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Gas, come si misura e come viene distribuito fino nelle nostre case: un breve vademecum per seguire meglio anche l’acceso dibattito sul caro bollette.
Non si parla d’altro ormai. La crisi energetica e il caro-bollette hanno monopolizzato il dibattito pubblico e la campagna elettorale in corso, facendo passare in secondo piano ogni altro argomento. Noi avevamo iniziato ad occuparcene già lo scorso autunno, quando i prezzi dei carburanti facevano registrare impennate fuori dall’ordinario. Negli scorsi mesi, poi, avevamo provato a spiegare la proposta italiana del price-capal costo del gas, che ironia della sorte, proprio nei giorni in cui i capi dei nostri partiti politici hanno deciso di far cadere il Governo, stava convincendo anche le più ostinate cancellerie europee come soluzione percorribile ed efficace. Ma tant’è, questo è un altro capitolo.
Oggi vogliamo staccarci un po’ dalla stretta attualità e offrirvi un focus, semplificato e quanto più chiaro possibile, per fissare alcuni concetti fondamentali utili ad orientarsi nel frenetico dibattito in corso. Sentiamo parlare da diversi giorni di prezzo del gas alle stelle e di megawattora. Di come si forma il prezzo del gas e dalla famigerata “borsa di Amsterdam” ci occuperemo in un altro approfondimento.
Come si misura il gas?
Oggi partiamo invece dalle domande più banali. Come si misura il gas? Il gas naturale si misura in metri cubi (mc). La quantità di gas che occupa il volume di un metro cubo dipende dalla pressione e dalla temperatura in cui si trova. Un metro cubo di combustibile contiene una certa quantità di energia, definita potere calorifico, ovvero l’energia generabile con quel volume.
In Italia, per convenzione, si utilizza lo “standard metro cubo” (Smc), ad una determinata pressione e temperatura, che non stiamo qui a specificarvi per evitare di mettere sul fuoco troppi numeri e unità di misura. Tuttavia, è più comune incontrare il prezzo del gas metano in euro al chilowattora oppure euro al megawattora, che corrispondono a 1.000 kWh. Fatte queste premesse, uno standard metro cubo di gas metano (Smc) corrisponde a 10,69 kWh.
Ma, come arriva il gas nelle nostre case o alle nostre aziende?
La filiera del gas è abbastanza complessa e coinvolge molteplici parti.
Prima della liberalizzazione del 2003 è stata caratterizzata dal monopolio di Eni. Da quel momento in poi, i clienti possono scegliere il fornitore del gas che più si addice alle proprie esigenze, confrontando prezzi e servizi offerti dalle diverse società di vendita. Le società distributrici, compresa Eni, hanno distinto l’attività di distribuzione da quella di vendita, affidando ciascuna attività ad un operatore diverso. Ma, prima di arrivare, alle nostre case e sulle nostre bollette, ci sono altre fasi che è interessante conoscere.
La prima, banalmente, è quella dell’estrazione. Il gas estratto dal sottosuolo italiano copre appena il 10% del fabbisogno annuale. Pertanto, per garantire la copertura a tutti i consumatori l’Italia lo importa da altri Paesi, in particolare dalla Russia, dall’Algeria, dall’Azerbajan. Le modalità di trasporto del gas, sono due: la prima si realizza attraverso gasdotti, in cui il metano viene trasportato allo stato gassoso e ad alta pressione; la seconda avviene via nave, con le cosiddette metaniere che trasportano il metano allo stato liquido, come GNL (Gas Naturale Liquefatto).
I gasdotti si collegano alla rete di distribuzione nazionale in sette punti localizzati in varie parti di Italia. Allo stesso modo le aree di accesso del GNL sono localizzate in punti specifici, ovvero laddove sono presenti le infrastrutture necessarie a riportare la materia allo stato gassoso tramite processi di rigassificazione e, successivamente, immesso nella rete di trasporto nazionale.
Come funzionano i gasdotti
Sul territorio italiano i gasdotti sono distinti in basa alla tipologia di trasporto, delle percorrenze e delle connessioni alla rete. Da quello principale di importazione si diramano i condotti di trasporto primario e secondario e, infine, quelli di trasporto locale e gli allacciamenti. Nella prima fase il gas viene trasportato ad elevata pressione e immesso nelle cosiddette aree di disponibilità, laddove si procede con lo stoccaggio o con l’immissione nelle reti secondarie e locali. Gran parte del metano, infatti, è importante ricordarlo, viene destinato allo stoccaggio, di cui tanto abbiamo sentito parlare in questi mesi. Si tratta di vere e proprie scorte di gas naturale che consentono la gestione dei picchi di domanda sul mercato e la pronta risposta in caso di emergenza. Il passaggio dalla rete primaria a quella secondaria e poi a quella locale è caratterizzato da una riduzione della pressione del gas, anche di settanta volte.
La rete di distribuzione del gas
L’intera rete di distribuzione italiana supera i 30mila chilometri di lunghezza, sebbene ci siano tuttora, delle aree e dei Comuni ancora sprovvisti. La rete nazionale è gestita da Snam (Società Nazionale Metanodotti), una società per azioni, controllata per la maggiore da Cassa Depositi & Prestiti e da investitori istituzionali, una vera e propria eccellenza internazionale nel proprio settore. A differenza della rete nazionale, per la quale nonostante il mercato libero si continua ad avere un unico gestore, nel caso della distribuzione locale assistiamo a svariate società che offrono il servizio, la cui concessione avviene per mezzo di gara pubblica e regolata da un contratto di servizio.
Sperando di esservi stati d’aiuto, torneremo presto ad approfondire altri punti di questo mondo così complesso e determinante per gli anni a venire.