute analisi del case tutte le verifiche necessarie atte ad accertare la situazione familiare. In alcuni casi, i minorenni vengono affidati ad un direttore sanitario, in altri ad un parente o trasferiti in comunità specializzate. Stando a quanto affermato dal procuratore Caramanna, i genitori tendono sempre di più a nascondere il consumo di sostanze stupefacenti e spesso forniscono motivazioni assurde per giustificare gli incidenti.
Sempre più frequente il consumo di crack
Intanto, si registrano dati sempre più allarmanti anche sul consumo di crack, la cosiddetta cocaina “low cost” che può essere facilmente reperita e con costi bassissimi. Solo nel 2021, sono stati registrati circa 700 accessi nei Sert (Servizio per le tossicodipendenze) e nei Serd (Servizi per le dipendenze patologiche). Il dato è comunque raddoppiato rispetto al 2020, anno in cui, a causa della pandemia e dell’entrata in vigore del lockdown il mercato si è spostato in rete con maggiore facilità per i giovani di acquistare le dosi. L’uso di crack si registra soprattutto tra i più giovanissimi. Si tratta di una droga cucinata, allungata con del bicarbonato e con l’ammoniaca e poi inalata. Con prezzi bassissimi (solo 15 euro per una dose), il crack può essere una droga facilmente accessibile dai giovani.
I dati dell’Onu
Su scala globale, anche l’Onu dirama il suo rapporto: un preoccupante aumento del 18% nell’utilizzo di sostanze stupefacenti. Gli esperti analizzano i modelli di consumo di droghe nei diversi paesi prendendo in esame le fasce d’età. Il dato davvero preoccupante è che il consumo si concretizza soprattutto sulle fasce più giovani creando disagi dal punto di vista fisico, mentale e compromettendo le relazioni sociali. Occorrono misure concrete e l’impegno da parte delle istituzioni per affrontare tale problema anche attraverso la promozione di campagne di sensibilizzazione e programmi di prevenzione al fine di fornire accessi adeguati a servizi di salute mentale.
Nasce l’app Hugs not Drugs
Secondo i dati della Relazione al Parlamento, sono circa 621 mila i ragazzi di età compresa fra i 15 ed i 19 anni aver fatto uso almeno una volta nella vita di sostanze oppiacee, cocaina, cannabis e allucinogeni. I giovani possono essere aiutati anche attraverso la tecnologia. Nasce, appunto, l’appHugs not Drugs su iniziativa del Movimento Italiano Genitori (MOIGE) in collaborazione della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno. Attraverso l’utilizzo dell’app si potrà approfondire sulle tematiche legate alla droga e consultare un elenco aggiornato delle comunità terapeutiche e dei Serd, con la possibilità di inviare una richiesta di aiuto ed essere seguiti da personale esperto. Hugsnot Drugs può essere utilizzata sia dai ragazzi che dagli adulti.