Firoza e Fariba, la storia delle due attiviste afghane

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Firoza e Fariba, la storia delle due attiviste afghane

Le due paladine dei diritti delle donne in Afghanistan sono state costrette dai Talebani a scappare. Con l’aiuto di alcune persone sono finalmente riuscite a mettersi in salvo in Italia. Ecco la loro storia

La storia di Firoza e Fariba

Una drammatica storia di diritti delle donne e di lotta per la difesa degli stessi è stata seguita per oltre un anno da un giornalista italiano, Pierangelo Maurizio, in passato inviato del Tg5 in Afghanistan. Protagoniste sono due donne afgane: Firoza e Fariba.

La vicenda, raccontata dal telegiornale di Mediaset proprio nei giorni scorsi, risale al settembre 2021, quando, dopo il ritiro delle truppe Usa da Kabul, i Talebani si sono nuovamente impadroniti del Paese. E sono tornati ad imporre le loro regole, durissime, che non lasciano spazio alle donne e in generale alla tutela dei loro diritti. 

La fuga in Pakistan

Firoza, attivista per i diritti delle donne con la sua associazione “Women economy, social e sport development”, si è così dovuta nascondere,  essendo ricercata e perseguitata dai Talebani: prima ha trovato riparo in un orfanotrofio, poi è  riuscita a fuggire in Pakistan con una sua amica, Fariba, scappata insieme con i suoi tre figli. 

La fuga per lasciare l’Afghanistan non è stata semplice e le operazioni per passare il confine sono durate diversi giorni: alla fine, sfruttando il passaggio in un piccolo villaggio di confine, crocevia di molti traffici clandestini (oppio, armi, ecc.), le due donne aiutate da trafficanti locali sono riuscite a uscire dal loro Paese. 

Da Islamabad in Italia

Una volta giunte a Islamabad (capitale del Pakistan), le due donne hanno dovuto vivere un ulteriore calvario: essendo prive di documenti hanno vissuto da clandestine nel tentativo di individuare una destinazione sicura e completare la loro fuga. Tra i vari tentativi quello di imbarcarsi su un volo verso l’Italia. Il viaggio è sfumato due volte in un anno a causa delle complicazioni burocratiche e della mancanza di documenti. L’impasse è stata superata grazie all’intervento dell’ambasciatore italiano in Pakistan, Andreas Ferrarese. Di concerto con la Caritas, la diplomazia italiana ha fornito alle due donne e ai tre bambini un lasciapassare per uscire dal Pakistan e trovare un alloggio sicuro a Udine. La Confartigianato locale adesso sta già sviluppando alcuni progetti per integrare le due donne nel circuito produttivo e occupazione. 

La storie di due donne

Il calvario di Firoza e Fariba, come detto, è stato seguito in prima persona dal giornalista Pierangelo Maurizio che, insieme alla Caritas di Udine, ha contribuito dall’Italia a creare il “corridoio umanitario” necessario a far uscire le due donne dall’inferno afgano. Ad aiutare Firoza, che per anni ha operato in Afghanistan per migliorare la condizione delle donne attraverso la diffusione della cultura e della pratica sportiva, è stata soprattutto un militare italiano, il Maggiore Erika Monticone, ufficiale della riserva selezionata dell’Esercito italiano. Nel 2015 dell’attività di Firoza e della sua associazione si era interessato il Tg1, che realizzò uno speciale (titolo “La forma dell’acqua”) a cura di Amedeo Ricucci

Erika e Firoza

Il servizio del Tg1 mostrava che a seguire sul campo ed in prima persona le iniziative di Firoza era proprio Erika Monticone con il suo ruolo di “Gender Advisor Comando NATO”. Il Gender Advisor è una moderna figura professionale istituita dalla Nato per supportare le forze armate nella tutela delle pari opportunità. 

Molte ragazze afgane, grazie all’associazione di Firoza, hanno iniziato a giocare a pallavolo.

Il ritorno dei Talebani purtroppo ha azzerato molti importantissimi processi di emancipazione delle donne ed ha riportato le stesse a subire discriminazioni e violenze di ogni genere. Firoza solo grazie al sostegno dell’Italia è riuscita a salvarsi. 

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