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European Super League, la guerra di indipendenza del calcio miliardario

Dodici squadre annunciano un nuovo torneo, ristretto a pochi club e nel quale non si entra per meriti sportivi

di Paolo Trapani 

Una vera e propria secessione del football. Si potrebbe sintetizzare così l’annuncio, ufficializzato nella notte tra il 18 ed il 19 aprile, della nascita della Super League.  Si tratta di un nuovo torneo di calcio, voluto e fondato da 12 club europei (le inglesi Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester United, Manchester City e Tottenham; le italiane Juventus, Inter e Milan; le spagnole Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid). Secondo quanto anticipato in esclusiva dal New York Times, i 12 club della nascente Super Lega avrebbero già un accordo con la banca JpMorgan che metterebbe a disposizione 5 miliardi di euro per finanziare l’avvio del progetto. 

Tra diritti televisivi e sponsorizzazioni il nuovo torneo potrebbe generare introiti stimati in 4 miliardi di euro l’anno. Ma secondo alcune analisi il volume di affari potrebbe essere anche superiore. Le squadre partecipanti riceverebbero un assegno di circa 260 milioni di euro l’anno. Insomma, si tratterebbe di una enorme operazione economica volta a creare un campionato di super ricchi, lontano dagli altri tornei, nazionali e tradizionali, che tutti i tifosi conoscono e seguono.

Al torneo parteciperanno sempre e comunque i 12 club fondatori, al di là dei meriti sportivi e delle vittorie conquistate sul campo. 

Il primo torneo potrebbe iniziare già ad agosto, se si riuscirà ad arrivare ad almeno 20 squadre. Ai 12 team che lo hanno fondato, se ne potrebbero aggiungere subito altri 3. Altre cinque squadre potrebbero arrivare dai campionati nazionali (Italia, Spagna, Inghilterra sicuramente e forse Francia e Germania). I 20 team totali si andrebbero a misurare in una competizione articolata in due fasi: la prima con 2 gironi da 10 club, poi passaggio alla seconda fase con eliminazioni dirette, dai quarti di finale fino all’ultimo match decisivo da disputare in campo neutro a maggio 2022. 

Quello che più colpisce, però, è la dimensione economica di tutta l’operazione, anche perché quasi tutte le 12 squadre protagoniste del nuovo torneo sono in testa alla top ten dei club più indebitati d’Europa. 

I numeri sono impressionanti. Ad esempio, per citare solo alcuni casi, i debiti del Futbol Club Barcelona superano il miliardo di euro (di questi, ben 730 sono definiti a breve termine). L’imminente semestrale di bilancio della Juventus potrebbe certificare debiti per circa 500 milioni di euro per le casse bianconere.  Analogo discorso vale per squadre come il Tottenham (che di recente ha studiato un piano per ripianare 700 milioni di rosso in bilancio). 

Dunque la nascente Super League non sarebbe solo un nuovo torneo con protagoniste quasi sempre e soltanto le stesse 12/15 squadre, ma sarebbe soprattutto una competizione funzionale a varare una manovra monstre per permettere ad una dozzina di aziende sportive di sistemare i propri bilanci, che sono in profondo rosso e necessitano di tanto ossigeno per non fallire. 

Difficile prevedere adesso cosa accadrà, anche perché la Fifa, la Uefa e diverse federazioni sportive nazionali hanno annunciato guerra totale al nuovo progetto, arrivando a minacciare punizioni senza precedenti per i club coinvolti (ad esempio si ipotizza l’espulsione dai campionati nazionali). 

La sensazione è che il match più importante che il calcio ricordi nella sua storia sia appena iniziato. A decidere la partita, stavolta, non saranno i virtuosismi dei calciatori, ma le forze economiche in gioco e gli interessi miliardari che si muovono dietro al calcio. Uno sport da sempre tra i più popolari e seguiti al mondo ed, oggi, ridotto a scontro tra potentati multinazionali.