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di Alessio Torelli
E’ stato depositato lo scorso 20 Aprile in Corte di Cassazione il quesito referendario per la legalizzazione dell’eutanasia, promosso dall’associazione Luca Coscioni.
Che cosa è accaduto finora
Con il termine “eutanasia” si intendono tutti gli interventi medici che prevedono la somministrazione diretta di un farmaco letale al paziente che ne fa richiesta e soddisfa determinati requisiti. Attualmente in Italia l’eutanasia costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale.
Invece, il testamento biologico o biotestamento è un documento legale redatto da una persona per specificare in anticipo i trattamenti sanitari da intraprendere nel caso di una propria eventuale impossibilità a comunicare direttamente a causa di malattia o incapacità. L’introduzione del biotestamento in Italia è stata approvata definitivamente il 14 Dicembre 2017 ed è entrata in vigore il 31 Gennaio 2018.
Grazie alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, in Italia è possibile richiedere il suicidio medicalmente assistito, differente dall’eutanasia poiché in questo caso l’atto di togliersi la vita è compiuto dal paziente stesso che si autosomministra le sostanze necessarie, senza l’intervento diretto di soggetti terzi.
La suddetta sentenza fa riferimento al procedimento nei confronti di Marco Cappato ( Associazione Luca Coscioni), imputato per aver aiutato Fabiano Antonini, conosciuto da tutti come Dj Fabo, reso paraplegico e cieco da un incidente d’auto, a raggiungere la Svizzera per ottenere il suicidio assistito. Il capo di imputazione riguarda la violazione dell’ art. 580 del Codice penale, denominato “Istigazione o aiuto al suicidio” .
Come è finito il processo? Il 14 Febbraio 2018 Marco Cappato è stato assolto per la parte che lo vedeva imputato di istigazione al suicidio. Per la parte di aiuto al suicidio, invece, la Corte di Assise di Milano ha emesso una ordinanza di remissione alla Consulta per il giudizio di costituzionalità dell’art. 580 del codice penale. La Corte Costituzionale riunitasi il 23 ottobre 2018 ha sospeso la decisione, rimandandola al 24 Settembre 2019, invitando però il Parlamento ad intervenire offrendo adeguate tutele legislative corrispondenti al dettato costituzionale. Con il dispositivo annunciato a seguito della udienza del 24 settembre 2019 la Consulta ha deciso che la condotta di chi aiuta al suicidio “non è punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni”. In particolare non è punibile “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli” La Corte D’Assise di Milano ha definitivamente assolto Marco Cappato il 23 Dicembre 2019 perché il fatto non sussiste.
E adesso a che punto siamo? Nonostante la Sentenza Cappato e nonostante giaccia dal 2013 una proposta di legge di iniziativa popolare in merito, il Parlamento non ha fatto molti passi in avanti su questo tema. Prendiamo sostanzialmente atto che il Parlamento non ritiene prioritario il tema e/o non vuole assumersi la responsabilità di legiferare in merito ad un tema così eticamente sensibile.
Come detto in apertura, l’Associazione Luca Coscioni ha quindi depositato il 21 aprile in Corte di Cassazione un quesito referendario per la legalizzazione dell’eutanasia. Il quesito mira ad abrogare parzialmente l’art.579 c.p.,ovvero la punibilità dell’omicidio del consenziente, ma a mantenerla nel caso in cui il fatto sia commesso contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minore di diciotto anni.
La raccolta delle 500.000 firme necessarie per indire il referendum partirà il 30 Giugno ed avrà termine il 30 Settembre; 3 mesi per riuscire a dare la parola agli italiani.
Nonostante molte resistenze da un certo mondo politico e associazionistico, dati di SWG del 2019 ci dicono che solo l’8% degli italiani si dichiara contrario ad una legge in tal senso. Quel che è certo è che tra qualche mese forse riusciremo ad esprimerci su un tema così intimo e delicato, su un tema che spesso ci ha fatto riflettere di fronte alle sofferenze di un nostro caro.