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Il visore killer che a partita persa ti uccide, facendo esplodere la testa del giocatore
Desiderereste trasformare il gioco in realtà? Grazie alla tecnologia della realtà virtuale e agli stimoli sensoriali che essa produce, la dimensione ludica ha assunto un valore esperienziale che oltrepassa la finzione; fino a questo momento però nulla di quello che viene compiuto all’interno della VR ha avuto conseguenze drastiche o irreparabili nella vita reale. La tecnologia che sto per illustrarvi, al contrario, va ben oltre questo livello, perché quello che succede all’interno del gioco può avere conseguenze fatali e irreversibili nella realtà. Sto parlando del visore progettato per esplodere nell’istante in cui il giocatore perde: morendo nel videogioco il player viene ucciso anche nella realtà.
Assurdo vero?
Che la tecnologia si stia spingendo un po’ troppo oltre i propri limiti ormai è evidente, basti pensare alle challange di TikTok o agli avatar dei defunti, ma nel caso del visore killer si sta sconfinando in qualcosa di diverso: morire perché si è perso in un videogioco è entrare con prepotenza nella sfera del significato della vita, della morte, e del proprio destino.
A scanso di equivoci va precisato che il creatore del visore, Palmer Luckey, ha asserito che questa sua creazione è solo una provocazione; il 6 novembre scrisse nel suo blog: «If you die in the game, you die in real life». «L’idea di legare la tua vita reale al tuo avatar virtuale mi ha sempre affascinato: alzi immediatamente la posta in gioco al massimo livello e costringi le persone a ripensare radicalmente al modo in cui interagiscono con il mondo virtuale e con i giocatori al suo interno». E ancora: «Solo la minaccia di gravi conseguenze può far sembrare un gioco reale».
Dopo questa intro piuttosto provocatoria, Palmer Luckey ammette di non aver mai provato il visore perché non ancora completamente definito e perfezionato nelle sue prestazioni, proprio per questo il visore va inteso come «un’opera d’arte da ufficio, un promemoria stimolante di strade inesplorate nel design del gioco».
Ok, il fatto è, tuttavia, che opera d’arte o meno questo oggetto ora esiste e, seppur non in commercio, potrebbe aprire la strada ad altre creazioni con il medesimo meccanismo e intento, di conseguenza non è escluso che in un futuro prossimo si giunga ad associare la propria morte con la fine di un gioco.
Come funziona il visore
Il meccanismo è semplice. Il visore è un Meta Quest Pro dotato di un sensore fotografico e tre capsule modulari esplosive posizionate sopra lo schermo, nella parte anteriore del cervello, che verrebbero attivate alla comparsa della scritta “game over”, facendo esplodere letteralmente la testa del giocatore. Ma Luckey non si ferma qui e ha confessato di aver in programma un meccanismo anti-manomissione che renderà impossibile rimuovere o distruggere l’apparecchio.
Nella sperimentazione di Luckey i giocatori che non riuscirebbero a uscire dalla prigione (dungeon) e superare i 100 piani per fuggire, a missione fallita, morirebbero. La realizzazione di questo visore è stata ispirata dalla serie di romanzi e anime Sword Art Online di Akihiko Kayaba, che si servono del casco NerveGear, un casco particolare che stimola i cinque sensi dell’utente attraverso il cervello, nel prototipo di Palmer Luckey però le conseguenze di una partita persa sarebbero irreversibili.
Chi è Palmer Luckey: l’inventore del visore
Palmer Freeman Luckey, fondatore di Oculus e sviluppatore del casco Oculus Rift VR, è un imprenditore americano tra più ricchi d’America al sotto dei 40 anni. La sua carriera incomincia molto presto, all’età di 16 anni infatti progetta i suoi primi visori, ma la fortuna arriva nel 2014 quando per 2 miliardi di dollari Mark Zuckerberg compera Oculus per l’avvio di Meta.
Ma Luckey non si occupa soltanto di VR, egli è anche il fondatore della tecnologia di difesa Anduril Industries, che offre servizi di armi e difesa, orientata nello sviluppare tecnologia anti-drone, munizioni vaganti. Non sorprende quindi che il comando delle operazioni speciali degli Stati Uniti abbia scelto Anduril Industries, con sede in California, per guidare il suo lavoro di integrazione dei sistemi contro i droni in un accordo dal valore di 1 miliardo di dollari. A differenza di questi progetti speriamo che il suo visore rimanga una “provocazione” da laboratorio, e tra qualche anno scopriremo se questa distopia è diventata realtà.