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Chissà cosa ne pensa di questi ricorsi, trascrizioni di atti di nascite poi annullate e possibili sanatorie, quella bambina con due mamme che conobbi alcuni mesi fa; perché in questa storia della genitorialità per coppie omosessuali e pratiche sospese, manca la loro: la voce dei bambini.
Mentre l’identità sessuale dei genitori viene ripetutamente evidenziata, sullo sfondo scompaiono progressivamente i bambini; la discussione è perlopiù incentrata nel definire i canoni della genitorialità, invece che chiedersi cosa sia meglio per quei bambini che da anni vivono con due papà e due mamme, e con loro sono cresciuti.
La bambina che incontrai tempo fa non aveva bisogno di alcuna spiegazione in merito alla sua famiglia, per lei il suo contesto famigliare non era definibile in modo diverso da quella dell’altro bambino presente avente una mamma ed un papà; quelle erano le loro famiglie punto e basta.
E forse proprio dalla prospettiva del bambino, del figlio, bisognerebbe partire quando si cerca di valutare questi casi, perché a guardare questo quadro da fuori e mettendo sullo stesso piano minori e adulti, mi viene da pensare che questa è più una questione tra adulti, di adulti con opinioni partitiche e idee diverse, in quanto per quei bambini questo problema non si pone.
Il caso “Padova”: 33 famiglie omogenitoriali in sospeso
Recentemente a far discutere sono stati i casi di Padova e Milano. Nella provincia padovana, ad esempio, la Procura ha impugnato 33 atti di nascita che vedono riconosciuti ai figli di coppie omogenitoriali pari diritti degli altri. Dal 2017 il sindaco di Padova, Sergio Giordani, ha trascritto all’anagrafe bambini nati con la fecondazione eterologa, pratica che, stando alla legge 40 del 2004, in Italia per partner dello stesso sesso non è consentita. Ovviamente la decisione della Procura ha sollevato non poche polemiche e preoccupazioni soprattutto, ma non solo, tra le cosiddette famiglie arcobaleno, perché comporterebbe uno stravolgimento nella routine di queste famiglie e, di conseguenza, un possibile trauma per i loro figli.
Ad esempio, se il ricorso della Procura dovesse essere accolto, il bambino della coppia omogenitoriale potrà essere prelevato a scuola solo dal genitore biologico, e questo varrebbe anche per l’assistenza medica, il colloquio con i maestri, i congedi…nei casi invece il bambino abbia assunto il cognome del genitore non biologico sarà costretto a cambiarlo; insomma la vita di queste famiglie verrebbe stravolta. Proprio per questo il 23 giugno davanti al Tribunale di Padova in segno di protesta è avvenuto un sit-in promosso dall’associazione Famiglie Arcobaleno, a cui hanno aderito Coalizione civica, Verdi-Sinistra, Pd, i socialisti e comitati e associazioni, tra cui quelle studentesche di Udu e Rete degli studenti medi, Arcigay e l’Anpi.
L’immagine simbolo di questa iniziativa sono stati 33 bambolotti stesi uno accanto all’altro.
Altra vicenda è quella di Milano, in cui il Tribunale di Milano ha annullato la trascrizione dell’atto di nascita del figlio di una coppia di uomini nato con la maternità surrogata, ma al contempo non ha accolto 3 ricorsi della Procura di Milano che chiedeva l’annullamento della trascrizione dei riconoscimenti dei figli di tre coppie di donne con figli nati all’estero con procreazione assistita.
Maternità surrogata e la decisione della Corte di Strasburgo
Negli stessi giorni inoltre a far discutere è stata anche la sentenza della Corte di Strasburgo che ha dichiarato inammissibile i ricorsi di coppie omogenitoriali che chiedevano di condannare l’Italia perché non permetteva di trascrivere all’anagrafe gli atti di nascita di bambini nati usufruendo di maternità surrogata, legalmente riconosciuta nel paese estero dov’era nato il bambino. Una posizione che, i giudici di Strasburgo, hanno motivato asserendo che l’opzione dell’adozione era sufficiente per garantire i diritti di questi bambini, e che quindi non si scontrava con un’impossibilità generale e assoluta.
Una decisione che ha ricevuto il plauso della ministra alla Famiglia, alla Natalità e alle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, che ha espresso la volontà di avviare una sanatoria per i figli all’interno di coppie omosessuali già in Italia, e che ovviamente ha sollevato non poche polemiche.